L’ ULTIMO INQUISITORE

Milos Forman riprende a narrarci storie ambientate nel settecento, a lui così congeniale (Amadeus, Valmont). Lo fa per trasmetterci tutto il suo odio  verso  quei governi o istituzioni che instaurano delle dittature ideologiche, tutte quelle che ritengono di avere la verità dalla loro parte e opprimono coloro che la pensano diversamente.  In questo film i suoi bersagli sono l'Inquisizione spagnola e le truppe napoleoniche che impongono i loro ideali "libertari".

Valori Educativi



La critica dell’autore alle dittature ideologiche è così grossolana da sfociare nel qualunquismo

Pubblico

18+

Per la necessità di disporre di buone conoscenze storiche necessarie per smascherare le grossolanità dell’autore. Alcune scene di violenza delle truppe. La protagonista in un nudo di profilo

Giudizio Artistico



Feuilleton pasticciato che fa rimpiangere Victor Hugo. Bella fotografia e una messa in scena ispirata ai quadri del Goya

Cast & Crew

Our Review

L’autore  affronta questo tema, molto interessante di per sè, senza curarsi della realtà storica ma liquidando i suoi avversari con quella che potrebbe apparire una satira sferzante ed è invece un metodo sbrigativo e superficiale di passare sopra la complessità della storia e la profondità dell’animo umano.

Se voleva parlar male dell’Inquisizione spagnola non ha fatto un buon servizio alla sua causa, mettendo in scena la storia di una ragazza che viene accusata di eresia e imprigionata  per esser stata vista in una locanda mentre si rifiutava di mangiare un cosciotto di maiale che le veniva offerto. Alla giovane il maiale semplicemente non piaceva ma il  suo atteggiamento  è sufficiente per venir sospettata di  essere ebrea, sottoposta alla tortura della corda e infine imprigionata. Se voleva parlare del fanatismo insito nei nuovi “missionari” della rivoluzione francese, non ha portato acqua alla sua causa mostrando un ufficiale napoleonico che entra a cavallo in chiesa e spara a un chierico semplicemente per gli da fastidio con le sue litanie. Il margine fra la satira e il qualunquismo, quando temi importanti sono trattati così sbrigativamente, è molto labile.
a maggior parte dei critici hanno osservato come Milos Forman (un regista ceco poi emigrato negli Stati Uniti) ci racconta dei regimi del passato per parlare delle dittature del ‘900 e in particolare di quello comunista, da lui vissuto in prima persona. Proprio nello stesso periodo in cui L’ultimo inquisitore viene proiettato nelle sale, è possibile andare a vedere Le vite degli altri che tratta proprio del modo con cui il regime comunista della Germania dell’Est stendeva il suo controllo inquisitore  su tutta la popolazione. Il contrasto non poteva essere più stridente. Il regista Henckel von Donnersmarck si è accuratamente documentato e nonostante il suo stile sobrio e senza forzature ad effetto ha realizzato  un documento accusatorio tanto più efficace quanto verosimile.

Lo stesso personaggio centrale, Lorenzo Casamares, è un tale concentrato di malvagità e ipocrisia (prima fanatico Inquisitore, poi altrettanto inflessibile accusatore dei nemici della rivoluzione francese, infine lussurioso violentatore di donne incarcerate) da risultare solo un simbolo astratto  e non  un personaggio reale nonostante gli sforzi dell’attore Javier Bardem.
Francisco Goya (personaggio secondario in questa storia), che dovrebbe essere il suo contraltare positivo, pacifico e pieno di umanità verso chi viene oppresso, passa indenne attraverso tutte le rivoluzioni e controrivoluzioni continuando a ritrarre i potenti del momento e risulta piuttosto   un opportunista che cerca di sopravvivere in tutte le stagioni

La storia ha lo sviluppo tipico del feuilleton ottocentesco (lunghe detenzioni in squallide prigioni, la ricerca di una figlia che è stata separata dalla madre appena nata,  l’attraversamento di guerre e saccheggi…) ma Jean-Claude Carrière non è Victor Hugo e la storia appare così pasticciata da perdere la sua vis emotiva.

Resta da citare, fra gli elementi positivi, l’omaggio alla pittura di Goya, che attraversa tutto il film: la scelta di un colore brillante, che ricorda la sua pittura ad olio, certe scene di saccheggio delle truppe francesi, ispirate direttamente ai suoi quadri; il dettaglio della sua vita di pittore di corte e i suoi problemi per compiacere la coppia reale; infine il dettaglio di come nella sua bottega venivano preparate le  famose acqueforti.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Goya's Ghosts
Paese Francia/Gran Bretagna Rep. Ceca Spagna USA
Etichetta
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