LA DONNA PERFETTA

Joanna è una donna in carriera, potente producer TV di reality show, ma un giorno commette un errore e si ritrova improvvisamente  senza lavoro. Suo marito,una persona modesta ma fedele, si preoccupa di farle cambiare completamente città ed ambiente, portandola in un villaggio da cartolina natalizia, pieno di aiuole ben curate e di confort. Ma non tutto appare normale, sopratutto quelle premurose mogliettine che sembrano quasi dei robot....

Valori Educativi



Accettare di amare una persona per quello che è vale più della ricerca di una perfezione frutto di una nostra visione utopistica

Pubblico

14+

Per le tematiche sessuali e alcuni riferimenti verbali a incontri amorosi che non vengono mostrati

Giudizio Artistico



Incoerenza nel soggetto e proposta di tematiche non più attuali

Cast & Crew

Our Review

Il preambolo del  film è  ottimo: il regista riesce a tratteggiare in pochi, intensi minuti, gloria e caduta di una producer televisiva (dalla convention trionfante con tutte le reti acquirenti al colloquio con il direttore che le dà un mellifluo benservito). Nicole Kidman è bravissima a tratteggiare una donna tutta lavoro ed efficienza; in un primo piano che dura qualche minuto, passa dall'autocompiacimento, al sospetto, alla realizzazione della sconfitta ed infine al  recupero di un sorriso di circostanza.

Poi il film cambia direzione: ci porta nel villaggio suburbano  ed esclusivo di Stepford; qui coppie ben affiatate  vivono in un paradiso terrestre dove ordine, serenità, cortesia  sembrano prevalere  sotto lo sguardo vigile e premuroso dei coniugi Wellington,  i  fondatori  di questa isola dell' utopia. Mentre gli uomini si divertono a giocare con le macchinine telecomandate nel loro circolo esclusivo, le donne si premurano di render la casa splendente e leccata come una bomboniera,  di preparare deliziose torte alla crema e la sera, se i mariti lo desiderano, essere disponibili per amori infuocati.

Il film è un remake de "la fabbrica delle mogli",  realizzato nel 1975. Lo schema  tipico di un  thriller-horror  (la protagonista scopriva che le altre mogli non erano altro che delle copie-robot costruiti secondo i desideri dei mariti) veniva impiegato per convogliare un messaggio di  satira sociale  sull'allora emergente femminismo e sulla tendenza di costruire esclusivi quartieri middle-class dove la gente di colore restava esclusa.
Frank Oz ha cercato  di riportare la storia ai giorni nostri (il tema dell'esclusione dei neri  viene sostituito con quello, molto più attuale,  dell'accettazione di una coppia gay)  impiegando questa volta il tasto della commedia surreale ma l'operazione fallisce per una sostanziale incoerenza nella storia e per non aver saputo trovare un nuovo bersaglio da colpire che possa realmente interessare il pubblico di oggi.

Non si capisce perché da  una ambientazione attualissima  nel mondo dei media televisivi , si salti in  un'epoca di donne cotonate  e con i vestitini a fiori, tipiche  dell'era Eisenhower, tutte  entusiaste per i provvidenziali  elettrodomestici frutto  del boom dei consumi di massa. Quando vediamo la signora Wellington invitare le altre donne a fare ginnastica con un balletto che imita i movimenti della lavatrice, ci domandiamo se sia mai esistito, o se sia mai stato desiderato se non appunto dalla mente malata di qualche marito complessato,   un mondo di donne di plastica, solo cucina e letto (la tematica della cura dei figli è praticamente assente)  . Anche il tema degli uomini preoccupati dal prepotente carrierismo delle donne  si può considerare  oggi, se non superato, almeno assorbito.

Altri film si sono interessati a mondi utopistici :  The Truman Show (1998) preservava l'innocenza di un giovane relegandolo in un mondo artificiale in un reality show che durava quanto la sua vita, costruito secondo i canoni perbenisti dei serial televisivi anni '50, ai soli fini commerciali di tener alto l'audience televisiva. Ancor più chiaramente  Pleasantville (1998) avevano affrontato il tema chiave: "per realizzare un mondo  buono ed onesto, è giusto costruire delle microsocietà chiuse e protette con barriere dalle influenze esterne, dal cambiamento? La risposta era stata, in entrambi i casi, un no: meglio affrontare la complessità e l'imperfezione del mondo reale che rinchiudersi in un algido, statico,  mondo artificiale. In effetti le utopie   tradiscono un difetto di origine: sono fatte ad immagine di chi le ha ideate e non prevedono  contestazioni da parte di chi le dovrebbe applicare.

 Gli sceneggiatori di La donna perfetta avrebbero potuto caricare di maggior pathos il dilemma realtà/utopia  (solo in una occasione Johanna contrasta le idee del marito, ricordandogli che amare  veramente vuol dire  voler bene ad una persona esattamente per quello che è, con tutti i suoi pregi e  difetti, invece di  cercare di vedere in lei solo ciò che ci piace o ci fa più comodo vedere) ma si sono invece limitati cercare di  divertirci raccontandoci  le conseguenze  paradossali di un presupposto che è risultato poco credibile. 

Nonostante l'ottimo cast , il film resta un'occasione mancata di satira sociale ed il tono da  commedia brillante è  dai noi poco apprezzabile   perché molte battute fanno riferimento a fatti e personaggi tipicamente americani.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale The Stepford Wives
Paese USA
Etichetta
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