Lorenzo è un adolescente di 14 anni che vive da solo con la madre separata. Ha problemi a relazionarsi con i suoi compagni, vive in un mondo tutto suo ed invece di passare una settimana bianca con la scuola decide di rintanarsi in cantina. Capita per caso in cantina la sorellastra Olivia, una giovane di 25 anni tossicodipendente. Il loro rapporto è inizialmente molto teso ma poi iniziano a conoscersi meglio...
Da un romanzo breve di Niccolò Ammanniti, Bernardo Bertolucci porta sullo schermo un piccolo film di speranza su un adolescente che ha problemi a relazionarsi con il mondo e una ragazza tossicodipendente
Mosca, al giorno d'oggi. Un ragazzo ceceno è accusato di aver ucciso il suo patrigno. Le prove appaiono schiaccianti. La giuria popolare, formata da 12 uomini, si riunisce in camera di consiglio. Un solo giurato ha dei dubbi sulla effettiva colpevolezza del ragazzo; a poco a poco, rivedendo tutte le prove a suo carico, altri giurati iniziano ad essere meno sicuri del giudizio di colpevolezza...
Sono ormai sette mesi che l’adolescente Angela è stata violentata e uccisa nella campagna non lontano dalla sua casa. Mildred, la madre, non si dà pace e per scuotere il torpore della polizia fa affiggere tre grossi cartelli stradali che chiedono a Willoughby, lo sceriffo della contea, perché non ci sia stato finora neanche un arresto. Lo sceriffo è molto apprezzato dalla comunità locale e quei cartelli suonano come un insulto. Quando lo sceriffo si suicida perché ammalato gravemente di cancro, la gente pensa che la colpa del gesto debba ricadere su Mildred …
Roma 1974. Guido è un artista d’avanguardia che vive come imperativo l’idea di essere provocatorio e anticonvenzionale, nella vita e nell’arte. Ama sua moglie Serena e i due figli, Dario e Paolo, di 10 e 5 anni, ma non evita di tradire la prima con le belle modelle con cui lavora, e di tenere i secondi al riparo solo il minimo indispensabile dai disordini di una vita sregolata. All’indomani di una mostra d’arte contemporanea milanese, dove Guido ottiene cattive recensioni per una sua performance che vorrebbe essere provocatoria ma che risulta solo ridicola, la coppia va in crisi. Guido incolpa Serena di averla voluta seguire a tutti i costi, deconcentrandolo. Serena, intanto, si lascia affascinare dagli umori femministi che circolano nel mondo dell’arte e accetta di seguire la gallerista Elke, con i bambini, in una vacanza in Provenza per sole donne. Quando Serena torna in Italia, è cambiata. La famiglia esplode, poi si ricompone, tra gioie e dolori, tutto sotto gli occhi dei due bambini, incolpevoli testimoni di uno stravolgimento dei costumi in un Paese che sta cambiando.
Alaska è la discoteca che nasce nel bel mezzo della storia del film, ma è soprattutto l’insegna al neon che emette la stessa luce fredda che illumina la maggior parte delle scene. Protagonisti di questa storia sono Nadine (Astrid Begès Frisbey), una giovane e bella francese di 20 anni, e Fausto (Elio Germano), un italiano che vive a Parigi e lavora come cameriere in un grande albergo. I due si incontrano per caso sulla terrazza dell’hotel e tra loro nasce subito un forte sentimento. Per fare colpo su Nadine, Fausto finisce in prigione per due anni durante i quali non smette di pensare e scrivere a lei. Intanto la giovane ragazza diventa una modella professionista. Uscito dal carcere Fausto ritrova Nadine e va a vivere con lei. I due cominciano una storia d’amore intensa ma ostacolata dal desiderio di lui di migliorare la propria condizione. Le loro vite sembrano dividersi, ma proprio quando Fausto sta per sposare la figlia di un ricco imprenditore, torna in aiuto di Nadine….
Gabby è una studentessa di medicina che si è da poco traferita nella casa accanto a quella di Travis. I loro primi incontri sono alquanto tempestosi ma in realtà si sono piaciuti fin dall’inizio. Le difficoltà non sono poche: lui è uno scapolo impenitente, lei ha un fidanzato dottore che indirettamente gli potrà garantire una professione piena di soddisfazione. Ma l’amore che nasce fra loro è proprio quello giusto, quello che dà loro lo slancio per abbandonare la vecchia vita e costruirne una nuova.
