Lorenzo è un adolescente di 14 anni che vive da solo con la madre separata. Ha problemi a relazionarsi con i suoi compagni, vive in un mondo tutto suo ed invece di passare una settimana bianca con la scuola decide di rintanarsi in cantina. Capita per caso in cantina la sorellastra Olivia, una giovane di 25 anni tossicodipendente. Il loro rapporto è inizialmente molto teso ma poi iniziano a conoscersi meglio...
Da un romanzo breve di Niccolò Ammanniti, Bernardo Bertolucci porta sullo schermo un piccolo film di speranza su un adolescente che ha problemi a relazionarsi con il mondo e una ragazza tossicodipendente
Paul Asher è un giovane promettente giornalista, con una buona preparazione anche teologica, che si è fatto conoscere per un suo reportage in Afghanistan dove aveva raccolto le riflessioni di soldati di fede cristiana che stavano combattendo in quel paese così lontano e ostile. Il suo ritorno in patria risulta particolarmente difficile: la vista di tanta sofferenza ha incrinato la sua fede e si sente responsabile della crisi coniugale che sta attraversando perché per seguire la sua passione professionale ha finito per trascurare sua moglie che ora vuole lasciarlo. In un momento così difficile per la sua vita inizia a intervistare uno strano personaggio che dichiara di essere Dio…
Emma Woodhouse ha 21 anni, è bella, ricca e intelligente. Orfana di madre, vive con il padre nella loro residenza non lontana dalla cittadina di Highbury, a sud di Londra. La loro casa è frequentata spesso dal suo amico dai tempi dell’infanzia Mr George Knightley, più grande di lei di 16 anni e fratello maggiore di suo cognato. Emma si è messa in testa di combinare un matrimonio fra la sua nuova amica, la dolce Harriet Smith di diciassette anni e Mr Elton, il vicario del villaggio, nonostante il parere contrario di Mr Knightley. Alla fine Emma dovrà riconoscere che il suo amico: era stato più perspicace di lei nell’intuire il gretto opportunismo di Mr Elton. D’altronde Emma, non riesce neanche a comprendere veramente se desidera innamorarsi di qualcuno e di chi, fino a quando qualcosa accade nella sua vita…
Angie non è molto fortunata nel lavoro e la sua vita familiare è alquanto dissestata, con un ragazzo da allevare e un padre che non si è più fatto vedere. Ma crede di saper far bene una cosa: il collocamento di manodopera immigrata nelle tante fabbriche che operano intorno a Londra. Ha decisione e grinta da vendere e avvia quindi un'agenzia di collocamento assieme a una sua amica. Ma le cose non sono così facili come aveva sperato...
David ha 24 anni, è un giovane tranquillo senza troppe ambizioni, gestisce l‘affitto di alcuni appartamenti del palazzo in cui vive e ha un impiego saltuario come giardiniere del comune di Parigi. Aiuta sua sorella Sandrine, insegnante di inglese, andando a prendere a scuola la nipotina di 7 anni, Amanda. La vita scorre tranquilla quando in un attentato terroristico, Sandrine viene uccisa. David si trova di fronte a un problema più grande di lui: Amanda ha solo lui come parente più vicino…
Jamie è un giovane che di mestiere fa il rappresentante farmaceutico con spregiudicatezza e intraprendenza ma a tempo pieno si dedica a sedurre ragazze, a volte per suo piacere, a volte per ricavarne un profitto professionale. Maggie è una giovane artista, afflitta precocemente dal morbo di Parkinson. Forse è per questo motivo che accetta con disinvoltura nuove relazioni sessuali: vuole evitare qualsiasi forma di legame duraturo perché sa che il suo stato peggiorerà e non vuole essere di peso a nessuno..
