WONDER PARK

June è una bambina di otto anni che ha un grande talento per le costruzioni meccaniche ed è piena di fantasia. Con la mamma si diverte a ideare e a costruire macchinari-giocattolo per un parco di divertimenti con i quali riempie tutta la casa. Ogni buona idea è sussurrata all’orecchio di uno scimapnzè di pelusce: sarà lui a guidare il pubblico attraverso la sua Wonderland. Un giorno la mamma deve allontanarsi da casa perché gravemente ammalata e June perde la voglia di costruire e distrugge tutte le sue giostre. Il padre, per distrarla, la invita ad andare con i suoi compagni di scuola in gita in un bosco. Ma è proprio lì che June trova, fra il verde, i resti di un parco di divertimenti abbandonato....

Una bambina si ritrova in un parco di divertimenti simile a quelloche amava costruire per gioco con l’aiuto della madre. Un film di ottima fattura per quel che riguarda le animazioni 3D  ma che dà spazio a sparmodiche sequenze di azione  piuttoso che sviluppare la psicologia dei personaggi


Valori Educativi



Una bambina trova, grazie alle parole di incoraggiamento della madre e dal sostegno del padre, il coraggio di superare un momento difficile

Pubblico

10+

Un eccesso di cinematismo sconsiglia la visione ai più piccoli

Giudizio Artistico



Notevole qualità tecnica delle animazioni in 3D. La sceneggiatura risulta discontinua, cambiando più volte il focus principale

Our Review

La prima percezione  che si ha da questo film della 20th Century Fox è  l’alta qualità delle animazioni in 3D. Basta osservare il modo con cui sono stati realizzati i capelli di June e i sofisticati giochi di luce che accampagnano la narrazione. Ciò non può che farci piacere, visto che  la casa di animazione non è nè americana nè asiatica ma europea: si tratta della spagnola Ilion Animation.

Però non è un  film della Disney-Pixar. E’ indubbio che la casa di animazione dominante ci ha abituati (sopratutto dopo l’alleanza fra questi due grandi nomi dell’animazione ) a un modo di raccontare semplice ma al contempo  rigoroso che ha un “cuore caldo” costituito da essenziali affetti familiari o da un forte amicizia e  da personaggi ben delineati che esprimono  una ricca tavolozza di sentimenti come gioia, paura, melanconia, tenerezza, Una tavolozza che ha raggiunto la sua massima espressione in Inside Out, dove sono proprio i sentimenti a diventare i protagonisti di una complessa avventura dentro la mente e i ricordi di una ragazza di undici anni.

In questo film è molto tenera la relazione fra la bambina e sua madre, che la incoraggia a non porre freno alla sua fantasia, ma a un terzo del film la madre esce di scena e l’interesse si sposta sulla ragazza, sulla  malinconia che la pervade, come se  una “nuvole oscura”le avesse  fatto perdere ogni stimolo creativo. E’ la stessa nuvola  che sovrasta il parco di divertimenti che June ha trovato nel bosco. Siamo quindi non di fronte a una favola ma dalle parti di un racconto psicologico, sulla scia di Inside Out,  film apripista e rivoluzionario, senza averne la stessa lucida complessità. Intervengono, al centro del film, i custodi  del parco: un ’orso blu che viene spesso colpito (quando gli fa più comodo) da sonno da letargo; una saggia cinghialessa, una coppia di scoiattoli sempre pronti a litigare, una scimmia di nome Peanuts (che riceveva all’orecchio i suggerimenti di June quando aveva ancora voglia di guiocare)  e un porcospino che si atteggia a erudito filosofo. Un gruppo simpatico che porta allegria al racconto, spesso impegnato in fughe rocambolesche per sfuggire all’esercito dei pupazzi di pezza-zombi che vogliono distrugggere il parco (altra personificazione del subconscio di June).

Il film, sopratutto gli occhi di un bambino, può apparire appasionante  e divertente ma sono troppi gli spunti tematici che si sovrappongonoe frequenti sono le imperfezioni che creano disarmonia all’insieme. Il porcospino si atteggia a erudito, ma non si sa bene che presa possano fare nei bambini frasi tipo:  “come dice il filosofo greco..” oppure: “Uscire” deriva dal latino  exitus che a sua volta deriva dal greco antico  exeim…i” . Le aspirazioni amorose del porcospino nei confronti della cinghialessa, sono sottolineate da frasi di attenzione nei confronti del suo fisico che non sembrano adatte a un cartole animato. Ma opratutto, ciò che può disturbare  un pubblico di piccoli, è l’elevato cinematismo. Molte scene sono realizzate attraverso montaggi velocissimi, quasi al limite dell’intellegibilità. Questa tendenza è aggravata dal fatto che le sequenze organizzate in questo modo sono tante, quasi che il film può esser  definito  un action movie, a scapito di una definizione più accurata dei personaggi. Occorre inoltre aggiungere che in una scena iniziale, June si trova su di una automobilina da lei costruita in mezzo a una strada piena di traffico e un camion sta per venirle addosso. Non si tratta di un buon esempio da imitare.

Autore: Franco Olearo

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