THE CREATOR

2023133 min10+   Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale è da alcuni temuta, da altri osannata. Nel caso di questo film è diventata una vera, pericolosa minaccia da sconfiggere. Un film sicuramente godibile che può stimolare interessanti dibattiti. Viene sottolineato soprattutto il valore della paternità e ha inoltre il pregio di stimolare interrogativi etici, in particolare il tema della dignità da attribuire a una persona. In Sala

Una guerra è in corso tra Intelligenze Artificiali e umani: le prime, infatti, hanno sganciato una bomba atomica su Los Angeles inaugurando un lungo conflitto contro i secondi. Dopo anni di scontri e ricerche, gli americani pensano di aver trovato il nascondiglio di Nirmata, l’architetto considerato il creatore dell’algoritmo che ha reso i robot capaci di autonomia. Joshua è un agente delle forze speciali: si è ritirato dall’esercito dopo una battaglia in cui, per un errore umano, ha visto morire la moglie incinta. Viene richiamato alle armi con il compito di trovare ed eliminare proprio il creatore dell’intelligenza artificiale e l’arma più potente da lui creata. La cosa sembra semplice, ben presto però diventa un problema: l’arma in questione, infatti, è una bambina robot cui dà il nome di Alfie.


Valori Educativi



Viene sottolineato soprattutto il valore della paternità; il film ha inoltre il pregio di stimolare interrogativi etici, in particolare il tema della dignità da attribuire a una persona

Pubblico

10+

Per alcuni combattimenti violenti e una morte inaspettata che potrà provocare dispiacere nei più piccoli

Giudizio Artistico



Suggestive ambientazioni e un’ottima computer grafica non compensano alcuni vuoti logici presenti nella sceneggiatura

Cast & Crew

Our Review

Con gran clamore è arrivato nelle sale l’ultimo lavoro del regista inglese Gareth Edwards (Rogue One: a Star Wars Story, Godzilla). Clamore dettato principalmente da quello che viene considerato un tema di rilievo dei giorni nostri: l’Intelligenza Artificiale. Da alcuni temuta, da altri osannata fornisce motivo di discussione in diversi momenti e in numerose e variegate sedi (tanto in ambito accademico, quanto in ambito giornalistico e cinematografico).

Volentieri si può apprezzare l’elevatissima qualità tecnica e grafica del film, che sicuramente non lascia delusi gli spettatori, pur non potendo dire lo stesso per quel che concerne l’originalità dello stesso.

Ma meglio procedere per gradi.

La prima considerazione che si può fare è che la pellicola è davvero molto godibile e ben curata: sia le scelte di fotografia, così come tutti gli effetti speciali digitali sono realizzati con estrema precisione e gusto estetico. Non si può dimenticare che il regista non è nuovo al genere di fantascienza: infatti, nel 2016, aveva realizzato l’ottimo film Rogue One: a Star Wars story.

Anche l’ambientazione proposta e i paesaggi scelti per fare da sfondo alle vicende sono molto belli: rigogliose foreste, mari, laghi e fiumi non mancano facendo un po’, per così dire, da elemento di contrasto con i tanti androidi, astronavi e mezzi militari vari.

Ambientazione che, però, abbinata ai lineamenti dei alcuni dei robot presenti nella storia, aprono una nuova questione. Alcune delle intelligenze artificiali, infatti, presentano le caratteristiche fisiche delle popolazioni del sud-est asiatico. Niente di male in questo, se non che lo spettatore, in alcuni momenti, non riesce molto bene a capire se sta guardando un film sulla guerra del Vietnam oppure qualcos’altro. Quando si esce dalla sala, infatti, per qualche tempo si ha l’impressione di aver visto Apocalypse Now in salsa fantascientifica.

Per contro, sono numerosissime le citazioni (per la maggior parte indirette) di film cult di questo genere: la forma umana di alcuni androidi, come in Blade Runner, un essere umano che vuole salvare un robot (la trama esattamente contraria a Terminator), una bambina artificiale tra i protagonisti (con Intelligenza Artificiale), lo scontro tra uomini e macchine (come in Matrix). Ma si potrebbero scorgere riferimenti anche a Metropolis, Io, robot, Ex Machina. Non è facile capire quanto siano citazioni o quanto siano mancanza di fantasia nella scrittura, in qualsiasi caso sono davvero elementi apprezzabili.

Anche la sceneggiatura, in qualche modo, è una questione un po’ controversa. Il tasto più dolente in questo ambito sono i diversi vuoti logici. Per esempio, non è dato sapere perché alcuni robot abbiano sembianze umane e altri sembrino i cloni della saga nata dalla fantasia di George Lucas. Non si comprende, poi, perché in alcune situazioni le macchine possano uccidere e quindi scendano armate e agguerrite sul campo di battaglia, in altre invece no, quasi fosse una sorta di omaggio alle leggi della robotica di Asimov.

