LA CASA DI CARTA (prima stagione)
Otto persone vengono reclutate per una rapina ambiziosa: irrompere nella Fábrica Nacional de Moneda y Timbre, la zecca nazionale spagnola di Madrid e stampare 2.400 milioni di euro per poi sparire senza colpo ferire. Un progetto così geniate è stato concepito da un uomo che si è attribuito lo pseudonimo di professore e che ha anche la perspicacia di associare al suo piano le persone giuste, competenti nel mondo del furto ma anche disperati, che in quest’avventura non hanno nulla da perdere A ciascun componente della banda viene dato il nome di una città (Tokyo, Mosca, Berlino, Nairobi, Rio, Denver, Helsinly e Oslo) perchè le identità di ognuno devono rimanere segrete ed è proibito instaurare relazioni personali o sentimentali. I protagonisti si nascondono per cinque mesi in una tenuta nelle campagne di Toledo per prepararsi adeguatamente: il piano è stato concepito in modo che non ci siano vittime. L’entrata dei rapiratori nella Zecca ha successo e i funzionari della banca vengono presi in ostaggio, inclusa una classe di studenti in visita in quel momento. La polizia manda sul posto l’ispettrice Raquel Murillo, esperta in negoziazioni. Il professore ha escogitato un piano particolarmente valido: i giorni passano e la polizia non riesce a fare irruzione. Ma all’interno del palazzo non tutto va secondo i piani.....
Una banda guidata da un geniale professore riesce ad entrare nella Zecca di Stato e a stampare impunemente nuove banconote. Un thriller dove tutti i personaggi sono ben disegnati e i colpi di scena sono garantiti
Valori Educativi
I rapinatori-sequestratori sembrano spesso dotati di buoni sentimenti soprattutto per quel che riguarda i valori familiari; resta la negatività di tenere prigionieri, a servizio della propria volontà, degli ostaggi
Pubblico
18+Il serial è marcato VM14 per un linguaggio crudo con molti riferimenti sessuali, rapporti intimi (con nudità limitate), e violenza nei limiti del genere
Giudizio Artistico
Ben caratterizzati tutti i personaggi nelle loro aspirazioni e nelle loro debolezze. La componente thriller è gestita con abilità, in modo che ogni puntata abbia la sua buona dose suspence.
Cast & Crew
Sceneggiatura
Álex Pina
Our Review
Diciamo subito che questo serial tv di Netflix è molto ben fatto. Al di là di qualsiasi analisi dettagliata del come abbia ottenuto questo risultato (sceneggiatura, regia, recitazione) conta l’impatto sullo spettatore: chi inizia a vedere le prime puntate desidera andare avanti fino alla fine. Si tratta di un’empatia che si innesca non solo per la componente thriller in sé, che è comunque generosa di colpi di scena a ogni puntata ma per l’interesse che si prova nei confronti dei vari personaggi (che sono davvero tanti e così diversi ma proprio per questo ognuno finisce per inmedesimarsi con uno di loro). Di essi conosciamo il presente ma anche il passato, il loro coinvolgimento nella rapina ma anche i loro affetti familiari, i loro innamoramenti, i loro momenti di malinconia. Ecco che Mosca, che ha coinvolto nella rapina anche il figlio Denver, resta sconvolto dalla notizia che il figlio ha soppresso un ostaggio (notizia che poi si rivelerà falsa) e desidera costituirsi. Dell’ispettore Raquel conosciamo i suoi problemi familiari (divorziata da un marito violento, deve occuparsi della figlia e della madre svampita). Siamo anche al corrente del dramma di Nairobi, esperta in falsificazione di banconote, ai cui è stata tolta la figlia per darla in adozione a un’altra famiglia; Rio, esperto informatico, resta sconvolto quando viene a sapere dalla televisione che i suoi genitori non lo riconoscono più come figlio dopo che hanno saputo che anche lui è nella lista dei sequestratori. Ci sono dei momenti molto belli quanto insoliti in un seria TV: in risposta all’ostaggio Monica, segretaria e amante di Arturo, direttore della Zecca e uomo sposato, che chiede una pillola per abortire, Denver si slancia in una difesa appassionata del diritto di tutti i bambini di nascere e riesce a far cambiare idea alla donna. Addirittura unica è la conversazione fra uno dei rapitori e Arturo, criticato per la sua doppia vita sentimentale, durantela quale viene sviluppata una difesa del “santo matrimonio”. Evidentemente si tratta di una frase che può ancora esser inserita in un serial spagnolo senza destare problemi, mentre in uno italiano sarebbe stato inconcepibile, se non in bocca a un sacerdote.
Si comprende ben presto che non ci troviamo di fronte al classico schema dove ci sono i cattivi da una parte e i bravi poliziotti che sventano il colpo dall’altra: i rapitori sono spesso tratteggiati come carichi di umanità, pronti ad aiutare chi ne ha bisogno mentre i poliziotti non sono esenti da pecche e da debolezze. Siccome ogni puntata corrisponde circa a un giorno trascorso, è come se poliziotti e delinquenti firmassero ogni mattina il cartellino, pronti a fare con scrupolo il loro mestire su fronti diversi, quasi non ci fosse alcuna distinzione fra chi si trova dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliata.