Soheila è un’infermiera che non trova nel lavoro quell’ equilibrio che è necessario per dare serenità ai suoi pazienti: la sua vita privata infatti si è spenta da quando deve vivere in casa con un marito, di professione ginecologo, che continua a tradirla. Azar ha bisogno di lavorare e riesce ad essere assunta come segretaria dallo stesso ginecologo marito di Soheila; i soldi le servono per recuperare una certa indipendenza visto che sta per divorziare dal marito, che ha trovato come amante una donna già divorziata. Masha è una giovane studentessa universitaria innamorata di un suo compagno, ma grande è la sua delusione quando scopre che lui la tradisce con una compagna del suo stesso college…
Bernardo Bertolucci. Un grande maestro del cinema italiano. Sopravvalutato? Non si direbbe. Passerà alla storia per un film sessualmente, culturalmente, antropologicamente dirompente, “Ultimo tango a Parigi” (1972), per un film prolisso ed epocale, “Novecento” (1976) e per un film da Oscar, “L’ultimo imperatore” (1987). Purtroppo si dovrà ragionare anche su un film inutile, “Io e te”, tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammanniti. Il romanziere, come è noto, è annoverato fra la schiera dei “cannibali”. Scrittori duri, senza pietà, privi di speranza. E Bertolucci nel finale di “Io e te” prova a imporre la speranza. Si gioca tutto sulla speranza. E concediamogliela, la speranza. La storia si chiude bene. Amen. Purtroppo è il film che si regge male. Lorenzo, quattordicenne con una famiglia disastrata, in cura dello psicoanalista, vive solo con la madre, in una bella casa borghese. Il padre ha un’altra figlia con un’altra donna. Esiste solo nei ricordi e nelle telefonate (alla madre, mai al figlio). Il ragazzo sta bene da solo. Non ha amici. Le cuffie attraverso le quali ascolta la musica, lo isolano dal resto del mondo. Invece di passare la settimana bianca con la scolaresca, decide di tapparsi per una settimana in cantina. Si eclissa dalla vita. Una settimana al buio? Il film ha bisogno di almeno un elemento nuovo per sfuggire alla morte per inedia. Ecco allora materializzarsi la sorellastra, poco più grande di lui. Bella, strana, tossicodipendente persa. Prima si comincia con toni sin troppo aggressivi. Poi man mano l’intensità scende. Alla fine, dopo una settimana, i due protagonisti escono insieme. Lei ripulita dalla droga, lui dai tormenti della mente? Bertolucci ci crede. Il romanzo di Ammanniti un po’ meno. Ma non è questo il problema. A predominare nel film è la noia. Ora, qui si potrebbero aprire discorsi infiniti su disagio giovanile, solitudine, tossicodipendenza, crisi della famiglia, decadenza sociale. Tutti argomenti seri. Ma che col film di Bertolucci poco c’entrano. La mancanza di credibilità della storia li azzera. “Io e te” non è un film sul malessere della gioventù (che per ovvie ragioni esiste, ed è una questione tremendamente cruciale). Riguarda il malessere degli intellettuali europei. Decadenti, materialisti, nichilisti, scettici, atei. Bernardo Bertolucci è stato uno di loro. Ora che il processo di desocializzazione ha reso l’Europa un deserto valoriale, guardano stupiti le macerie. E si interrogano, angosciati. E invocano la speranza. Bene si dirà. Meglio tardi che mai! Il problema è che ormai artisti come Bernardo Bertolucci non hanno più niente da dire. Hanno partecipato sin troppo attivamente al cambiamento del mondo. Hanno assaltato, e poi incendiato, il Palazzo d’inverno. Adesso ci stanno seduti comodamente dentro, dopo aver seguito e guidato tutte le mode possibili ed immaginabili, la liberazione sessuale, la liberazione della psiche, la liberazione dal capitalismo, la rivoluzione, il maoismo, il postmodernismo, la disumanizzazione. Ora che tutto è crollato, guardano il vuoto del Palazzo dove dimorano. E si sentono soli. Hanno ucciso il padre in tutte le maniere possibili. Ora si interrogano sul padre dov’è.
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