LA SPOSA TURCA
Un vedovo che si sente morire di disperazione accetta di sposare solo legalmente una ragazza fin troppo piena di vita per liberarla dalle vessazioni maschiliste che subisce in famiglia.
Valori Educativi
Persone disperate ed immature ritrovano la speranza maturando
Pubblico
DiseducativoPer le numerose scene di nudo, frequenti espressioni volgari, ripetute rappresentazioni di uso di alcool e droghe
Giudizio Artistico
Film duro ed aspro, raccontato con passione
Cast & Crew
Regia
Fatih Akin
Sceneggiatura
Fatih Akin
Our Review
Cosa significa essere vivi? La giovane Sibel pensava che vivere significasse essere libera da ogni vincolo, godere di tutti i piaceri che la vita, appunto, ci offre. Chait pensava che vivere senza la sua Catrin non valesse la pena. Selma pensava che vivere significasse fare una carriera da uomo. Il padre e il fratello di Sibel pensavano che vivere significasse difendere il proprio onore.
Realistico come Fassbinder, espressionista come Herzog, il regista e sceneggiatore Fatih Akin ci accompagna in questo viaggio fra gli umiliati e offesi della comunità turca di Amburgo. Ci fa percepire il ruvido attrito fra buone tradizioni sclerotizzatesi e cattive pulsioni ansiose di trovare il proprio senso.
Lo fa con un film molto duro, in cui ai personaggi si lascia lambire e superare le porte di un inferno in terra. Niente mezzi termini. I personaggi desiderano essere vivi. Se si accorgono che non è possibile nemmeno sperarlo, preferiscono rinunciare all’onore, a se stessi, alla vita.
Se il francese Ozon, con i suoi Marion e Giles di CinquePerDue, si balocca con l’idea che le relazioni siano solo assestamenti momentanei di un continuo rimestarsi pulsionale, il turco-tedesco Akin, con i suoi Sibel e Chait, ci ricorda che la passione, i legami affettivi, l’amore, sono cose serie – troppo serie per ascoltare, in merito, certi registi francesi.
La sposa turca è stato premiato cono l’Orso d’Oro a Berlino e, per gli intensi toni da melodramma tragico e per la sincera pietas con cui racconta storie di personaggi derelitti e sciagurati, ricorda un altro memorabile film premiato con l’Orso d’Oro: Magnolia, di Paul T. Anderson.
Entrambi i film ci mostrano personaggi consumati dal desiderio di raggiungere la felicità in un mondo che offre tante scorciatoie per chissà dove e poche indicazioni sulla strada giusta. Personaggi che sbagliano e che pagano senza sconti il prezzo dei propri sbagli. Personaggi che non vogliono morire senza essere vissuti.
A proposito: cosa significa, dunque, essere vivi?
Sibel alla fine fa la sua scelta.
Ed è una scelta che merita di essere ricordata.
Autore: Francesco Arlanch
Details of Movie
Titolo Originale | Gegen die Wand |
---|---|
Paese | Germania/Turchia |
Etichetta | Non classificato |
There are no reviews yet.