Si tratta di una tendenza che ormai ha preso un’ampia diffusione: il film La truffa dei Logan, uscito da poco nelle sale, prospetta una situazione simile: un bravo padre di famiglia, rimasto disoccupato, suo fratello, che ha perso il braccio per servire la partia in Irak, si mettono insieme ad altri specialisti dello scasso per rapinare il giro di commessee di una corsa automobilistica. La polemica sociale sottesa dal film da parte del regista Sodergergh è chiara: di fronte a una situazione sociale, negli Stati uniti, marcata sempre di più dalle disuguaglianze, rubare soldi sprecati nelle scommesse appare un gesto alla Robin Hood. La casa del papel si pone con un atteggiamento molto simile, personaggi spinti ai margini della società non compiono in fondo neanche un furto nel puro senso della parola perché non tolgono il denaro a nessuno ma si mettono a fabbricarlo. In Spagna è ancora vivo il movimento degli Indignados del 2011 che fece scendere nelle piazze migliaia di persone oppresse dalla grave crisi economica ed è su questo atteggiamento che punta il professore, sperando di avere l’opinione pubblica dalla propria parte.
Come hanno chiaramente sottolineato Armando Fumagalli e Paolo Braga in un loro saggio (P. Braga, G. Gavazza, A. Fumagalli -The Dark Side – 2016 – Dino Audino Editore), nella nuova serialità (almeno nei canali a pagamento), i protagonisti sono molto spesso degli antieroi. Gli antieroi hanno il vantaggio di poter venir disegnati con un chiaro-scuro più marcato e non si tratta in genere di lavori con un approccio nichilista: in fondo il male è tratteggiato come male perché non vengono nascoste le conseguenze negative di un comportamento criminale. Nel caso di questo serial la situazione è più ambigua: è vero che tutti i personaggi di La casa di carta sembrano brave persone che vivono per un sogno segreto che deve servire per riscattare il loro passato ma il principio che il male finisce per far pagare dolorosamente la scelta fatta non è particolarmente rispettato: forse per esigenze di copione il confronto sequestratori – polizia sembra improntato a uno meticoloso bilanciamento politically correct fra le due parti.
Occorre inoltre aggiungere che le situazioni amorose che si sviluppano all’interno e all’esterno della Zecca hanno ben poco di romantico. Si avviano dei rapporti perché una donna ha bisogno di venir consolata, oppure un’altra deve ringraziare il rapitore che le ha salvato la vita o un’altra ancora si offre nella speranza di poter venir liberata. Anche la relazione che instaura l’ispettrice Raquel sembra una forma di fuga dalla propria solitudine.
Alla fine, fra un errore della polizia, una contromossa del professore, la situazione è di completo stallo e, terminata la prima stagione, è in onda in questo periodo la seconda sulla piattaforma Netflix, mentre sono iniziate le riprese della terza. Non importa in fondo scoprire quando la Zecca verrà liberata o se gli scasinatori si porteranno realmente via milioni di euro; è molto più interessante seguire le vicende, le alleanze, i litigi, gli amori dei protagonisti…
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | La casa del papel |
---|---|
Paese | Spagna |
Etichetta | Non classificato |
Tematiche-dettaglio | Banda armata |
Tematiche (generale) | Furto |
Francesco
Sto vedendo solo ora la serie, e una cosa che mi dà particolarmente fastidio è l’assoluta incongruenza della linea temporale… la 12° puntata inizia a circa 50 ore dall’inizio dell’assalto (2 giorni e 2 ore): e in soli 2 giorni due ostaggi sono stati feriti, sono stati sul rischio di morire, poi operati, si sono ripresi, e una dei due ha pure avuto tempo di imbastire una relazione completa con un sequestratore. Il Professore ha conosciuto il commissario, e i due si sono innamorati. Idem il percorso di Berlino con la sequestrata… In DUE giorni tutta ‘sta roba?
Lo so, è un prodotto tv. Ma è chi l’ha scritto che ribadisce a ogni inizio di puntata la scansione temporale, mica ne era obbligato! E allora occorre scandirla con una cadenza più possibile… Nessuno si chiede se un’inchiesta di Colombo, di Derrick, di NCIS o CSI quanto dura, e manco ci interessa: proprio perché sono gli sceneggiatori a non farcelo notare. Ma se tu lo sottolinei a ogni puntata, allora devi starci attento.
Sto vedendo solo ora la serie, e una cosa che mi dà particolarmente fastidio è l’assoluta incongruenza della linea temporale… la 12° puntata inizia a circa 50 ore dall’inizio dell’assalto (2 giorni e 2 ore): e in soli 2 giorni due ostaggi sono stati feriti, sono stati sul rischio di morire, poi operati, si sono ripresi, e una dei due ha pure avuto tempo di imbastire una relazione completa con un sequestratore. Il Professore ha conosciuto il commissario, e i due si sono innamorati. Idem il percorso di Berlino con la sequestrata… In DUE giorni tutta ‘sta roba?
Lo so, è un prodotto tv. Ma è chi l’ha scritto che ribadisce a ogni inizio di puntata la scansione temporale, mica ne era obbligato! E allora occorre scandirla con una cadenza più possibile… Nessuno si chiede se un’inchiesta di Colombo, di Derrick, di NCIS o CSI quanto dura, e manco ci interessa: proprio perché sono gli sceneggiatori a non farcelo notare. Ma se tu lo sottolinei a ogni puntata, allora devi starci attento.
Francesco
Bello.
Bello.
Francesco
Bello.
Bello.