NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE

2009101'10+  

Max vive con la madre e la sorella dopo il divorzio dei genitori, in una situazione di solitudine che da una parte lo spinge ad inventare racconti bizzarri e fantasiosi dove riversa le sue paure e le sue angosce, dall’altra a scaricare la rabbia contro le persone che gli stanno più vicine. Una sera, dopo uno scontro particolarmente duro con la madre, Max scappa di casa e, magicamente, salendo su una barchetta, dopo una perigliosa attraversata, si ritrova in un’isola popolata di creature selvagge. Forte della sua parlantina Max le persuade a non mangiarlo, ma anzi a farlo diventare loro re, ma anche sull’isola non si può sfuggire al rischio della solitudine e dell’aggressività reciproca e a alla fine Max capirà che deve tornare a casa…

Valori Educativi



Il film rappresenta senza dubbio uno squarcio interessante e a tratti profondo sulla psicologia dell’infanzia, anche grazie ad un approccio che rivendica il valore della fantasia come strumento di guarigione, ma ne evidenzia anche i limiti in una prospettiva che sa comunque tornare alla realtà e ai rapporti umani concreti

Pubblico

10+

Alcune scene di tensione e potenzialmente impressionanti per i più piccoli.

Giudizio Artistico



Il regista Spike Jonze (genialoide autore di film come Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee) mette il suo talento visionario al servizio del racconto, molto semplice a livello di plot, ma interessante per le sfumature conferite ai caratteri e ai comportamenti delle creature

Cast & Crew

Our Review

Quando la realtà, con le sue contraddizioni e le sue delusioni, diventa troppo dura da affrontare non è insolito che i bambini ricorrano a un mondo di fantasia che trasfiguri il reale, che loro possano dominare o dove possano esprimere liberamente le tensioni che normalmente non trovano modo di scaricare.

È quanto accade nel racconto pubblicato dallo scrittore/illustratore Maurice Sendak nel 1963, divenuto gradualmente un classico nel mondo anglosassone e ora divenuto film.

Nel caso del piccolo Max, su cui pesa la separazione dei genitori, ma soprattutto la solitudine quotidiana che l’affetto sincero della madre non riesce a compensare, l’interiorità diventa un intero mondo. Un’isola popolata dalle creature selvagge, che unisce gli aspetti di liberatorio sfogo delle pulsioni infantili (il caos delle lotte, la liberatoria distruzione delle case delle creature, le corse sfrenate e il “dormire ammonticchiati”) ad elementi inquietanti (dopo tutto la prima reazione delle creature è di voler mangiare Max e la minaccia non viene mai completamente  meno…).

Max, che è un bambino oggettivamente difficile, ha bisogno di trascorrere del tempo nello spazio meraviglioso, ma anche desolato dell’isola (in cui non a caso, però, il problema è sempre lo stesso, la solitudine), di sentirsi investito dalle creature della responsabilità di renderle felici, di imparare a districarsi tra le relazioni piuttosto complesse che le legano, affrontando ciascuna con un approccio diverso.

Ha bisogno, insomma, di fare una passo nella crescita, venendo a patti con la propria interiorità (per non usare l’impegnativo e forse eccessivo termine di inconscio), la propria rabbia e la propria aggressività per poi poter tornare alla sua casa e riabbracciare i suoi cari.

Il regista Spike Jonze (genialoide autore di film come Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee) mette il suo talento visionario al servizio del racconto, diversificando il suo stile a partire dal realismo nervoso della porzione di racconto che presenta Max nel mondo quotidiano della casa e del quartiere, per approdare alla descrizione piena di stupore dell’isola delle creature.

Proprio queste ultime, realizzate con una fusione di immagini riprese dal vivo (con gli attori impegnati a recitare la sceneggiatura su un palco per fare da base alle successive riprese), pupazzi costruiti in formato reale e immagini generate al computer, sono vitali per consentire al film di mantenere costantemente la prospettiva del giovanissimo protagonista, diviso tra paura, curiosità, esaltazione e nostalgia mentre si confronta con dei “mostri” che paiono condividere con lui molti più sentimenti di quanto non credesse.

Il racconto, in fondo molto semplice a livello di plot, si complica per le sfumature conferite ai caratteri e ai comportamenti delle creature, che con la loro inquietante fusione di affettività, aggressività e istinto, danno vita a situazioni talvolta un po’ elusive.

Il risultato è un film che forse i più piccoli faranno fatica ad apprezzare, ma che rappresenta senza dubbio uno squarcio interessante e a tratti profondo sulla psicologia dell’infanzia, anche grazie ad un approccio che rivendica il valore della fantasia come strumento di guarigione, ma ne evidenzia anche i limiti in una prospettiva che sa comunque tornare alla realtà e ai rapporti umani concreti come approdo finale.

Autore: Luisa Cotta Ramosino

Details of Movie

Titolo Originale Where the wild things are
Paese USA
Etichetta
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