Inghilterra, estate 1956. Marilyn Monroe arriva in Inghilterra perché è stata chiamata per recitare in "Il principe e la ballerina" al fianco di Sir Laurence Olivier. Il giovane Colin Clark - neolaureato ad Oxford e aspirante regista - mette piede per la prima volta in vita sua in un set cinematografico e diventa presto amico della diva. Una settimana che resterà per sempre impressa nella sua memoria...
Nell’estate del 1956 Marilyn si reca in Inghilterra per girare con Laurence Olivier “Il principe e la ballerina”. Un affettuoso resoconto di quel periodo per cercare di comprendere quel sofferente essere umano che si celava dietro la diva
Dublino, 1988. David e Mark, amici inseparabili, fotoreporter professionisti, salutano le loro mogli prima di partire per le zone di guerra del Kurdistan. Arrivati in un campo di guerriglieri curdi, assistono all'arrivo dei feriti in un ospedale improvvisato fra le rocce. L'unico dottore presente cerca di curare i feriti come può ma quelli troppo malati e sofferenti vengono soppressi con un colpo di pistola. Dopo un mese Mark torna a casa alquanto mal ridotto ma di David non c'è traccia; probabilmente sta tornando per un'altra strada. Mark non riesce a riprendersi e la moglie previdente lo affida alle cure di suo nonno, un valente psichiatra: probabilmente Mark porta dentro di se un terribile segreto...
Roma 1974. Guido è un artista d’avanguardia che vive come imperativo l’idea di essere provocatorio e anticonvenzionale, nella vita e nell’arte. Ama sua moglie Serena e i due figli, Dario e Paolo, di 10 e 5 anni, ma non evita di tradire la prima con le belle modelle con cui lavora, e di tenere i secondi al riparo solo il minimo indispensabile dai disordini di una vita sregolata. All’indomani di una mostra d’arte contemporanea milanese, dove Guido ottiene cattive recensioni per una sua performance che vorrebbe essere provocatoria ma che risulta solo ridicola, la coppia va in crisi. Guido incolpa Serena di averla voluta seguire a tutti i costi, deconcentrandolo. Serena, intanto, si lascia affascinare dagli umori femministi che circolano nel mondo dell’arte e accetta di seguire la gallerista Elke, con i bambini, in una vacanza in Provenza per sole donne. Quando Serena torna in Italia, è cambiata. La famiglia esplode, poi si ricompone, tra gioie e dolori, tutto sotto gli occhi dei due bambini, incolpevoli testimoni di uno stravolgimento dei costumi in un Paese che sta cambiando.
La famiglia Kim (padre, madre, una figlia, un figlio) vive di sussidi di disoccupazione, saltuari lavoretti e abita in un umido seminterrato. Il figlio Ki-woo ha però un piano; stampando documenti falsi, riesce a farsi assumere come tutore in inglese dell’adolescente Da-hye, figlia maggiore dell’agiata famiglia Park. La giovane signora Park appare molto alla mano e ingenua e così Ki-woo sviluppa un nuovo piano: con degli stratagemmi riesce a far passare per maestra di disegno sua sorella Ki-jung che può così intrattenere il piccolo e ipercinetico Da-song Park. Infine con metodi truffaldini, riesce a far licenziare l’autista e la domestica tuttofare, per far assumere rispettivamente suo padre e sua madre, senza però mai denunciare i legami di parentela che esistono fra di loro. L’inganno sembra perfetto ma qualcosa di imprevisto accade....
Nel 1949 si concluse la guerra civile cinese con la vittoria del partito comunista e più di un milione di combattenti del Kuomintang furono costretti a rifugiarsi nell’isola di Taiwan spezzando l’unità di migliaia di famiglie. Solo quarant’anni dopo le autorità taiwanesi autorizzarono un solo viaggio all’anno ai suoi ex-combattenti per consentir loro di raggiungere la Cina Continentale per andare a trovare i propri parenti. Ne approfitta Liu Yansheng, ormai vecchio e vedovo, che decide di tornare a Shanghai per rivedere la sua prima moglie Yu-e che fu costretta ad abbandonare quando era incinta, senza aver mai potuto vedere il figlio. La situazione è complessa perché anche Yu-e nel frattempo si è unita con un matrimonio di fatto al soldato comunista Lu, dal quale ha avuto altri due figli…
Jamie è un giovane che di mestiere fa il rappresentante farmaceutico con spregiudicatezza e intraprendenza ma a tempo pieno si dedica a sedurre ragazze, a volte per suo piacere, a volte per ricavarne un profitto professionale. Maggie è una giovane artista, afflitta precocemente dal morbo di Parkinson. Forse è per questo motivo che accetta con disinvoltura nuove relazioni sessuali: vuole evitare qualsiasi forma di legame duraturo perché sa che il suo stato peggiorerà e non vuole essere di peso a nessuno..
