COMANDANTE
La storia vera del gesto generoso del comandante di un sommergibile italiano che recupera (a rischio suo e di tutto l’equipaggio), i superstiti di un mercantile che aveva affondato. Il racconto di un nobile gesto che trascende il contingente bellico del momento. Ma lo stile narrativo adottato non è enfatico e neanche realistico: piuttosto esprime la rassegnata attesa di una morte che non può tardare. Su Sky Cinema
Nell’ottobre del 1940 il capitano di corvetta della Regia Marina Salvatore Todaro, dopo aver arringato la sua ciurma, parte da La Spezia per una missione in Atlantico con il sommergibile Cappellini, di recente costruzione, appartenente alla classe Marcello, progettata appositamente per sostenere le onde lunghe dell’oceano. Aveva salutato la moglie Rina che fino all’ultimo aveva sperato che la sua ferita alla spina dorsale (Salvatore era costretto a indossare un busto d’acciaio) lo avrebbero convinto a ritirarsi dal comando. Il sommergibile riesce a superare lo stretto di Gibilterra (un passaggio particolarmente pericoloso che causa la morte di uno dei suoi marinai) e in pieno Atlantico, di notte, incrocia un mercatile che naviga a luci spente. Decide quindi di averlo colpito con i suoi cannoni (ai mercantili di paesi neutrali è vietato navigare in oscuramento totale). La nave affonda e lascia 26 superstiti in balia delle onde. E’ a questo punto che Todaro prende una decisione coraggiosa, che va contro le disposizioni che ha ricevuto (abbandonare i naufraghi al loro destino): rimorchia con il suo sommergibile la scialuppa con i naufraghi a bordo e dopo che anche questa affonda, li prende tutti a bordo senza aver più possibilità di immergersi….
Valori Educativi
Il film manifesta il potere trasformante del bene: il generoso gesto del capitano si propaga anche verso chi in quel momento si trova (o si sta per trovare, come i belgi) sul fronte opposto.
Pubblico
10+Alcune scene di nudo. Una rapida immagine di una profonda ferita. Linguaggio triviale. Presenza di una bestemmia
Giudizio Artistico
Ottima ricostruzione della vita in un sommergibile durante il tempo di guerra. Eccellente interpretazione di Pierfrancesco Favino. Peccato che la sceneggiatura, attraverso le riflessioni dei protagonisti, aggiunga alla storia riflessioni filosofiche che distanziano e raffreddano lo scorrere, molto realistico, degli avvenimenti.
Cast & Crew
Regia
Edoardo De Angelis
Our Review
“Timone a dritta!” Quota periscopio!” “Fuori uno!, Fuori due!” . Per molti anni, nel dopoguerra, i cinema Italiani sono stati inondati di film americani dove i loro sommergibili tiravano giù navi avversarie come fossero birilli e ritornavano alla base con tutti i marinai allineati sul ponte, accompagnati da una musica trionfale mentre, con un ultimo primo piano, si poteva ammirare la bandiera statunitense che sventolava sullo sfondo in un cielo radioso. Un film simile che oggi venisse realizzato in Italia in questo stesso modo sarebbe sicuramente tacciato di fascismo. Hanno fatto molto bene Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi a iniziare a rompere questo pesante pregiudizio e a ricordarci alcune delle tante persone che hanno fatto ciò che era umanamente doveroso fare in quelle difficili circostanze per la propria patria e che sono morti per questo.
Altro aspetto interessante è la costruzione che è stata fatta, in modo finalmente realistico, della vita nei sottomarini di quel tempo (un’operazione simile era stata compiuta dai tedeschi con U-Boot 96 del 1981) . L’intero sottomarino è stato ricostruito in dimensioni reali in 8 mesi a Taranto.
Il film è diviso in tre parti. Nella prima conosciamo il Todaro privato, con la moglie e il suo primo figlio. Le scene sensuali fra i due coniugi che compaiono in questo primo capitolo hanno la funzione di sottolineare sia che il capitano è un uomo come tanti che ama la vita, sia il desiderio della moglie di trattenerlo a sè. Intensa la scena dove lei guarda dal molo, assieme ad altre donne, il sommergibile che parte: “i nostri pensieri accarezzavano questi ragazzi per ultima volta. Io so che non torneranno. Hanno mamme, sorelle, morose che li vedono sparire uno dopo l’altro dentro la pancia di questo pesce di ferro. Quanto spreco di vite in quella bara”.
La seconda parte è dedicata alla vita nel sottomarino Cappellini in zona di guerra. Sono marinai che vivono in pochi metri quadrati, coltivano amicizie ma anche alimentano feroci litigi, salvo poi ricompattarsi quando il rancio viene distribuito dal cuoco napoletano che conosce tutte le ricette delle regioni d’Italia. Ma soprattutto vivono la realtà di una morte che può presentarsi in qualsiasi momento. Quando il sottomarino raggiunge finalmente l’Atlantico, due marinai non fanno più parte dell’equipaggio: sono morti per il loro eroico gesto.
Nella terza parte viene descritto in dettaglio ciò che ha reso famoso il capitano Todaro: “io affondo il ferro ma salvo l’uomo”. E’ questo un modo semplice per raccontare il profondo ideale che lo anima: andare oltre la battaglia, oltre l’ostilità fra i popoli, oltre la giusta prudenza, oltre gli ordini ricevuti, per ribadire che il comune destino che accompagna tutti noi uomini ci deve rendere solidali. Il comandante del mercantile belga, alla fine dell’avventura, confessa a sua volta a Todaro che in effetti, in qualche modo, il loro affondamento era giustificato: stavano trasportando aerei per conto degli inglesi. Di fronte a un gesto che clamorosamente trascendeva la contingenza della guerra, uomini fra uomini, non c’era più posto per la menzogna. Il bene è travolgente, è diffusivo: come potrebbe essere diversamente interpretato il gesto del comandante della squadra navale inglese che aveva iniziato a cannoneggiare il Cappellini ma poi, di fronte al semplice, disarmante messaggio trasmesso di Todaro che chiede il cessate il fuoco per poter portare al sicuro i naufraghi del mercantile belga, pronuncia l’ordine risolutivo: ”cease-fire!”.
Quali sono stati i rapporti di Todaro con il fascismo, con la guerra, qual è stata la preparazione culturale e spirituale che lo ha portato a compiere un gesto simile? Su questi aspetti il film si ferma al non definito. Non si parla mai direttamente di fascismo ma il comportamento di Todaro si pone al di sopra del contingente storico: in diversi momenti, il comandante giustifica il suo agire in base ad altri riferimenti: “siamo marinai!”, “siamo italiani!”. Riguardo poi alla sua formazione ci sono vaghi riferimenti alla mitologia greca (“lo spirito greco protegge e governa il mio destino”), pratica lo Yoga e in alcuni momenti sembra avere forme di preveggenza. Tutte le vicende del film sono come filtrate dalle riflessioni in terza persona di Todaro e la moglie (ma anche di un marinaio che sta per morire eroicamente): un velo trasparente che raffredda le emozioni e aggiunge a tutto il racconto il senso dolente di una morte che arriverà inesorabilmente.
Autore: Franco Olearo
There are no reviews yet.