LE IDI DI MARZO (F. Olearo)

Stephen Myers è l'addetto stampa di un governatore democratico che sta gareggiando per le elezioni presidenziali americane. Lui è un idealista, crede nei valori che il suo candidato vuole promuovere, mentre Paul Zara, suo capo diretto e responsabile della campagna, cerca solo i migliori mezzi illeciti ed illeciti per vincere. Stephen capirà a sue spese che non c'è spazio per gli ideali in politica....

Durante le primarie americane vissute all'interno dello staff di un candidato democratico, il giovane addetto stampa, scoprirà a sue spese che gli ideali sono solo parole mentre ciò che conta è la diffamazione e la corruzione. Un'analisi lucida di un valido Clooney come regista e attore ma senza un lume di speranza per il futuro. Nelle recensioni di Franco Olearo e Claudio Siniscalchi  ma ma senza un lume di speranza per il fut


Valori Educativi



Lo sguardo di Clooney è lucidamente critico ma senza una luce di speranza. La storia di una gravidanza indesiderata è trattata con troppo cinismo

Pubblico

16+

Una storia non bella di amori troppo facili e di gravidanze scomode

Giudizio Artistico



Ottima recitazione di tutti i protagonisti. Mano sicura di Clooney nella regia. La sceneggiatura vuole apparire intelligente e sofisticata, fino a volte sembrare artificiosa

Cast & Crew

Sceneggiatura

George Clooney

Sceneggiatura

Grant Heslov

Sceneggiatura

Beau Willimon

Sceneggiatura

Our Review

Nella prima sequenza Stephen,  addetto stampa dello staff del candidato democratico, si accerta che nella sala dove parlerà il governatore Mike  Morris sia tutto pronto. Fa la prova microfono e declama uno degli slogan del suo candidato liberal:"non sono cristiano, non sono ateo, non sono ebreo e nemmeno mussulmano. La mia religione, ciò in cui mi riconosco, è la sola Costituzione degli Stati Uniti d'America". Stephen  svolge il suo compito con puntiglio e passione,  convinto che l'uomo che sostiene porterà grandi trasformazioni al suo paese. Ha anche dei chiari principi: "l'importante è fare la cosa giusta e tutto andrà a posto".

Nella scena finale Stephen, ormai capo responsabile della campa gna del governatore , si trova nuovamente davanti ad un microfono ma questa volta per esser intervistato lui stesso  su come è riuscito a costruire il successo ormai evidente del suo candidato. Si appresta a impiegare parole sicuramente scelte con cura (il film non entra in questo dettaglio) , ma sappiamo  ormai che per lui i bei discorsi  sono diventati gusci colorati che nascondono corruzione, inganni e scandali tenuti ben segreti.

Il film si sviluppa fra questi due momenti: in mezzo c'è la storia di (de)formazione di Stephen, l'abbandono dei suoi ideali per approdare al più freddo e spregiudicato dei macchiavellismi. Ha  imparato a fare i suoi interessi e a crescere salendo sui corpi di coloro che è riuscito ad buttare a terra.

George Clooney dirige con mano  sicura questa cupa storia, adattamento dall'opera teatrale Farragut North di Beau Willimon.
Un po' come  Clint Eastwood,  Clooney ha innanzitutto qualcosa da dirci e non si preoccupa di infiorare il film con scene d'effetto o particolari movimenti della cinepresa: sta addosso ai protagonisti con molti primi piani e il baricentro del film è tutto  nei dialoghi.  La sceneggiatura è intelligente (troppo) e sofisticata come ci ha ormai abituato un certa produzione americana recente (come The social Network , scritto da Aaron Sorkin , altra interessante finestra sull' intelligentia americana). Ma si tratta in fondo del modo di esprimersi di un mondo che cerca di dire mostrando di non farlo o mostra di dire tutto ma in realtà non dicendo nulla.

I responsabili della campagna di entrambi i partiti (due ottimi Philip Seymour  Hoffman e Paul  Giamatti ) sono i mentori di questo ragazzo troppo idealista (ma fragile perché ambizioso). "Fammi ragionare" dice come prima cosa  Paul Zara, quando Stephen gli confida di aver avuto un abboccamento con il responsabile della campagna avversaria che lo vuole dalla sua parte: come in una partita a scacchi, l'importante è soffocare qualsiasi emozione e studiare le contromosse per trarre in inganno l'avversario. Anche Ton Duffy, il responsabile della campagna repubblicana è abile nel doppio gioco: ha voluto quel'incontro riservato con Stephen non perchè lo voglia realmente nelle sue file, ma solo per incastrarlo in una situazione imbarazzante e fargli perdere il posto.  

 Il film si muove come su due piani: quello delle conferenze ufficiali davanti ai giornalisti e ai simpatizzanti, dove viene espressa la quintessenza di un tipico messaggio democratico (non mandare più  i propri ragazzi al fronte, istruzione per tutti, matrimonio per i gay, solo auto elettriche nei prossimo decennio) e quello delle manovre sotterranee per vincere: fabbricare  il discredito dell'avversario con notizie false o vere a metà, comprarsi con la corruzione chi può spostare voti che possono risultare determinanti.
In questa storia si inserisce anche una giovane ragazza, una stagista: ormai sappiamo dalla stessa cronaca  passata che le stagiste sono delle vere mine vaganti e il film conferma la tradizione:  anche Molly (Evan Rachel Wood), forse vittima della sua stessa leggerezza,  diventa oggetto di una storia che va assolutamente messa a tacere. L'analisi disincantata di Clooney non risparmia neanche la stampa: Marisa Tomei incarna una giornalista che conosce bene l'arte del ricatto: farsi dire ciò che vuole con la promessa di non rivelare ciò che lei già sa.

Clooney non è nuovo a film di tensione civile ma questa volta la sua visione non è ottimista: In good night, and  good luck ci aveva ricordato la nobile missione della televisione, che deve sempre informare correttamente; in questo caso l'analisi della corruzione politica presente in entrambi i partiti è lucida e spietata ma l'effetto non è catartico perchè troppo evidente è la sua mancanza di fiducia nella possibilità di un recupero. Non ha nessuna ricetta da proporre nè un eroe da presentarci, com'era già successo  in Fra le nuvole , un'altra analisi spietata delle società che gestiscono i licenziamenti per conto terzi. Il  film è molto ben diretto e interpretato e  ci   dispiace per le sue conclusioni. Non è obbligatorio tornare alle ingenuità di Mr Smith va a Washington (1939) di Frank Capra, ma è troppo facile abbandonare la speranza.           
  e mano mano che la trama degli intrighi si infittiscxe, anche noi percepiano  e anche lei come ci si può aspet

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale The Ides of March
Paese USA
Etichetta
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