Palermo, 2014. Adele, divorziata con due figli da accudire, una di 12 e l’altro di 18, è assessore alle Politiche Sociali di Palermo. Sono frequenti gli arrivi di navi cariche di profughi e Adele si preoccupa soprattutto dei minori non accompagnati, diventandone la tutrice legale. Arriva un giorno importante: è prevista la firma, in comune, del protocollo per l’istituzione di tutori volontari per minori stranieri. Ma la giornata è già carica di impegni: bisogna organizzare la festa di compleanno della figlia, un centro di raccolta è stato chiuso e occorre trovare una nuova residenza per quei ragazzi che si erano ormai abituati a vivere a Palermo..
La storia vera di una donna che si è battuta per dare dignitosa accoglienza ai minorenni non accompagnati immigrati in Italia. Una bella storia che poteva essere raccontata meglio.
Roma 1974. Guido è un artista d’avanguardia che vive come imperativo l’idea di essere provocatorio e anticonvenzionale, nella vita e nell’arte. Ama sua moglie Serena e i due figli, Dario e Paolo, di 10 e 5 anni, ma non evita di tradire la prima con le belle modelle con cui lavora, e di tenere i secondi al riparo solo il minimo indispensabile dai disordini di una vita sregolata. All’indomani di una mostra d’arte contemporanea milanese, dove Guido ottiene cattive recensioni per una sua performance che vorrebbe essere provocatoria ma che risulta solo ridicola, la coppia va in crisi. Guido incolpa Serena di averla voluta seguire a tutti i costi, deconcentrandolo. Serena, intanto, si lascia affascinare dagli umori femministi che circolano nel mondo dell’arte e accetta di seguire la gallerista Elke, con i bambini, in una vacanza in Provenza per sole donne. Quando Serena torna in Italia, è cambiata. La famiglia esplode, poi si ricompone, tra gioie e dolori, tutto sotto gli occhi dei due bambini, incolpevoli testimoni di uno stravolgimento dei costumi in un Paese che sta cambiando.
Sono ormai sette mesi che l’adolescente Angela è stata violentata e uccisa nella campagna non lontano dalla sua casa. Mildred, la madre, non si dà pace e per scuotere il torpore della polizia fa affiggere tre grossi cartelli stradali che chiedono a Willoughby, lo sceriffo della contea, perché non ci sia stato finora neanche un arresto. Lo sceriffo è molto apprezzato dalla comunità locale e quei cartelli suonano come un insulto. Quando lo sceriffo si suicida perché ammalato gravemente di cancro, la gente pensa che la colpa del gesto debba ricadere su Mildred …
Circa 3000 anni fa Agamennone , un re greco pieno di mire imperialiste, decide di conquistare Troia con il pretesto di vendicare l'onore di suo fratello fratto becco dal bel Paride. E' costretto a portarsi con se l'altero Achille, terribile guerriero che si preoccupa solo che qualcuno parli di lui per i prossimi mille anni. A Troia intanto Ettore, tutto casa e famiglia, é costretto a scendere in campo per colpa di quello sciupafemmine di suo fratello.