La Prima guerra mondiale è appena terminata e Anna, come molti suoi concittadini tedeschi, piange il suo giovane fidanzato Frantz caduto in battaglia per mano dei francesi. Tutti i giorni si reca sulla sua tomba. Durante una delle sue visite al cimitero Anna incontra Adrien, un giovane francese desideroso di rendere omaggio al suo amico tedesco Frantz morto in guerra. Nella piccola comunità in cui vive Anna la presenza di un francese susciterà reazioni contrastanti tra gli abitanti, ma Adrien porta con sé anche un mistero per la famiglia di Frantz.
Bernardo Bertolucci. Un grande maestro del cinema italiano. Sopravvalutato? Non si direbbe. Passerà alla storia per un film sessualmente, culturalmente, antropologicamente dirompente, “Ultimo tango a Parigi” (1972), per un film prolisso ed epocale, “Novecento” (1976) e per un film da Oscar, “L’ultimo imperatore” (1987). Purtroppo si dovrà ragionare anche su un film inutile, “Io e te”, tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammanniti. Il romanziere, come è noto, è annoverato fra la schiera dei “cannibali”. Scrittori duri, senza pietà, privi di speranza. E Bertolucci nel finale di “Io e te” prova a imporre la speranza. Si gioca tutto sulla speranza. E concediamogliela, la speranza. La storia si chiude bene. Amen. Purtroppo è il film che si regge male. Lorenzo, quattordicenne con una famiglia disastrata, in cura dello psicoanalista, vive solo con la madre, in una bella casa borghese. Il padre ha un’altra figlia con un’altra donna. Esiste solo nei ricordi e nelle telefonate (alla madre, mai al figlio). Il ragazzo sta bene da solo. Non ha amici. Le cuffie attraverso le quali ascolta la musica, lo isolano dal resto del mondo. Invece di passare la settimana bianca con la scolaresca, decide di tapparsi per una settimana in cantina. Si eclissa dalla vita. Una settimana al buio? Il film ha bisogno di almeno un elemento nuovo per sfuggire alla morte per inedia. Ecco allora materializzarsi la sorellastra, poco più grande di lui. Bella, strana, tossicodipendente persa. Prima si comincia con toni sin troppo aggressivi. Poi man mano l’intensità scende. Alla fine, dopo una settimana, i due protagonisti escono insieme. Lei ripulita dalla droga, lui dai tormenti della mente? Bertolucci ci crede. Il romanzo di Ammanniti un po’ meno. Ma non è questo il problema. A predominare nel film è la noia. Ora, qui si potrebbero aprire discorsi infiniti su disagio giovanile, solitudine, tossicodipendenza, crisi della famiglia, decadenza sociale. Tutti argomenti seri. Ma che col film di Bertolucci poco c’entrano. La mancanza di credibilità della storia li azzera. “Io e te” non è un film sul malessere della gioventù (che per ovvie ragioni esiste, ed è una questione tremendamente cruciale). Riguarda il malessere degli intellettuali europei. Decadenti, materialisti, nichilisti, scettici, atei. Bernardo Bertolucci è stato uno di loro. Ora che il processo di desocializzazione ha reso l’Europa un deserto valoriale, guardano stupiti le macerie. E si interrogano, angosciati. E invocano la speranza. Bene si dirà. Meglio tardi che mai! Il problema è che ormai artisti come Bernardo Bertolucci non hanno più niente da dire. Hanno partecipato sin troppo attivamente al cambiamento del mondo. Hanno assaltato, e poi incendiato, il Palazzo d’inverno. Adesso ci stanno seduti comodamente dentro, dopo aver seguito e guidato tutte le mode possibili ed immaginabili, la liberazione sessuale, la liberazione della psiche, la liberazione dal capitalismo, la rivoluzione, il maoismo, il postmodernismo, la disumanizzazione. Ora che tutto è crollato, guardano il vuoto del Palazzo dove dimorano. E si sentono soli. Hanno ucciso il padre in tutte le maniere possibili. Ora si interrogano sul padre dov’è.
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