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KOBRA KAI

6 stagioni14+ , Sport

Arrivata alla sesta stagione con 65 episodi (di cui 5 previsti per il 2025), la Serie TV Cobra Kai, intrattiene adolescenti e adulti uniti dall’amore per lo sport da combattimento più famoso al mondo, il Karate. Complici, anche, i film anni ’80 a cui è ispirata: The Karate Kid. Disponibile su Netflix

Oramai cresciuti, Daniel Larusso e Johnny Lawrence sono rimasti storici rivali a causa delle loro trascorse giovanili ostilità risolte a colpi di karate durante i tornei cittadini. Quanto accaduto da adolescenti li ha però segnati nel profondo, portando Daniel ad essere un affermato uomo d’affari nel campo automobilistico, con una famiglia solida e un matrimonio sereno, mentre Johnny segnato dalle sconfitte ottenute, vive in modo disordinato e con una famiglia del tutto sfasciata. Due destini troppo diversi condizionati dalle conseguenze di quella contrapposizione che andava ben oltre il karate. Nel corso della serie ci si rende conto, infatti, che quanto ognuno ha realizzato o non realizzato dipende dalla capacità con cui si sono affrontate le varie vicissitudini della vita. Ognuno ha risposto in modo diverso ai colpi ricevuti e, in questo scenario, si vede come le arti marziali non sono solo un modo per prendere a pugni l’altro, ma una scuola di vita che li porterà nel tempo e nel coinvolgimento delle persone che sono loro accanto, a misurarsi costantemente con se stessi, con le proprie fragilità nell’arte difficile di esser padri.


Valori Educativi



La redenzione che alcuni cercano nel riscatto di scelte di vita errate. Non si è inesorabilmente condannati ma c’è sempre la libertà di scegliere. Famiglie affiatate e relazioni genitori-figli che si misurano nelle scelte quotidiane. Il confronto con l’altro può aiutare a migliorarsi.

Pubblico

14+

Scene di violenza. La frequentazione di due persone non sposate che concepiscono un bambino. Una relazione omosessuale: una ragazza mostra di essere bisex (nella prima serie). Linguaggio non sempre controllato, uso di alcol con scene di persone ubriache.

Giudizio Artistico



I continui rimandi ai film, con flashback ben dosati e mai invadenti, aiutano a contestualizzare la serie tv che si aggancia saldamente alla storia raccontata nei film. Questo presuppone la conoscenza di quanto accaduto nei film (non necessariamente) ma spiega anche il successo della serie tra i più grandi.

Cast & Crew

Our Review

Cobra Kai

I film di Karate kid hanno avuto un gran successo negli anni ’80: 4 film con un remake del 2010, The Karate Kid. La leggenda continua che sebbene nelle intenzioni sembrasse un remake, di fatto presenta qualcosa di nuovo parlando di kung-fu – essendo in Cina – e non più di karate, di origine giapponese, di cui, invece, si parla nei film originali. 34 anni dopo, il successo ottenuto, trova una naturale continuazione in questa serie tv oramai giunta alla sesta edizione prevedendo 5 episodi nel 2025 e un punto di domanda su una possibile settima stagione. A dimostrazione della validità del format “Karate Kid”, in cantiere, per fine 2024, è previsto il continuo dell’ultimo film della saga.

Cobra Kai è un mix di spin-off e sequel benevolmente accolta non solo da coloro che hanno visto i film originali, ma anche dagli altri che, di conseguenza, sono invogliati a vedere i film originanti (consigliati prima della visione della serie onde evitare ovvie spoilerizzazioni). Non tema, comunque, chi non ha visto i film: si goda, invece, la serie tv.

Illustre assente nella serie Cobra Kai – anche se costantemente richiamato con salti nel passato e citazioni a gogo – è il maestro Mijaghi (interpretato da Pat Morita che meritò, per il ruolo, una candidatura all’Oscar).

La sceneggiatura è dominata dal contenzioso tra scuole di karate diverse che nascondono, neanche troppo, visioni diverse della vita: lo sport è parabola di vita, di modo di leggere il reale e in grado di condizionare, nel bene e nel male, le scelte dei singoli. Inizialmente sono due le scuole di karate, poi diventano tre: ciò che ne risulta è la possibilità di cogliere del buono nelle diverse prospettive riconoscendone l’originalità e permettendo, in questo modo, di potersi arricchire sempre dal confronto con l’altro (il diverso).

Filo conduttore di tutta la storia si può individuare nel tema della paternità esercitata in vari modi nonostante limiti e inadeguatezze dei personaggi: anche in questo si eredita l’intuizione della famosa trilogia di film ispiranti che aveva fatto del rapporto maestro-allievo, lo specchio della relazione padre-figlio. La serie dimostra di essere un’ottima modalità per riflettere sul tema della paternità, dei modi in cui è esercitata, della sua assenza o della presenza quando non è in grado di essere all’altezza dell’ideale alto a cui si dovrebbe ispirare.

Bene e male si confondono nel cuore umano senza, a volte, una chiara distinzione. La dottrina paolina (“voglio il bene ma faccio il male…” del cuore umano) trova qui una ripresentazione scenografica esemplare: non esistono angeli ma uomini in cammino che “ci provano” e che, se vogliono, possono cambiare (lo stesso maestro Mijaghi, ideologizzato inizialmente, dimostra di avere nel proprio passato ombre che si scoprono nel corso della serie).

Trattandosi di un prodotto che mira soprattutto ad un pubblico adolescenziale, vi si trovano tutte le tematiche proprie dell’età: amicizia, amore, aiuto, complicità, perdono.

Interessanti sono gli esempi di redenzione riproposti a più livelli nella serie tv e che dimostrano come la libertà di tutti di scegliere, tra bene e male, c’è sempre.

Probabilmente, per una sottomissione al pensiero dominante, si è inserita una relazione omosessuale (una ragazza mostra essere bisex): segno di come anche nella serie tv si accolgano stereotipi diffusi dominanti anche quando appaiono chiaramente irrilevanti ai fini della storia. È vero che non appare troppo invadente per occhi abituati a molto altro, ma di certo resta una stonatura di cui si poteva fare a meno e che non fa bene a nessuno.

Ultime note per le famiglie. È bene anche dire che, in alcuni episodi, c’è fin troppa violenza, dovuta a combattimenti esagerati che non sempre avvengono nel rispetto delle regole e delle persone: da questo punto di vista un “anche meno” avrebbe evitato di appesantire alcuni episodi. Oltre tutto questo genera anche l’idea, nei più piccoli, che se non conosci le arti marziali non ti puoi difendere: ovviamente quest’idea non può essere condivisa, dato che la violenza non è mai la chiave di risoluzione di episodi di bullismo.

Autore

Autore: Enzo Vitale

Details of Movie

Paese  USA
Tematiche (generale)
Tipologia
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