Annie Parker ha 12 anni e sta vivendo spensierata con i suoi genitori e sua sorella quando sua madre muore di cancro. Diventata adulta, anche la cara sorella l’abbandona per la stessa malattia. Annie è convinta che il cancro che ha colpito la sua famiglia abbia un carattere ereditario e inizia a studiare il problema. Inesorabilmente, il cancro arriva anche per lei e inizia a raccontare attraverso delle lettere l’evoluzione della sua malattia alla dottoressa Mary-Claire King, l’unica che condivide l’ipotesi dell’esistenza di un tipo di cancro che si trasmetta geneticamente…
Marilyn Monroe è stata la ragazza del piano di sopra che ogni uomo vorrebbe avere. La ragazza a cui si alza la gonna in “Quando la moglie è in vacanza” (1955) di Billy Wilder. Quel refolo di vento filtrato dalle grate della metropolitana su una strada di New York, davanti ad un cinema, mentre si bolle dal caldo, contribuì in maniera determinante a istituzionalizzare l’icona della bellezza, della gioventù, degli anni migliori della vita. L’immagine di Marilyn si è fissata nel tempo, e resiste al tempo. Marilyn Monroe è un mito che si nutre di se stesso. Divora se stesso. E si alimenta incessantemente. Nell’ultimo ventennio non si contano biografie, filmati, rivelazioni e documenti secretati venuti alla luce. Piccoli tasselli di un mosaico che ruota sempre attorno a due elementi: il sesso e la morte. Con chi si accompagnava (e come, e dove) la diva hollywoodiana; e chi l’ha uccisa. Neppure il serio e sobrio Clint Eastwood, nella sua recente biografia per immagini di Hoover, è riuscito a tenersi alla larga da questa morbosa attrazione. Nel film non vediamo né lei né il Presidente J.F. Kennedy in una camera d’albergo: ma sappiamo sin troppo bene che sono loro. Joe Di Maggio, il mitico giocatore di baseball, marito follemente innamorato dell’attrice, lo ha spiegato sin troppo bene. Marilyn custodiva in sé la dannazione di non essere amata. Non credeva che un uomo potesse veramente amarla. Questa insanabile ferita Marilyn se l’era procurata durante l’infanzia. Padre sconosciuto, madre instabile mentalmente, una dozzina di famiglie dove è stata in adozione, un finto genitore che le ha usato violenza. E poi mariti a ripetizione. E depressione. Medicinali per il sonno, per tenerla sveglia, per la paura di non farcela, per la fiducia di farcela: insomma per tutto. Infine la morte. Le illazioni sui mafiosi amici della famiglia Kennedy, che avrebbero dato una mano nel farla addormentare per sempre.
Finalmente un film su Marilyn ci risparmia sconcezze, illazioni, supposizioni. E prova, con semplicità disarmante, a farci capire chi è stata questa donna bellissima e sfortunata. Il film è “Marilyn” (“My Week with Marilyn”) di Simon Curtis, tratto dalle memorie dello scrittore inglese Colin Clark. Marilyn nell’estate del 1956 si reca in Inghilterra per girare con Laurence Olivier “Il principe e la ballerina”. L’attrice americana è sposata con lo scrittore Arthur Miller, e al cospetto di un attore come Olivier, che scandisce le battute di Shakespeare divinamente, è intimorita. La
lavorazione è un disastro. Marilyn ha inspiegabili ritardi, si impappina, si tormenta, piange, crolla e fugge dal set. Il mondo sembra sprofondarsi sotto i suoi piedi e trascinarla in fondo. Ha bisogno di aggrapparsi a qualcuno, ad un amico: e lo trova nel giovane Colin Clark, assistente tuttofare di Olivier. Colin è un ragazzo modello. Viene da una famiglia di intellettuali (suo padre è un Lord, celebre storico dell’arte), ha studiato a Eton e Oxford, ma vuole fare il cinema. Insieme passeranno una settimana indimenticabile: l’attrice troverà la forza di concludere il film; il ragazzo custodirà per tutta la vita l’indelebile ricordo di quei giorni. “Marilyn” ha l’impianto della favola romantica. E questo a molti ha fatto storcere il naso. La storia di Marilyn deve essere coniugata sempre sul versante della dannazione. Ma l’aver contravvenuto a questa regola, in definitiva, è il bello del film. Pensare che una diva al massimo della celebrità, che quando appariva in strada bloccava il traffico, e se entrava in un locale magnetizzava tutti gli sguardi, tenesse sul comodino la foto della madre e quella del presidente Abraham Lincoln (lo aveva scelto come padre, perché di quello vero non aveva mai visto il volto), è un faro acceso sui demoni che hanno accompagnato l’esistenza di Marilyn. Nel film ci sono pochi attori ma buoni. Michelle Williams è un’appropriata Monroe, così come Kenneth Branagh è un perfetto Olivier. Meglio guardare Marilyn Monroe nel finale in stile “Nuovo Cinema Paradiso” che spiarla dal buco della serratura.
There are no reviews yet.