NEFARIOUS
Ad un criminale detenuto in regime di massima sicurezza è sospesa l’applicazione della pena di morte e gli è concessa la possibilità di parlare con uno psichiatra. Quello che ne segue è il diretto confronto con la personificazione del male. Un film non per tutti, ma che, indubbiamente, fa molto pensare tratto dall’omonimo romanzo A Nefarious Plot di Steve Deace. Disponibile in Sala.
Un rinomato psichiatra si suicida misteriosamente ed è chiamato, in sua vece, un giovane medico, James Martin, con il gravoso compito di incontrare un condannato a morte, Edward Wayne Brady, per il quale i dubbi di sanità mentale impedirebbero l’esecuzione della pena capitale. Il dottor Martin non crede in Dio e in nulla di soprannaturale. Dopo l’incontro con un sacerdote che si dimostra scettico circa la possibilità che il detenuto potesse essere posseduto dal demonio, il razionalista medico inizia un colloquio serrato con il recluso che va avanti ad un ritmo serrato. Nel corso del loro confronto avvengono una serie di fatti, dentro e fuori della prigione, che toccano nel profondo il giovane medico. Tutte queste coincidenze non convincono il medico della possibilità che ci possa essere una presenza demoniaca che abbia preso il controllo del malcapitato criminale. Il medico deve, con la sua diagnosi, stabilire se il detenuto può essere giustiziato, cosa che non accadrebbe nel caso in cui fosse diagnosticato un problema di natura psichiatrica. Ma il colloquio, che di fatto doveva essere condotto dal medico, finisce per essere gestito dal detenuto. E, quello che è peggio, è che sembra avere un tratto di doppia personalità: è lo stesso uomo? Oppure c’è una presenza ulteriore?…
Valori Educativi
Il film mostra, anche ai più scettici, che il male è impersonificato e può agire indisturbato se non ci si decide per scelte contrarie al peccato
Pubblico
16+I rimandi al preternaturale, che aiutano a far riflettere i più grandi, non lascerebbero i più giovani indifferenti considerate le tematiche che meritano una trattazione adeguatamente accompagnata. Inoltre, alcune scene drammatiche impressionerebbero i più piccoli.
Giudizio Artistico
Recitazione potente, scrittura profonda, atmosfera tesa. Straordinaria la parte di Sean Patrick Flanery in grado di impersonare due personaggi dei tre personaggi principali: Lord Nefarius e il condannato a morte. Un film quasi interamente girato in un unico ambiente (nel carcere) capace di incollare lo spettatore alla poltrona per seguire i profondi e mai banali dialoghi.
Cast & Crew
Sean Patrick Flanery
Jordan Belfi
Tom Ohmer
Our Review
Gli autori di Unplanned – Cary Solomon e Chuck Konzelman – portano su schermo il testo del cristiano evangelico Steve Deace, A Nefarious Plot e ne fanno un’opera notevole trattando un tema, quello del diavolo, che facilmente si presterebbe al becero horror, mentre, in questo caso, offre la possibilità concreta e seria di riflettere sul mistero del male e della tentazione.
Pur avendo chiarito che chi era dietro la macchina da presa era un protestante, non si può, per onore della verità, non riconoscere che questo film sia utile anche ai cattolici. L’AIE – Associazione Internazionale Esorcisti – Associazione legata alla Santa Sede che ha, tra gli scopi principali, la formazione dei sacerdoti che si dedicano al delicato compito dell’esorcismo – sempre molto attenta a condannare il genere horror nella presentazione dell’esorcismo, ha plaudito affermando: «il film offre, considerato nel suo insieme, contenuti accettabili e condivisibili. Non è un trattato di teologia e nemmeno un catechismo sulla demonologia, tuttavia, la sua visione può essere molto utile per una seria iniziale riflessione sull’argomento […]».
Il film, diffuso dalla Bosco film, azienda che da pochi anni si muove nel campo della distribuzione cinematografica con un’attenzione tutta particolare alle tematiche cattoliche, spiega il senso di una possessione diabolica, come avviene e come si realizza e lo fa senza scadere nel sinistro horror ma tenendo fede al corretto insegnamento teologico cattolico sul tema (che si presta a strumentalizzazioni fuorvianti). I due (forse bisogna dire tre protagonisti, senza spoilerare troppo…) sono in un parlatorio della prigione a parlare di etica, metafisica e teologia senza che il discorso divenga mai pesante per lo spettatore che, anzi, invece di essere atterrito dalla paura è lì che attende di capire non tanto cosa accadrà, quanto piuttosto, cosa dirà. La sensazione, più volte apparsa alla mente durante la visione accompagnata dal desiderio di risentire quanto detto per capire bene, è di aver perso qualche passaggio fondamentale. A dirla in altro modo sembra di assistere ad una lezione di teologia: una conversazione, quella tra Edward e il dottor Martin, che si trasforma in una battaglia filosofica e teologica che esplora temi profondi come il libero arbitrio, la natura del male e la redenzione.
Da un punto di vista tecnico, siccome il film è basato soprattutto sui dialoghi, le interpretazioni sono eccellenti: la maggior parte del film è girato in un’unica stanza, il parlatorio riservato ai condannati a morte.
L’indicazione dell’età 16+ non è tanto giustificata per alcune scene che sospendono, improvvise, la tensione dei dialoghi, quanto per la disumanità relativa all’esecuzione del condannato: qui appare chiara un’indiretta protesta verso la pena di morte presente in alcuni stati americani.
Il film spinge a ripensare, inoltre, il rapporto contrastato esistente tra moderna psichiatria schiava del razionalismo (perché tende ad escludere ogni aspetto preternaturale e ogni manifestazione soprannaturale) e la visione antropologica dell’essere umano presentata dall’insegnamento cattolico e aperta alla dimensione spirituale. Diventa, in tal senso, la denuncia di una visione antropologica errata e assai diffusa ai nostri giorni.
Il messaggio teologico sotteso al film è corretto pur senza dimenticare che non siamo di fronte ad un trattato di teologia.
Se è vero – ed è vero – che «la più grande astuzia del diavolo sta nel far credere che non esiste» (Papa Francesco), il film rappresenta un ottimo strumento e una seria possibilità per riflettere su un tema che, a pelle, trova la repulsione di tanti ma che non può essere, tranquillamente, messo da parte considerato che il principe di questo mondo mai smette di combattere per conquistare prede alla sua infernale causa.
Nefarious – che ad alcuni potrebbe riportare alla mente l’altro classico sul tema, L’avvocato del diavolo – conserva uno stile proprio mostrando come si possa parlare di concetti metafisici senza mai annoiare. Probabilmente – come sta già accadendo ed è accaduto oltre oceano – la pellicola troverà il favore del mondo cristiano, proprio perché possiede una chiave di lettura innovativa nella riproposizione cinematografica della personificazione del male.
Un’ultima curiosità e un appunto.
All’inizio del film appare un sacerdote, padre Darren Merlino, un vero prete che ha avuto un ruolo di consulenza teologica durante le riprese.
Ho letto, invece, in una recensione apparsa su The Catholic Link un invito a vedere il film ma con due consigli: con un amico e alla luce del giorno. Pienamente d’accordo!
Autore: Enzo Vitale
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