Pane e tulipani
Gita di gruppo in pullman verso il Sud Italia. Una comitiva omogenea di piccoli commercianti ed industriali, tutti di Pescara, con al seguito mogli e figli annoiati. Cappellini parasole, macchine fotografiche, battute di cattivo gusto. Rosalba, moglie di mezza età di un industriale dei sanitari con due figli, si ritrova sola ed abbandonata in un autogrill, semplicemente perché il pullman è partito senza aspettarla. Non è poi una gran tragedia per lei. Anzi è l’occasione per concedersi una "vacanza" in un posto dove non è mai stata: Venezia (com’è noto, per le donne casalinghe le gite familiari non sono mai di riposo; le loro vere vacanze sono solo quelle che riescono a fare da sole o con qualche amica).
Valori Educativi
La famiglia resta a lungo in bilico, ma poi non ce la fa
Pubblico
14+Per alcune situazioni di infedeltà familiare e per la rappresentazione di uso di droghe
Giudizio Artistico
Ottimo tratteggio dei personaggi, gradevole narrazione
Cast & Crew
Regia
Silvio Soldini
Our Review
Il suo carattere sereno e quieto, fa si che la disavventura non si trasformi mai in problema, grazie alla sua capacità di fare amicizia e di risultare simpatica a tutti. Riesce, infatti, ad ottenere un passaggio in macchina fino a Venezia, a trovare una camera dove dormire presso Fernando, un triste e solitario cameriere che per sua fortuna è un vero gentiluomo ed infine un lavoretto come commessa fioraia presso Fermo, uno scorbutico vecchio anarchico .Non manca il conforto di Grazia, simpatica e svitata vicina di casa, una massaggiatrice olistica. Il marito, offeso più che geloso, desideroso di riavere una amministratrice della casa e dei figli più che di una moglie-donna, ingaggia un investigatore dilettante (Costantino). Anche lei d’altronde incomincia a sentire, come madre, un pungente rimorso per aver abbandonato a loro stessi quei suoi figli un po’ scombinati. Ma intanto il triste Fernando si sta innamorando di lei…
I personaggi sono tanti, tutti ben tratteggiati e ben interpretati, ma quelli che si misurano e si confrontano a distanza, sono proprio la moglie Rosalba che si costruisce una sua nuova vita a Venezia e suo marito Mimmo rimasto a Pescara.
Lei ha una capacità di adattamento alle circostanze, una visione quasi provvidenziale della vita che le consente di vedere con serenità eventi e persone ma tende al contempo al quietismo e ad una indulgenza che tutto appiattisce e tutto uniforma. Il marito Mimmo, al contrario, è l’uomo d’azione che è abituato ad aggredire i problemi ed a risolverli e mal sopporta le situazioni incompiute. Egli è affezionato a sua moglie (nonostante la sua infedeltà, in realtà quasi uno svogliato vizietto di provincia); la sua decisione di ingaggiare un investigatore privato per trovarla a tutti i costi rispecchia la sua necessità di averla come compagna per se e per la famiglia. Insomma due personaggi con pregi e difetti complementari, necessari l’uno all’altro. Peccato che il regista non abbia preferito per la sua storia, una soluzione “old fashion”, con un marito e una moglie che coraggiosamente si riconoscono nei loro limiti e si aiutano a vicenda, ma si sia risolto a far approdare il film verso un finale tradizionalmente contestatore.
Il film è un elogio alla donna, o meglio quel tipo di donna impersonificata da Rosalba. Tutti e tre i personaggi che lei incontra a Venezia (una Venezia strana, un luogo psicologico della solitudine più che un luogo fisico) hanno bisogno di lei. Tutti soffrono perché cercano qualcosa che non hanno (Grazia è in cerca dell’amore della sua vita, Fernando soffre silenziosamente per la sua solitudine, mentre gli ideali coltivati da Fermo lo rendono intollerante verso il mondo che lo circonda); lei invece non soffre perché non desidera a priori: Rosalba scivola lungo la vita che le passa davanti sapendo coltivare il calore dei rapporti umani man mano che si presentano (così come sa coltivare amorevolmente i fiori). Tutti quindi finiscono per ricevere da lei quel calore consolatorio e quella compagnia comprensiva che riesce a lenire il loro disadattamento.
Il film è anche un elogio, a modo suo, della famiglia vista come istituzione: dove ogni suo componente è visto e ricercato per la funzione che copre in questa società essenziale. Quando Rosalba torna a casa dopo la sua lunga “vacanza” Mimmo non fa grandi scenate ma le dice che per lui “è come se nulla fosse successo ” proprio perché egli mira soprattutto alla normalità istituzionale. Questo atteggiamento , anche se imperfetto, fa da violento contrasto con il recente “American beauty”, dove nessuno dei componenti della famiglia riconosce un ruolo all’altro (né la figlia riconosce il ruolo dei genitori, né marito e moglie si riconoscono come tali) e l’incontrarsi la sera a cena sotto lo stesso tetto non ha ormai alcun significato.
Infine, occorre notarlo per la sua originalità, si tratta di un film senza sesso. Probabilmente il regista ha volutamente distanziato le età di Rosalba e di Fernando per sottolineare che le persone del suo film si apprezzano reciprocamente proprio per quel che sono e l’eventuale coinvolgimento sessuale, arriva dopo, come coronamento di un’intesa già maturata.
Il film scorre piacevolmente, fra sottili ironie e cura nei piccoli dettagli, un po’ lento nello sviluppo.
E’ sconsigliabile ad i più piccoli per alcune situazioni di tensione ed infedeltà familiare e per un accenno non risolto di consumo di droga da parte del figlio di Rosalba.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Pane e tulipani |
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Paese | Italia |
Etichetta | Non classificato |
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