L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL

Carthage, Missouri. Amy Dunne scompare di casa nel giorno del suo quinto anniversario. Il marito Nick, privo di alibi e con un certo numero di segreti, diventa ben presto il sospettato numero uno di un possibile omicidio. I Dunne, infatti, non erano la coppia perfetta che apparivano – il loro rapporto idilliaco, anzi, era andato deteriorandosi dopo che da New York erano stati costretti a tornare nella cittadina natale di lui. Mentre il circo mediatico si scatena attorno a Nick, la verità attorno alla coppia si fa sempre più complessa...

Il film è un thriller ben congegnato, un’analisi spietata di un modo contemporaneo di concepire il matrimonio e una severa accusa nel potere manipolatore dei media


Valori Educativi



Il film è una severa accusa dell’ossessione contemporanea per l’esposizione mediatica del privato. Ciò che conta non è più la verità e il bene in assoluto ma la buona reputazione presso l’opinione pubblica. Un bel rapporto e sostegno reciproco fra un fratello e una sorell.a

Pubblico

18+

Scene esplicite di sesso e violenza con dettagli sanguinosi; turpiloquio

Giudizio Artistico



Fincher è bravo a scavare nella carne dei rapporti interpersonali e a mantenere la suspense del thriller, con una regia sottile, merito anche dei due interpreti principali, Rosamund Pike, enigmatica e trasformista, e Ben Affleck, perfetto soprattutto nelle scene in cui deve confrontarsi con l’opinione pubblica e i media.

Cast & Crew

Our Review

L’ultimo film di David Fincher, sceneggiato dalla stessa autrice del romanzo di successo da cui è tratto, è un oggetto complesso quasi quanto il matrimonio che ne è al centro. Perturbante, fin dalla sequenza dei titoli, che percorre con scatti volutamente troppo veloci le vie di una cittadina di provincia che ha assaggiato la crisi: i sentieri curati e i prati tagliati delle villette del quartiere dove vivono i Dunne sono un accurato mascheramento di una realtà problematica tanto quanto la finzione che i due coniugi offrono al mondo.

Una storia d’amore, la loro, che non ha resistito ai morsi della crisi economica e forse neanche alla realtà di desideri diversi e di caratteri che pian piano si rivelano differenti da quelli su cui entrambi avevano creduto di costruire il rapporto.

Gone Girl, oltre che un thriller molto ben congeniato, è anche uno studio spietato ma molto intelligente di un rapporto matrimoniale inceppato tra aspettative, imposizioni, disillusioni e manipolazioni. Fincher è bravo a scavare nella carne dei rapporti interpersonali e a mantenere la suspense del thriller, con una regia sottile e solo apparentemente di servizio, anche quando i primi misteri vengono svelati e la pellicola prende una direzione inaspettata.

Merito anche dei due interpreti principali, Rosamund Pike, enigmatica e trasformista, e Ben Affleck, perfetto soprattutto nelle scene in cui deve confrontarsi con l’opinione pubblica e i media – pronti a interpretare ogni suo gesto ed espressione per costruire una storia a proprio uso e consumo – ma bravo anche nei momenti più privati, dove si confronta con la sorella gemella Margot. Di fronte alle menzogne, inevitabili, combattute o accolte, del rapporto coniugale (e delle relazioni tra i due sessi in generale), e ancor più al teatrino della dimensione pubblica, il legame fraterno resta il luogo della verità, anche drammatica o conflittuale, ma pur sempre benvenuta.

In effetti tra l’inquietante ex fidanzato di Amy, l’amante giovane e sciocchina di Nick e soprattutto i genitori scrittori di Amy – che della figlia hanno fatto l’eroina di una serie di libri per ragazzi, trasformandola in un idolo quanto una vittima –, il panorama umano di Gone Girl si presenta alquanto desolato, e alla fine l’avvocato squalo scelto da Nick fa una figura migliore di quella di certi vicini di casa in cerca di fama per procura.

 Per essere un film di quasi due ore e mezza di durata, Gone Girl riesce a mantenere la tensione intatta fino alla fine (anche se a parere di chi scrive la scelta finale del protagonista resta per certi versi non del tutto giustificata) e, senza darlo troppo a vedere, si addentra chirurgicamente in un’analisi dura dell’ossessione contemporanea per l’esposizione mediatica del privato come pure in una articolata demolizione, forse, non tanto dell’istituzione matrimoniale in sé ma della sua versione moderna fondata su un’idea romantica tanto irrealistica quanto pericolosa. 

Autore: Laura Cotta Ramosino

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