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OVUNQUE SEI

85'Diseducativo  

Matteo, 35 anni, lavora come medico di pronto soccorso sulle ambulanze. È sposato con Emma, chirurgo nel suo stesso ospedale, da cui ha avuto una bambina. Un amore ormai agli sgoccioli, logorato dal tempo e dalla noia: Emma è tentata dalle avance del fascinoso primario, Matteo si sta invaghendo di una giovane allieva, Elena. Tutto precipita in una notte, quando l’auto del neo amante di Emma travolge l’ambulanza su cui Matteo presta servizio insieme a Elena…

Valori Educativi



Storia di nichilismo spicciolo che oscilla fra cliché televisivi e velleità paranormali

Pubblico

Diseducativo

Per le numerose scene a sfondo sessuale

Giudizio Artistico



Film confuso e pretenzioso. Recitazione sbiadita di Stefano Accorsi e Violante Placido

Cast & Crew

Our Review

L’incipit è adrenalinico e concitato, quasi action: una equipe di medici e infermieri, la notte di capodanno, tenta di rianimare un barbone in fin di vita. La città di Roma, luccicante e imbellettata, scorre veloce dietro ai finestrini dell’ambulanza, al ritmo frenetico dettato dall’incombere della morte.

Vita e morte: Michele Placido punta alto con il suo ultimo film, anche se in superficie l’attacco sembrerebbe quello di un tipico film italiano. Ovunque sei parla, infatti, di una giovane coppia in crisi. O meglio, di un uomo in crisi: lui è Matteo (Stefano Accorsi), medico di primo soccorso, sposato con una bella e giovane collega, Emma (Barbora Bobulova), e padre premuroso di una bambina paffuta. Fin dalle prime inquadrature, però, il suo sguardo privo di luce e i suoi movimenti quasi meccanici non lasciano spazio a molti dubbi: Matteo sembra aver perso interesse per il lavoro e per la carriera, ma soprattutto non riesce più a vedere nella moglie la ragazza che l’ha fatto innamorare, ormai troppi anni prima.

Ancora due scene e comincia davvero a materializzarsi lo spettro di una banalissima storia di ordinario adulterio: una notte in cui Matteo è di turno sull’ambulanza, Emma cede alle insistenti avance del suo primario, l’ombroso Leonardo (Stefano Dionisi). Nello stesso momento, dentro l’abitacolo di un’ambulanza lanciata verso l’ennesima morte annunciata, suo marito sta scoprendo una nuova complicità con Elena (Violante Placido), dolce studentessa dagli occhi blu.

Quindici minuti di prologo, e siamo convinti di avere già visto questa storia mille volte, di essere stati sufficientemente edotti sulla noia coniugale dai film di Muccino e colleghi, oltre che da tonnellate di fiction televisiva.

È proprio qui, però, che la storia ci sorprende, imboccando una via ben poco praticata dal cinema italiano. Quella stessa notte, infatti, l’ambulanza di Matteo ha un terribile incidente, causato dall’auto di Leonardo (che in quel momento è al telefono con Emma!), e si inabissa nel Tevere.

Quando Matteo e Elena riemergono miracolosamente dalle acque, il film cambia marcia e tono. Il ritmo si dilata, e il perfetto concatenarsi degli eventi comincia a mostrare delle falle sempre più evidenti. Perché Matteo non torna a casa? Come è possibile che non telefoni alla moglie per dirgli che è ancora vivo? Perché Emma lo crede morto, mentre lui invece continua a vivere, illuminato dalla nuova storia d’amore con la giovane Elena? Troppe domande inevase rendono difficile continuare ad immedesimarsi in un racconto che, pur nella sua banalità, fino a qui ci aveva catturato nel vortice di un ritmo incalzante. Oltretutto, i dialoghi asciutti ed efficaci della prima parte del film, dove a parlare erano soprattutto i gesti e gli sguardi, si trasformano in dissertazioni verbose e sopra le righe, artificiosamente “poetiche”. I duetti verbali tra Matteo ed Elena, che sembrano regredire a quindicenni alla prima cotta, sono francamente imbarazzanti (non stupisce che proprio su questi dialoghi siano scattate le risate dei critici al Festival di Venezia). La recitazione sbiadita di Accorsi e Violante Placido non aiuta certo a dare credibilità e spessore ai loro personaggi, già sulla carta poco convincenti e mal definiti. 

Quando ormai abbiamo del tutto rinunciato a trovare una logica che ci spieghi perché l’esistenza di Matteo e quella della sua famiglia scorrano incomprensibilmente parallele, il mistero comincia a chiarirsi. Forse Matteo non è mai riemerso dalle acque. Forse la sua storia d’amore con Elena è troppo simile a quella del suo fidanzamento con Emma. E forse, ora che Emma ha definitivamente ceduto alla corte di Leonardo, è giunto per lui il momento di uscire di scena… 

Ed ecco infine svelato l’arcano. Matteo è solo un ricordo, sospeso tra la vita e la morte, che agonizza nella debole memoria dei suoi cari, in attesa di spegnersi definitivamente. Elena è il suo tentativo di resuscitare l’amore per Emma, in una dimensione sublimata e perfetta, perché la vita l’ha soffocato nella noia…

Ecco quello che resta di Elena e Matteo, affogati nel Tevere in una notte disgraziata, ecco quello che c’è dopo la morte: nulla.

Citazioni esplicite di Pirandello e implicite di Kieslowski non riescono a rendere credibile (né commovente) un film confuso e pretenzioso, che probabilmente ambiva ad essere “metafisico”. Gli effetti speciali di cui spesso si compiace la regia di Placido (specialmente nella seconda parte del film, mentre il prologo “realistico” è molto più convincente e coinvolgente) risultano stonati e di maniera, perché è la drammaturgia, innanzitutto, a non funzionare.

L’anima è un soggetto troppo impegnativo per una storia di nichilismo spicciolo, che per giunta fatica a trovare la sua dimensione, oscillando pericolosamente tra cliché televisivi e velleità paranormali.

Autore

Autore: Chiara Toffoletto

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Titolo Originale OVUNQUE SEI
Paese Italia
Etichetta
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