I PADRONI DELLA NOTTE
New York 1988. La famiglia Grusinsky, di origine polacca, si onora di servire nella polizia distrettuale da due generazioni: il padre Burt e il figlio Joseph. Ma ogni famiglia ha la sua pecora nera e Bobby, il fratello maggiore, preferisce fare un diverso tipo di carriera, gestendo un locale notturno, giocando d'azzardo. Un giorno le cose cambiano: suo fratello, reo di cercare di scardinare i traffici illeciti della mafia russa, viene gravemente ferito e Bobby decide di collaborare...
James Gray
James Gray
Valori Educativi
Il film sembra essere una edificante replica del racconto del figliol prodigo ma poi cede nel finale al gusto dell’odio e della vendetta personale
Pubblico
18+Una audace scena iniziale di rapporti intimi. Scene di violenza e ferite con molto sangue. Uso di cocaina
Giudizio Artistico
L'autore sa dirigere gli attori (ottimo R. Duvall) e ha un chiaro talento visivo nelle scene di azione
Cast & Crew
Regia
James Gray
Sceneggiatura
James Gray
Our Review
"NYPD – We own the night" è il motto che appariva sul distintivo dei poliziotti del dipartimento di New York nel 1988, anno in cui è ambientato il film. E' un possesso, una padronanza di quell'ambiente infido in cui i malviventi si muovono a loro agio ma che con pari orgoglio i poliziotti dichiarano di dominare. E' un orgoglio che appare vistosamente nelle divise tirate a lucido e nei distintivi che fregiano i petti di Burt Grusinky padre e di Joseph figlio, uno ispettore capo, l'altro capitano appena eletto, festeggiati dalla comunità polacca a cui appartengono. Sono queste le prime inquadrature del film, che da subito tradiscono la vocazione di James Gray (al suo terzo film, dopo Little Odessa – 1994 e The Yards – 2000.) per i toni epici. La struttura del racconto che si va delineando è ugualmente biblica nella sua semplicità (il contrasto fra due fratelli, uno – Joseph – poliziotto e l'altro – Bobby – gestore di locali notturni e sniffatore incallito) e non tarderà a raggiungere la prevedibile catarsi: la morte del padre porterà al rinsavimento del figliol prodigo che indosserà la stessa divisa per portare a compimento una impietosa vendetta.
I personaggi sono ben delineati e ad ogni punto di snodo della tragedia i protagonisti (tutti molto "maschi": Eva Mendes fa poco più che bella presenza come attrazione nel locale notturno gestito da Bobby) c'è una sequenza di riflessione che consente loro di confidarsi, di confrontarsi nel turbinio di sensazioni forti innescate dalla storia.
Nei momenti in cui il padre (un granitico Duvall) e i due fratelli si riuniscono tra di loro per decidere sul da farsi, si percepisce tutta l'intesa profonda e la forza che riesce a sprigionare una compagine resa coesa da legami di sangue: è il secondo, forte, tema che ci vuole trasmettere l'autore.
Si tratta di un film poliziesco e come tale è ben fatto: è indubbio il talento visivo dell'autore nella eccezionale sequenza della fuga in macchina per sfuggire dai killer sotto una pioggia incessante o la tensione carica di sospetto che si respira nel covo degli spacciatori, quando sappiamo che Bobby è lì con un microfono nascosto per cercare di smascherarli.
La sequenza iniziale (alcune foto bianco e nero selezionate dall'album del Distretto di Polizia, con un vintage da anni '80) tradisce quello che è il pregio ma al contempo il difetto del regista: la sua operazione nostalgia, il suo rifarsi a un tempo che ormai è stato stilizzato attraverso il filtro dei tanti autori polizieschi dell'epoca, da William Friedkin a John Frankenheimer. I suoi personaggi non hanno una risonanza universale ma sono lì strumentalmente a creare un mood, un profumo d'epoca.
Non si può inoltre trascurare la notevole ambiguità etica della storia: in alcuni momenti sembra prevalere l'apologia degli ideali che animano la polizia (l'ampio spazio lasciato ai festeggiamenti per una promozione, la sfilata in alta uniforme in occasione di un funerale, la cerimonia di fine corso, i discorsi inneggianti a Dio e alla famiglia) mentre in altri ci sembra di assistere ad un western senza legge, in particolare la scena finale in cui Bobby, ormai in divisa, uccide a sangue freddo il suo odiato ma inerme nemico, senza che questo gli procuri strascichi legali.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | We Own the Night |
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Paese | USA |
Etichetta | Non classificato |
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