LA GUERRA DI MARIO
Il piccolo Mario, vittima di maltrattamenti familiari, viene affidato dal tribunale a una coppia non sposata della borghesia intellettuale napoletana. L’inserimento nella nuova famiglia non va come previsto: Giulia ricopre Mario di un amore generoso, ma privo di regole; Sandro non riesce a entrare in rapporto con lui, e finisce per allontanarsi anche da Giulia; Mario si chiude in un mondo inaccessibile, fatto di ricordi, immaginazione e durezze.
Valori Educativi
Grande merito dell’autore è aver affrontato il tema dell’adozione, anche se sembra che propenda più per un amore senza regole, più che verso un impegno educativo
Pubblico
14+Una scena sensuale, linguaggio volgare
Giudizio Artistico
Ottima interpretazione di Valeria Golino. Capuano, con uno stile scabro, che concede poco al patetismo a alla lacrima facile e una sceneggiatura molto attenta alle parole, sa affrontare un difficile problema con una difficile soluzione
Cast & Crew
Regia
Antonio Capuano
Sceneggiatura
Antonio Capuano
Our Review
Sono molte le provocazioni messe a fuoco da questa storia di un affido familiare non riuscito, ambientata in una Napoli poco conciliante, divisa tra i bassifondi degradati di Ponticelli e le panoramiche mozzafiato di Posillipo, che invano si sforzano di stabilire un dialogo.
Ma al centro della riflessione di Capuano non c’è tanto un atto di accusa contro la società e la sua divisione in caste, così estrema ed evidente in una città come Napoli: c’è piuttosto un viaggio, più profondo e radicale, nel concetto stesso di accoglienza. Cosa significa accogliere? Come si può aprirsi veramente all’altro, procurargli quello di cui ha bisogno?
“Come farà a essere felice?” È questa la domanda che accompagna il bel personaggio di Giulia, splendidamente interpretato da una intensa Valeria Golino. Giulia è benestante, colta, bella, in più ha anche un grande cuore, e con Mario ha davvero voglia di mettersi in gioco, senza riserve. Eppure tutto questo non basterà. Non solo perché le assistenti sociali e la psicologa, con i loro scrupoli giusti ma un po’ “burocratici”, cercano di dare delle regole alla impulsiva permissività del suo amore. Non solo perché Sandro, il suo compagno, nonostante tutta la buona volontà, non riesce a entrare in rapporto con Mario, che lo tiene fuori dal suo mondo, allontanandolo a poco a poco anche da Giulia. Non solo perché Mario non è semplicemente la somma dei suoi problemi. Non solo perché Giulia commette un errore nel tentativo utopico di mantenere i rapporti con la famiglia di origine, una coppia che vive nello sfacelo, prima umano che sociale.
A ben vedere, il vero errore di Giulia – e di Capuano, che tifa chiaramente per lei nel “braccio di ferro” con le assistenti sociali – è quello di pensare che “Mario non vuole essere educato, vuole essere accolto”.
Il punto è che accoglienza ed educazione sono due facce della stessa realtà: non educhi se non accogli, ma non accogli veramente se non educhi. Perché M
Infatti, anche se nel film suona come una palese “ingiustizia” (almeno come contraccolpo emotivo), la considerazione finale delle assistenti sociali, e cioè che Mario abbia bisogno di una famiglia unita, con un padre e una madre regolarmente sposati, non è affatto inadeguata.
Ma resta profondamente vera anche l’intuizione iniziale di Giulia, e cioè che se per prima cosa non si accoglie, non si potrà mai entrare in contatto con l’altro. Infatti Sandro, ancora troppo poco disposto a “rischiare”, rimane tagliato fuori dal misterioso, imperfetto eppure forte, reale, commovente legame creatosi tra Mario e la sua madre temporanea, che a poco a poco, dopo aver tanto aspettato, si sente finalmente chiamare “mamma”.
Giulia, che con Mario ha conosciuto la “gioia della responsabilità”, ma ha scoperto anche la sua manchevolezza, si troverà infine di fronte a una maternità naturale, del tutto imprevista. E solo allora si renderà conto di quanto, a sua volta, le sia mancato un esempio positivo a cui guardare. Di quanto sia dura crescere un bambino, se per primi si è stati abbandonati. Di come essere soli renda il compito educativo ancora più difficile.
Con uno stile scabro, che concede poco al patetismo a alla lacrima facile, e una sceneggiatura molto attenta alle parole, Capuano ci mette di fronte ad alcuni nodi fondamentali della nostra esperienza e della nostra società: la maternità, l’accoglienza, l’educazione, la necessità di avere qualcuno da cui imparare tutto questo. La chiave è problematica, non ci sono risposte chiare, anche perché la storia lascia irrisolti alcuni fondamentali punti interrogativi, non spiegandoci i motivi per cui hanno ragione o sbagliano Giulia e gli assistenti sociali. L’impressione finale, comunque, è che il film sia sbilanciato verso un elogio dell’amore senza regole, che tuttavia non può essere una vera risposta al problema educativo. Resta il merito di aver affrontato l’argomento, e con grande radicalità. Di questi tempi non è poco.
Autore: Chiara Toffoletto
Details of Movie
Titolo Originale | LA GUERRA DI MARIO |
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Paese | Italia |
Etichetta | FamilyVerde |
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