RABBIT HOLE
Sono passati otto mesi da quando Becca e Howie anno perso il loro figlio di 4 anni in un incidente stradale e il dramma non è stato ancora superato. Howie, che ama sua moglie, vorrebbe iniziate a voltare pagina, a ricucire la ferita e ricominciare da capo, magari con un nuovo figlio. Becca invece procede per eliminazione, buttando via tutte le foto, i giocattoli, i vestiti del bambino e vorrebbe anche cambiare casa. I due coniugi rischiano di allontanarsio l'un l'atra e Becca ha escluso a priori ogni conforto dalla religione...
Due genitori si ritrovano a sostenere il dolore causato dalla morte del loro figlio di quattro anni. Se lui ha delle reazioni naturali, cercando conforto nell’affetto verso la moglie, lei ha una reazione più celebrale, cercando di reagire a una ingiustizia che ritiene di aver subito. Alla fine la scienza e le aspettative che questa provoca finiscono per diventare l’unica forma di consolazione
Valori Educativi
Due genitori si ritrovano a sostenere il dolore causato dalla morte del loro figlio di quattro anni. Se lui ha delle reazioni naturali, cercando conforto nell’affetto verso la moglie, lei ha una reazione più celebrale, cercando di reagire a una ingiustizia che ritiene di aver subito. Alla fine la scienza e le aspettative che questa provoca finiscono per diventare l’unica forma di consolazione
Pubblico
10+Non ci sono controindicazioni alla visione del film ma la morte di un bimbo di 4 anni potrebbe impressionare i più piccoli
Giudizio Artistico
Ottima interpretazione dei due protagonisti. La buona sceneggiatura risente della maturazione del soggetto ricavata dall'opera teatrale omonima dello stesso David Lindsay-Abaire
Cast & Crew
Regia
John Cameron Mitchell
Sceneggiatura
David Lindsay-Abaire
Our Review
Il tema del lutto in famiglia, della morte di un figlio piccolo o adolescente, è stato portato altre volte sullo schermo. Fra le opere più recenti vogliamo ricordare La stanza del figlio (2001) di Nanni Moretti e Reservation Road (2007) di Terry George. Tutti evidenziano come la prova della morte non è affrontabile con i normali parametri di una vita ordinaria, spinge a guardare in profondità sul significato della propria esistenza, destabilizza i rapporti familiari nel sospetto di una colpa che forse non è di nessuno e rischia di spezzarli.
L'espressione che in genere viene utilizzata: "elaborare il lutto" ricorda che l'essere umano ha bisogno di tempo, a volte molto tempo per curare la ferita subita, per riorganizzare la propria vita alla luce di una nuova prospettiva.
Nel film di Nanni Moretti è la forza unitiva della famiglia (padre, madre e figlia) che dà loro una ragione per andare avanti e a ricominciare a vivere. In Reservatioin Road la rinuncia alla vendetta da parte del padre, la ricerca del perdono da parte del responsabile dell'incidente portano i protagonisti a una maturità superiore, frutto del potere rigenerativo della sofferenza.
Se entrambi i film sono stati da noi classificati come FilmOro, in questo Rabbit Hole la situazione è più complessa. La reazione che hanno i due genitori (che non hanno altri figli) è molto diversa.
Howie non incolpa nessuno dell'accaduto, non si sottrae ai ricordi del figlio che anzi gli sono di conforto (rivede spesso i filmini familiari che ha conservato sul suo palmare). Anche il prendersi cura del vecchio cane (che è stato involontariamente causa dell'incidente, perché il bambino, per rincorrerlo, era finito in mezzo alla strada) è un modo per stare vicino all'ultimo testimone innocente della tragedia e per manifestare quell'affetto verso il cane che ha sempre condiviso con il figlio. Ama sua moglie e pensa che sia proprio il recuperare il loro rapporto l'unico modo per ricominciare a vivere e forse, quando lei sarà di nuovo pronta, potranno anche pensare ad avere un altro figlio.
Se Howie si appoggia sugli affetti umani, affetto nel ricordare il figlio, affetto nel restare accanto alla moglie, Rebecca interiorizza il problema rendendolo più celebrale, nella confusa ricerca di una logica di compensazione ma anche di autopunizione. Percepisce in sè una rabbia che non sa in che direzione scaricare, un desiderio indefinito di vendicarsi e se le è stato strappato l'affetto del figlio, ritiene giusto eliminare ogni oggetto che possa ricordarglielo e allontanare da sè ogni forma di consolazione. "Non c'è più niente di piacevole" dichiara al marita al marito nel rifiutare le sue affettuosità, non vuole vedere gli amici, smette di lavorare.
Fin dall'inizio è chiaro che lei rigetta qualsiasi ipotesi di consolazione che possa arrivarle dalla fede. "Se ci fosse davvero un dio? allora direi che è un sadico e un bastardo" risponde alla madre. Partecipando a una seduta di un gruppo di sostegno (incontri con altri genitori che hanno avuto lo stesso lutto) un coppia di genitori ipotizza che "forse Dio ha voluto in cielo un angelo in più". Si tratta di una frase che esprime in modo semplice la serena speranza che il loro figlio piccolo ha sicuramente raggiunto il paradiso in quanto innocente (il destino nell'aldilà può essere la vera fonte di preoccupazione per una coppia credente che ha perso il figlio) ma Rebecca reagisce stizzita a questa ipotesi.
L'incontro, da lei cercato, con il ragazzo che guidava la macchina che ha investito suo figlio e i colloqui con lui, autore di fumetti di fantascienza, forniscono alla fine uno sbocco inaspettato alle sue cupe riflessioni. Il ragazzo crede nell'esistenza di altri mondi possibili ed afferma con sicurezza: "l'universo è infinito, tutto è possibile: è scienza elementare". E lei si convince di essere nella dimensione dove ora è triste, ma sicuramente "c'è un altro mondo dove adesso sto bene, dove tutto va per il verso giusto".
Così, con una soluzione scientista che ricorda moltoda vicino Hereafter di Clint Eastwood (la risposta vera al grande tema su cosa ci aspetta dopo la morte è affidata a una scienzata che indaga sulle testimonianze delle persone rimaste in coma) il film approda a una conclusione che appare più frutto di una logica filosofica che una reale evoluzione dell'interiorità dei due personaggi.
Molto bravi entrambi i protagonisti (coraggiosa Nikole Kidman che recita quasi sempre senza trucco anche se in questo modo finisce per far risaltare le sue gonfie labbra rifatte). La buona sceneggiatura risente della maturazione del soggetto ricavata dall'opera teatrale omonima dello stesso David Lindsay-Abaire
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | RABBIT HOLE |
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Paese | USA |
Etichetta | Non classificato |
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