In una tranquilla cittadina inglese vive Tony che dopo la morte improvvisa della moglie di cancro, cade in depressione. In certi momenti sente l’impulso al suicidio ma trova conforto nel prendersi cura del suo cane e nel vedere dei filmati confidenziali che gli ha lasciato la moglie. Per il resto continua a lavorare in un giornale locale che raccoglie banalissime cronache della vita di quel piccolo centro ma, partendo dal presupposto che per lui la vita non ha nessun valore, dice a tutti quello che pensa nel modo più brutale. Si comporta in questo modo nei confronti del cognato Matt che cerca invece di confortarlo, di un suo collega bonaccione, della melanconica segretaria Kath, del postino, della simpatica prostituta Roxy, del vagabondo triste che gli fornisce la droga. Solo quando va al cimitero ha piacere di intrattenersi con la vedova Anne, con la quale riflette sul senso da dare alla loro vita dopo che sono rimasti soli…
Alaska è la discoteca che nasce nel bel mezzo della storia del film, ma è soprattutto l’insegna al neon che emette la stessa luce fredda che illumina la maggior parte delle scene. Protagonisti di questa storia sono Nadine (Astrid Begès Frisbey), una giovane e bella francese di 20 anni, e Fausto (Elio Germano), un italiano che vive a Parigi e lavora come cameriere in un grande albergo. I due si incontrano per caso sulla terrazza dell’hotel e tra loro nasce subito un forte sentimento. Per fare colpo su Nadine, Fausto finisce in prigione per due anni durante i quali non smette di pensare e scrivere a lei. Intanto la giovane ragazza diventa una modella professionista. Uscito dal carcere Fausto ritrova Nadine e va a vivere con lei. I due cominciano una storia d’amore intensa ma ostacolata dal desiderio di lui di migliorare la propria condizione. Le loro vite sembrano dividersi, ma proprio quando Fausto sta per sposare la figlia di un ricco imprenditore, torna in aiuto di Nadine….
Chris Kyle, texano di nascita, cresciuto dal padre per essere un buon cristiano e un buon patriota, all’indomani degli attentati nelle ambasciate Usa di Kenya e Tanzania si arruola nei Navy Seals e grazie alla sua mira straordinaria entra nel corpo scelto dei cecchini che proteggono i movimenti delle truppe americane di stanza in Iraq. Nell’arco di quattro missioni e oltre mille giorni al fronte diventa il tiratore più micidiale dell’esercito americano, un eroe e una leggenda per i suoi, un obiettivo privilegiato per i nemici. Tanta violenza, compiuta e subita, lascia il segno e il matrimonio di Chris con Taya viene messo a dura prova finché Chris troverà un altro modo di servire il suo paese e i suoi compagni d’arme, ma la sua generosità finirà per costargli la vita.
Alcuni adolescenti si ritrovano a trascorrere una lunga degenza nello stesso ospedale e saldano fra loro una forte amicizia. Concretizzano la loro solidarietà indossando quei braccialetti rossi che avevano ricevuto come identificativo in occasione dei loro interventi chirurgici. Leo ha avuto una gamba amputata a causa del cancro e nella seconda stagione è diventato il leader del gruppo. Si sente legato da un forte sentimento a Cristina (Cris) che era stata ricoverata per anoressia ma che ora è potuta tornare a casa anche se non perde occasione per andare a trovare Leo in ospedale. Di recente è arrivata anche Nina, una ragazza a cui dovrà esser amputato un seno e che trova in Leo un valido sostegno, creando non pochi problemi al rapporto fra Leo e Cris. Vale, un tempo una colonna del gruppo, si rifiuta di effettuare i dovuti controlli per paura che gli venga diagnosticato nuovamente un tumore abbandonando di fatto gli amici. Leo è costretto a cacciarlo dal gruppo perché "un Braccialetto Rosso non è un vigliacco". Nella seconda stagione viene ricoverato anche Chicco, un ragazzo filippino che guidando il motorino da ubriaco, è caduto investendo Bea, che è ora in coma. Isolato e disprezzato dagli altri ragazzi per la sua incoscienza, salda un bella amicizia con la piccola Flaminia, una bambina non vedente che deve subire una delicato intervento agli occhi...
Che Dio ci aiuti è una serie televisiva che va in onda su Rai 1 dal 2011; ha per protagonista suor Angela, una donna con un passato turbolento: da ragazza ha preso parte ad una rapina, durante la quale è stato ucciso un uomo. In seguito, però, la sua vita è cambiata completamente: una profonda conversione, infatti, l’ha trasformata interiormente e l’ha portata a prendere anche i voti. Ora vive in un convento sito a Fabriano, nelle Marche, dove si trova a gestire, con le consorelle, anche una residenza interna al convento ed un bar. Qui ha la possibilità di entrare in contatto con molte persone, di conoscere le loro situazioni e i loro problemi, dai quali si lascia ripetutamente coinvolgere. Generosa, determinata e piena di buona volontà suor Angela non si tira mai indietro se c’è da aiutare qualcuno. Cerca di farsi prossima a tutti quelli che incontra, specie a coloro che vivono nella residenza del suo convento, diventando, all’occasione, sorella, madre o amica...
