GIU’ AL NORD
Philippe è un brav'uomo, ama sua moglie e per soddisfare il suo desiderio di trasferirsi nella richiestissima Costa Azzurra (lui è un funzionario delle Poste) non esita a simulare una infermità. Scoperto, viene mandato per punizione a dirigere un ufficio postale nel profondo Nord, a Bergues, vicino a Calais. Per un uomo del sud non c'è niente di peggio: freddo tutto l'anno, abitanti rozzi che parlano uno strano dialetto...
Valori Educativi
Ben risaltato l’amore coniugale anche di fronte a situazioni difficili; la vera amicizia sa prendersi cura anche dei problemi privati dell’altro.
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Una regia non eccezionale sa però posizionare i momenti di comicità al punto giusto. Bravi e simpatici gli attori
Cast & Crew
Produzione
Pathé Renn Productions
Hirsch
Les productions du Chicon
TF1 Films Productions
Regia
Dany Boon
Our Review
Il film si fa amare, nonostante l'apparente semplicità del racconto, per tanti motivi: si ride e si ride di gusto sopratutto nella seconda parte ma senza alcuna volgarità; fa piacere scoprire che la recente rinascita in Italia di una comicità "pulita" come quella di Ale e Franz (Mi fido di te) o Ficarra e Picone (Il 7 e l'8) trovi una sua corrispondenza anche in Francia di origine forse anche più antica (basterebbe ricordare Francis Veber, regista di La cena dei cretini e Una top model nel mio letto). Fa anche molto piacere constatare che il pubblico d'oltralpe apprezza questo tipo di comicità: il film è stato il maggior incasso francese di tutti i tempi.
L'autore si era già fatto conoscere in Italia come attore con il divertente e arguto Il mio migliore amico di Patrice Leconte ed ora ha deciso di sceneggiare e realizzare un film imperniato a prendere in giro la regione dove lui stesso é nato e cresciuto.
Gli affetti familiari sono ben tratteggiati e non banali: Philippe pensa, per trovar pace in famiglia dove sua moglie è perennemente insoddisfatta di dove vive, di mentire continuamente; ma paradossalmente la distanza migliorerà il loro affiatamento ed entrambi alla fine sapranno fare il giusto passo verso l'altro: lei scopre che non può stare lontano dal marito e lui troverà verso di lei toni più intimi e sinceri.
La morale, raccontata con leggerezza e buon umore è molto bella, rivolta contro tutti i pregiudizi e gli stereotipi che spesso ci costruiamo nei confronti degli altri; come riprova della falsità di questo approccio basterebbe riflettere sul fatto che questo film, francese al 100% nello stile e nei modi, ha come regista Dany Boon e come protagonista Kad Merad, entrambi di origine araba (è forse per questo motivo che è stato bandito dal film ogni riferimento cristiano: nella sequenza finale viene celebrato un matrimonio civile .e il campanile che si trova al centro di Begues viene prontamente definito per "uso civile" e non "religioso").
Il film presentava per il doppiaggio, problemi quasi insormontabili: in casi simili, dove il gioco sta tutto nelle diversità delle pronunce, si era adottata nel passato la soluzione di impiegare dialetti italiani, con effetti spesso ridicoli. La soluzione scelta è forse la migliore possibile: inventarsi un linguaggio che non esiste, in grado di emulare quello del popolo degli ch'tis.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Bienvenue chez les Ch'tis |
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Paese | Francia |
Etichetta | FamilyVerde |
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