LA DAMIGELLA D’ONORE

Siamo a Nantes; in un quartiere piccolo-borghese vivono  sotto lo stesso tetto Christine (Aurore Clement) e i suoi  tre figli ormai grandi: Philippe (Benoit Magimel), serio e posato, che lavora in un'impresa edile; la figlia maggiore che sta per sposarsi e la minore, adolescente irrequieta e ribelle. Philippe non pensa molto alle ragazze ma nel giorno del matrimonio di sua sorella incontra Senta (Laura Smet) e fra loro nasce una relazione fatale, incontrollata, che può portare a conseguenze imprevedibili...

Valori Educativi



L’eroe positivo non riesce a sottrarsi alle spirali di una relazione esclusiva e distruttiva che lo vuol far allontanare dai suoi affetti e dalle sue responsabilità

Pubblico

18+

Una storia di passione travolgente, desiderosa di non porsi limiti. Un incontro sessuale esplicito. Un nudo femminile.

Giudizio Artistico



Ottima interpretazione dei protagonisti. Chabrol ricostruisce con maestria la vita e i comportamenti della provincia francese ma la storia finisce per diluirsi troppo in attesa del colpo di scena finale

Cast & Crew

Our Review

La prima sequenza del film  è una soggettiva da un'auto che attraversa le strade di un quartiere residenziale con tante villette tutte uguali, non lussuose ma dignitose. Si tratta, come è successo in quasi tutti i film di Chabrol, dell'invito del regista a entrare con lui in una anonima cittadina della provincia francese  (siamo a Nantes)  ed a partecipare alla vita collettiva e personale di una famiglia composta da una madre rimasta sola e da tre figli ormai grandi. Chabrol si attarda con affetto a presentarci i rituali familiari: la madre che si preoccupa quando i figli tornano la sera a casa troppo tardi, le loro prime colazioni (l'unico momento in cui  possono ritrovarsi tutti insieme e scambiare pettegolezzi sui vicini), le lamentele sui soldi che mancano (è Philippe che lavorando, è l'unico a poter  imprestare soldi ora alla sorella minore, ora alla sua stessa  madre).
Poi, di colpo, arriva l'imprevisto, la diversità impersonata da Senta (Laura Smet) incontrata al matrimonio della sorella. Ragazza solitaria e asociale (vive nel sottoscala di una villa in completo stato di abbandono) è lei che decide che Philippe è il grande amore  che ha sempre sognato; entrata  in casa sua in un momento in cui si trova solo e lo trascina subito a letto.

Inizia un rapporto esclusivo e totalizzante che  Philippe cerca di riportare (ma con forze sempre  più flebili) alla ragione:  lei vorrebbe che passassero tutto il giorno insieme ma lui cerca ancora, affannosamente, di confermare i suoi  appuntamenti di lavoro. Phlippe ha ben poco da raccontare della sua vita grigia e sempre uguale, mentre lei può vantare una vita intensa quanto dissoluta  (non si sa fino a che punto è vera o frutto di una fantasia malata) . Senta  prospetta una visione "supereroica" della vita  ("con me ti staccherai dalle meschinità dell'esistenza, noi siamo esseri eccezionali") e gli propone di attuare  un omicidio gratuito, come pegno di amore (siamo al nichilismo de "Il forestiero" di Camus).
 Philippe cerca di frenare questa discesa a precipizio verso il lato irrazionale della loro passione, di ricomporre il conflitto fra  amore e normalità. Lui si salva perché in fondo ama le sue responsabilità e non non cerca di eluderle  (sa che deve svolgere la funzione di padre  nei confronti della sorella minore, ha il piacere di lavorare bene e di venir  apprezzato per quello che fa) e quando chiede a Santa di sposarlo, appare quasi ridicolo, tanto sono distanti le loro posizioni.
Non a caso vi abbiamo parlato poco della componente gialla del film, non solo per evitare di rivelare qualcosa del finale, ma perché ci sembra  un semplice additivo utile solo a rendere più interessante il racconto,  teso sopratutto a parlarci dell'incontro/scontro fra i due personaggi e delle mutazioni dei loro animi.

Chabrol è sempre una garanzia di prodotto ben curato: ottimi gli attori, perfetta l'ambientazione provinciale e familiare, quel modo tutto suo di far scaturire dalla banalità il dramma  senza mai scadere nel melodramma gotico, anzi facendo risaltare l'anormalità proprio dai colori tenui del sottofondo  (Hitchcock, di cui lui è grande ammiratore,  è sempre dietro l'angolo).
La costruzione sembra però avere dei limiti (ripetitiva la parte centrale dove si sviluppa  l'amour fou fra i due protagonisti): ci vengono presentati due mondi contrapposti fra i quali non si determina mai  un vero pericolo di commistione e questa scelta mina la drammaturgia del racconto.
La scoperta inoltre dell'origine patologica del male che ci viene presentato finisce  per banalizzare e far perdere di mordente l'attesa verso una sorpresa  finale.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale La demoiselle d'honneur
Paese Francia/Germania
Etichetta
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