ETERNO VISIONARIO
Un ampio affresco della vita di Luigi Pirandello, visto nei suoi successi teatrali e nei suoi tormentati rapporti familiari, ottimamente interpretato ma complesso nella costruzione. In Sala
Nell’autunno del 1934, Pirandello, dopo aver aspettato inutilmente alla stazione Marta Abba, sale sul treno che lo porterà a Stoccolma per ritirare il premio Nobel per la letteratura. Nel lungo viaggio, ricorda, spesso con sofferenza, alcuni momenti cruciali della sua vita. I rapporti difficili con la moglie Antonietta Portulano che dovrà poi trasferire in un istituto di cura nel 1919 a causa della sua demenza; i rapporti affettuosi con i suoi figli ma spesso minati da incomprensioni. Verso sua figlia Lietta che adora il padre ma non gradisce l’intimità che coltiva con l’attrice Marta Abba; con suo figlio Fausto che ha sentito la passione per la pittura e che si è trasferito a Parigi. Solo il figlio Stefano è sempre con lui e di fatto svolge le mansioni di assistente. Partecipiamo alle sue vicissitudini come autore: dopo che i Sei personaggi in cerca d’autore è stato fischiato alla sua anteprima al teatro Valle di Roma nel 1921, ritrova il consenso del pubblico con Nostra Dea (di Massimo Bontempelli ma messo in scena nel 1925 con la Compagnia del Teatro d’Arte di Pirandello) e con Diana La Tuda del 1927. Viene anche invitato a Berlino, ai tempi della repubblica di Weimar per realizzare, con il famoso regista tedesco Murnau la trasposizione di Sei personaggi in cerca d’autore e poi a Parigi per la realizzazione del film ricavato dalla sua famosa opera Il fu mattia Pascal.
Valori Educativi
Luigi Pirandello è ritratto nel suo affetto per la moglie e per i figli ma anche con una visione pessimistica sul senso da dare alla nostra vita
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Opera poderosa, con ottime interpretazioni e una rigorosa ricostruzione degli anni ’20 e ’30. Probabilmente nell’eccesso del raccontare, è mancato un impegno per la sintesi che avrebbe reso più armonico il racconto
Cast & Crew
Fabrizio Bentivoglio
Valeria Bruni Tedeschi
Federica Vincenti
Regia
Fabrizio Bentivoglio
Our Review
Questo film ha l’ambizione di raccontarci gli eventi salienti della vita di Luigi Pirandello ma non sembra un film: piuttosto la messa in scena di un’opera teatrale. Quasi che l’ansia del nostro grande autore siciliano, quella di fare sì che il teatro diventasse realtà e che gli spettatori fossero tutt’uno con il teatro, si realizzasse anche in questo lavoro di Michele Placido.. Valeria Bruni Tedeschi interpreta Antonietta Portulano, la moglie di Pirandello e le vengono concesse due lunghe sequenze dove lei può sviluppare una grande prova attoriale su come poteva comportarsi una donna ormai demente. Anche Fabrizio Bentivoglio, un eccezionale Luigi Pirandello, ha modo di fare teatro con il cinema, quando interpreta lui stesso un brano di Sei personaggi in cerca d’autore o quando, guardandosi allo specchio (noi vediamo il suo primo piano), si esibisce in un lamento per la giovinezza ormai perduta.
La sua famiglia come fonte di ispirazione, nel bene come nel male, per le opere di Pirandello è il tema-chiave di questo film.
Roberto Andò aveva cercato di mettere a fuoco lo stesso personaggio nel film del 2022: La stranezza ma lo aveva risolto in modo più letterario, con un confronto faccia a faccia fra Verga e Pirandello dove si contrapponevano il verismo del primo con l’irrazionalismo del secondo, segno dei tempi e di una sensibilità che stavano mutando.
Michele Placido al contrario, sottolinea l’anima inquieta del drammaturgo, perché la vita in famiglia non ha punti di appoggio (una moglie che non ha più senno, una figlia che lo biasima per l’influenza che Marta Abba esercita su di lui, un figlio che si allontana per andare a fare il pittore a Parigi) e perché a lui interessa “la vita così com’è come la soffriamo noi, ogni giorno”, senza una gratificazione, senza un senso. E proprio quando crede di aver realizzato l’opera che meglio avrebbe portato sul palcoscenico i suoi tormenti familiari (Sei personaggi in cerca d’autore) ecco che arrivano puntuali, i fischi degli spettatori presenti al teatro Valle di Roma nel 1921.
Sembra proprio che Michele Placido ami i geni tormentati italici e dopo L’ombra di Caravaggio, ora ci racconta un Luigi Pirandello in qualche modo somigliante al primo perché se il suo Caravaggio ripeteva di voler esprimere con le sue opere una visione rigorosamente ricavata dal reale, al contempo quelle stesse opere esprimevano la sua personale, tormentata interpretazione.
Il film è tuttavia originale nel mostrarci un Pirandello internazionale e interessato alle nuove forme narrative: lo vediamo prima nella Berlino della repubblica di Weimar per un progetto di film da realizzare con il grande Murnau (Placido ci concede uno sguardo notturno nei cabaret con le composizioni di Curt Weill) e poi in Francia a battere il ciak per una trasposizione filmica di Il fu Mattia Pascal.
Forse questa volta Placido è stato troppo ambizioso, ha voluto raccontarci tanto della vita privata e pubblica di Pirandello, riprendendolo in molteplice contesti (sia culturali, come nella Berlino della Repubblica di Weimar, che sociali, come quando ci mostra i bambini sfruttati nelle miniere di zolfo della Sicilia), impegnandoci a saltare avanti e indietro nel tempo. Un’opera complessa che ha comunque il merito di portare sullo schermo grandi interpretazioni, non solo di Fabrizio Bentivoglio e di Valeria Bruni Tedeschi ma anche di Federica Vincenti nella parte di Marta Abba.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Paese | ITALIA |
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Tipologia | Film |
Tematiche (generale) | Letteratura Teatro |
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