Una donna riesce a convincere il contesto civile e politico in cui vive sull’importanza e la bellezza del riuscire a prendersi cura di quei ragazzi che sono dovuti fuggire dai loro paesi
Pubblico
Tutti
Giudizio Artistico
Il racconto di un nobile impegno di dedizione verso ragazzi immigrati viene portato avanti attraverso un sovraccarico di eventi che mortificano una riflessione più profonda
“La grande madre non sono io; la grande madre è Palermo e tutte le persone che sanno che le differenze culturali non sono un pericolo ma una risorsa; tutti quelli che sanno che nessuno decide dove nascere; tutti quelli che accolgono migranti come figli. E certo, i figli hanno bisogno di noi e noi ci siamo. Dobbiamo esserci”. E’ questo il messaggio programmatico che Adele lancia alla fine del film, rivolto agli spettatori e che sintetizza il suo impegno a favore dei minori che sono arrivati a Palermo dall’Africa. Il film ricostruisce in modo romanzato le attività di Agnese Ciulla, che è stata assessore alla Cittadinanza sociale del comune di Palermo dal 2012 al 2017 nella giunta di Leoluca Orlando. Isabella Aragonese, che interpreta Agnese, rende bene la sua energia incrollabile che cerca continuamente di portare avanti le sue idee in un contesto molto complesso e spesso ostile. Ma la frase che lei pronuncia alla fine del film (sintesi di quanto ha detto, in vari contesti la vera Agnese) appare profondamente vera: a lei va il merito di essersi impegnata in prima persona in quest’opera che ha sentito profondamente come giusta ma al contempo ha trovato un contesto favorevole dove le sue idee hanno germogliato, grazie alla collaborazione del sindaco, del giudice tutelare, della procura, del garante per l’infanzia ma soprattutto della città di Palermo, che ha mostrato il suo grande cuore e ha risposto generosamente al suo appello, riuscendo a trovare un tutore per ognuno di quei ragazzi. Come coronamento di questo impegno, nell’aprile 2017 è stata approvata la legge 47, che sancisce il rispetto dei diritti dei minori stranieri non accompagnati al pari di quelli dei minori di cittadinanza italiana e dell’Unione Europea.
Sicuramente una storia interessante che valeva la pena di raccontare (è già uscito il libro, “La grande madre”, edito da Sperling & Kupfer e scritto da Agnese con la giornalista palermitana Alessandra Turrisi) ma la soluzione narrativa che è stata adottata per il film lascia perplessi. Si è deciso di raccontare una unica giornata palermitana di Agnese, una giornata dove gli autori hanno cercato di raccontarci tutto del contesto e delle iniziative dell’assessore, attraverso una serie incalzante di eventi e di problemi nuovi che continuamente accadono, mentre Agnese corre in giro trafelata per porre ovunque dei rattoppi e arrivando sempre in ritardo. Si inizia con Agnese che ha problemi come madre perché il suo lavoro le fa trascurare i figli; subito dopo deve accorrere nel centro di accoglienza dove stanno sgomberando dei minori ma intanto occorre organizzare la cerimonia che avverrà nel pomeriggio nelle sale del comune per la firma del protocollo. Intanto una ragazza di colore cerca di buttarsi dalla finestra perché è stata raggiunta in Italia dal marito violento e Agnese, arrivata al porto, deve tuffarsi in acqua per salvare un bambino che è caduto. Si tratta di una soluzione troppo apertamente didascalica che cerca di incrociare problemi privati e sociali e disegna il ritratto di un’Africa primitiva e violenta che consenta di giustificare gli arrivi di tanti immigrati. Era giusto celebrare una figura così ricca di materna umanità ma era opportuno presentare questo valore con l’evidenza della sua stessa forza, senza che fosse necessario per lei buttarsi nelle acque luride del porto o subire le incomprensioni (che risultano artificialmente costruite) della figlia piccola.
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