C’ERA UNA VOLTA A…HOLLYWOOD

2019161 min18+  

Nel 1969 a Los Angeles, Rick Dalton, un attore di serie B della televisione e Cliff Booth, uno stuntman suo amico e assistente, fanno fatica a ritrovare una ricollocazione nell’industria cinematografica che sta cambiando velocemente. Rick finisce per accettare di comparire come “cattivo” nel filone degli “spaghetti western” italiani mentre Cliff non trova più lavoro e nel suo girovagare per LA incontra Pussycat, una giovane ragazza hippie che gli chiede un passaggio fino allo Spahn Ranch, un tempo luogo preferito da Hollywood per le riprese di film western e ora occupato dalla “famiglia” hippie di Charles Manson. Con gli ultimi soldi guadagnati Rick riesce ancora a godersi la sua lussuosa villa a Bel-Air e scopre con piacere che come nuovi vicini di casa sono arrivati Roman Polanski e sua moglie Sharon Tate. Ma siamo arrivati al 9 agosto di quell’anno, quando i seguaci di Charles Manson decidono di assaltare, con pistole e coltelli alcune ville di Bel Air per uccidere tutti..

Una ben realizzata opera di nostalgia da parte di Quentin Tarantino sulla Hollywood di un tempo, un amarcord affettuoso dove mette parzialmente da parte la sua passione per la violenza


Valori Educativi



Ben costruita l’amicizia cameratesca dei due protagonisti ma anche un ritratto giustamente negativo delle comunità hippie, che facevano della libertà sessuale e dell’uso di LSD una bandiera ideologica

Pubblico

18+

Turpiloquio continuo, linguaggio con riferimenti sessuali espliciti, uso di LSD, una scena di violenza efferata alla fine del film,

Giudizio Artistico



Quentin Tarantino è riuscito, con cura maniacale a ricostruire perfettamente gli ambienti e lo spirito della fine degli anni ’60. Non si tratta di una storia che si evolve ma di singole, ben realizzate sequenze con le quali approfondiamo il carattere dei protagonisti

Cast & Crew

Our Review

Questo film non racconta una storia, non ci sono personaggi che si evolvono affrontando problemi o conflitti ma è nei suoi 161 minuti, un unico stato emotivo con venature di malinconia, espressione dell’affetto che il regista Quentin Tarantino mostra nei confronti del mondo scintillante del cinema (ma anche della televisione) della fine degli anni ’60. Un anno in cui tutto cambiò, non solo per quel 9 agosto 1969, quando Sharon Tate fu massacrata dalla setta di Manson ma anche perché fu l’anno in cui uscì Easy Rider, che diede il via alla stagione della Nuova Hollywood, più autoriale, più ribelle, meno legata alle storiche case di distribuzione.  Mentre seguiamo i due protagonisti, siamo invitati a vedere una sorta di documentario sulla Los Angeles degli anni ‘60: ci spostiamo lungo l’Hollywood Boulevard del tempo (ben sei isolati sono stati riscostruiti dalla scenografa), risentiamo molte canzoni famose, vediamo spezzoni di film o serie televisive, un collage di luci al neon di locali famosi e una vera passione per le scarpe, maschili o femminili, spesso riprese in primo piano.

Il film può essere visto con due angolature. Quella del cinefilo, che assapora il gusto di rivedere, interpretati da nuovi attori, Bruce Lee, Steve McQueen; sequenze di serial famosi come Lancer della ABC o  F.B.I. della C.B.S. e poster di film come Romeo e Giulietta di Zeffirelli, Ringo del Nebrasca di Sergio Corbucci (autore molto amato dal regista)  e di Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm dove la vera Sharon Tate aveva recitato. Oppure godersi il film per quello che è secondo lo stile del regista, cioè non una storia compiuta ma singole sequenze dove si  alternano i tre protagonisti: Rick Dalton (Leonardo Di Caprio), Cliff Booth (Brad Pitt) e Sharon Tate (Margot Robbie) che si ritrovano assieme solo nel finale.

Sono proprio queste le parti più affascinanti del film, dove Tarantino con il suo grande senso del cinema, costruisce situazioni di una calma apparente che sta per esplodere. Cliff, arrivato allo Spahn Ranch, cerca di farsi strada con cautela fra hippie sempre più minacciosi oppure quando, sempre Cliff,  si trova disarmato a cercare di scherzare con i componenti della famiglia Manson che lo hanno circondato con la pistola. Più intensa e priva di minacce latenti è quella in cui Rick, che ha perso la fiducia nel suo talento, viene confortato dalla piccola protagonista del film che stanno girando oppure la sequenza dove la Sharon Tate-Margot Robbie, tutta sola, va a cinema per godersi divertita un film dove compare la vera Sharon, una prova di maestria di cinema nel cinema. Occorre riconoscere inoltre che in questo film Tarantino è insolitamente parco di sequenze violente, salvo che nel finale.

Ancora una volta, come sempre nei film di Tarantino, all’uscita dalla sala non ci si ricorda più dei singoli personaggi ma restano impresse alla mente alcune specifiche sequenze e certi dialoghi, costruiti con maestria. Ma soprattutto, in questo caso, non si può dimenticare una ricostruzione impareggiabile, nelle immagini e nello spirito, di quella Los Angeles della fine degli anni ’60.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Once upon a time in...Holywood
Paese USA
Etichetta
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