Punto favorevole, invece, è la capacità di porre interrogativi etici: dalla questione se agli androidi senzienti si possa attribuire la dignità di persona (una delle frasi che più ritorna è “Non sono persone, sono programmazione”), alla domanda posta da Alfie se le IA vanno in paradiso.

Infine, anche per quel che riguarda i valori, non si può non apprezzare il contenuto positivo. Il tratto che più di ogni altro emerge è quello della paternità. Inizialmente una paternità mancata a causa di un lutto, ma che si riscatta notevolmente nei confronti della piccola Alfie. Occorre aggiungere l’ardua questione dei motivi della guerra tra umani e robot, il soccorso dei feriti, ecc.

Insomma, un film che sicuramente si fa guardare volentieri pur non essendo sicuramente un vertice della produzione cinematografica attuale.

Autore: Francesco Marini

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Etichetta
Paese  USA
Tipologia
Titolo Originale The Creator
Tematiche (generale)
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  1. Davide Sarti

    A me è parso un po’ troppo incline ad assecondare e giustificare la bontà dell’IA, equiparando la sensibilità acquisita (non si sa come) dai robot umanoidi all’anima divina che l’uomo ha ricevuto da Dio. Inoltre mi pare doveroso un richiamo critico alla scena in cui vengono spente le macchine salvavita della moglie del protagonista, un inno pro eutanasia giustificata come atto di pietà.

    6.0 rating

    A me è parso un po’ troppo incline ad assecondare e giustificare la bontà dell’IA, equiparando la sensibilità acquisita (non si sa come) dai robot umanoidi all’anima divina che l’uomo ha ricevuto da Dio. Inoltre mi pare doveroso un richiamo critico alla scena in cui vengono spente le macchine salvavita della moglie del protagonista, un inno pro eutanasia giustificata come atto di pietà.

THE CREATOR

Artificial Intelligence is feared by some, hailed by others. In the case of this film it has become a real, dangerous threat to be defeated. A definitely enjoyable film that can stimulate interesting debates. Above all, the value of fatherhood is emphasized, and it also has the merit of stimulating ethical questions, particularly the issue of the dignity to be attributed to a person. In the Hall

Valori Educativi



Pubblico

Giudizio Artistico



Our Review

With much fanfare, the latest work by British director Gareth Edwards(Rogue One: a Star Wars Story, Godzilla) has arrived in theaters. Clamor dictated mainly by what is considered a prominent modern-day issue: artificial intelligence. Feared by some, hailed by others provides cause for discussion at various times and in many and varied venues (as much in academia as in journalism and film).

Willingly one can appreciate the very high technical and graphic quality of the film, which certainly does not leave viewers disappointed, although the same cannot be said for what concerns the originality of the same.

But better to proceed step by step.

The first point that can be made is that the film is indeed very enjoyable and well edited: both the photography choices as well as all the digital special effects are done with extreme precision and aesthetic taste. It cannot be forgotten that the director is no stranger to the science fiction genre: in fact, in 2016, he had made the excellent film Rogue One: a Star Wars story.

The proposed setting and the landscapes chosen to serve as a backdrop to the events are also very beautiful: lush forests, seas, lakes and rivers are not lacking making a bit of a contrasting element, so to speak, with the many androids, spaceships and various military vehicles.

Setting that, however, combined with the features of some of the robots in the story, opens up a new question. Some of the AIs, in fact, have the physical characteristics of Southeast Asian populations. Nothing wrong with that, except that the viewer, at some moments, cannot quite figure out whether he or she is watching a film about the Vietnam War or something else. When you leave the theater, in fact, for some time you feel as if you have seen Apocalypse Now in science fiction sauce.

In contrast, there are numerous (mostly indirect) mentions of cult films of this genre: the human form of some androids, as in Blade Runner, a human being who wants to save a robot (the exact opposite plot to Terminator), an artificial child among the main characters (with Artificial Intelligence), the clash between humans and machines (as in The Matrix). But one could also glimpse references to Metropolis, I, Robot, Ex Machina. It is not easy to tell how much are quotations or how much are lack of imagination in writing, in any case they are really appreciable elements.

The script, in some ways, is also a somewhat controversial issue. The biggest sticking point in this area are the various gaps in logic. For example, it is unknown why some robots look like humans and others look like clones from the saga born of George Lucas’ imagination. It is also unclear why in some situations the machines can kill and thus descend armed and fierce on the battlefield, while in others they do not, as if it were a kind of homage to Asimov’s laws of robotics.

A favorable point, however, is the ability to ask ethical questions: from the question of whether sentient androids can be ascribed the dignity of a person (one of the phrases that most returns is “They are not people, they are programming”), to the question posed by Alfie whether AIs go to heaven.

Finally, even in terms of values, one cannot help but appreciate the positive content. The trait that emerges more than any other is that of fatherhood. Initially a fatherhood missed due to bereavement, but greatly redeemed in regard to little Alfie. It is necessary to add the arduous question of the reasons for the war between humans and robots, the rescue of the wounded, etc.

In short, a film that certainly makes one enjoy watching while certainly not being a pinnacle of current filmmaking.

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