IN MEMORIA DI ME (Olearo)

2006113'14+

Andrea entra come novizio nel monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia. E' venuto a provare la solidità della sua vocazione e l'Ordine (presumibilmente quello dei Gesuiti) vuole mettere alla prova lui. Incontra altri giovani come lui:  Fausto che è in piena crisi e che abbandonerà presto il convento: Zanna che si muove su un ideale alto di solidarietà verso il prossimo ma non si adatta ad una vita così piena di privazioni ed ubbidienze. Marco è incerto: viene apprezzato per il suo impegno intellettuale ma non sa se desidera veramente restare...

Valori Educativi



L’autore non credente affronta un tema di fede con malcelata polemica riducendo la vocazione sacerdotale al problema di come realizzazione se stessi

Pubblico

14+

E’ richiesta una certa maturità per analizzare criticamente il messaggio dell’autore

Giudizio Artistico



Lo stile austero di questo emulo di Marco Bellocchio richiede uno spettatore paziente e comprensivo

Cast & Crew

Our Review

Il giovane regista, già autore del bel film Private (2002) si mantiene coerente con la scelta stilistica di raccontare storie  in ambienti rigorosamente delimitati  (nel primo una casa palestinese occupata forzatamente da soldati israeliani, nel secondo le mura di un convento su di un'isola). Una scelta che ha l'obiettivo di concentrare l'attenzione sui personaggi  e sui loro contrasti nel primo caso, sui conflitti interiori dei protagonisti nel secondo.

Per affrontare il tema della fede ci sono vari modi: c'è quello dell'assoluta umiltà, come nel caso de Il grande silenzio dove un regista credente riprende la realtà di un convento di clausura timoroso perfino di modificarne l'ambiente con l'impiego di luce naturale, pronto a registrare consuetudini millenarie e momenti di preghiera come segno di  un colloquio continuo con Dio.

Il modo dichiarato da Saverio Costanzo è quello di cercare di parlare di fede senza essere un uomo di fede. Si può? Molto probabilmente si, se con onestà intellettuale si affronta il problema registrando con serena obiettività ciò che si  vede e ciò che si sente in un seminario, dove appunto è ambientato il film, cercando di comprendere le motivazioni che hanno spinto questi giovani a un tale passo.
Apparentemente la storia si sviluppa proprio in questo modo: il confronto è fra  Andrea, un intellettuale a cui nulla è mancato nella vita ma che ora vuole di più da se stesso, Fausto che si sente troppo fragile e debole per un simile cammino di perfezione e Zanna, più orientato a un Vangelo semplice e predicato in mezzo alla gente, poco tollerante della rigida disciplina dell'Ordine.
In realtà è lo stesso presupposto iniziale a rendere fallace la ricerca di Costanzo: non credendo, non accetta neanche che gli altri possano credere e la ricerca dei tre giovani si riduce a ciò che consente loro di realizzarsi. Non c'è la descrizione di ciò che da sempre è stata chiamata vocazione, cioè il capire da parte di un novizio e chiedere a Dio l'aiuto per capire, cosa Egli voglia da lui. Le quasi due ore del film sono due ore di seduta psicoanalitica (Zanna confessa di aver più volte tentato di suicidarsi) all'interno di un bellissimo convento palladiano.

L'autore non riesce neanche a trattenersi dall'inserire malcelate polemiche nei confronti della Chiesa gerarchica o di chi crede in genere: il film allora non è più una onesta ricerca ma diventa un film a tesi e il contesto non è più realistico ma è in realtà  volutamente deformato.

Fausto è chiaramente in crisi vocazionale (di notte si mette a sbattere la testa contro il muro) ma stranamente i suoi educatori non lo convocano o peggio non se ne curano. Quando poi Fausto una notte abbandona il seminario, il sacerdote loro tutore chiarisce ad Andrea che "è giusto che Fausto  se ne sia andato,  se non voleva restare. Comunque sono cose che non ci riguardano" E' difficile pensare a un educatore così freddamente indifferente al destino dei propri ragazzi.
In un'altra sequenza il Padre Superiore raggiunge i giovani che sono in cappella in preghiera e volta le spalle al tabernacolo, guardandosi bene dall'inginocchiarsi.
A più riprese viene ribadito  ai seminaristi che hanno l'obbligo di denunciare le manchevolezze dei loro compagni (in effetti Andrea subisce  una seduta pubblica di accuse nei suoi confronti), il tutto fatto senza carità, al solo scopo si sottolineare l'ambiente repressivo.
Infine il Padre Superiore, l'unico che sembra avere un certo equilibrio e un minimo di umanità non perde occasione per sottolineare la posizione elitaria del sacerdote, invece che al servizio di tutti: "noi solo abbiamo il diritto di insegnare che non è la libera decisione del cuore ciò che conta e non è l'amore che ci accontenta ma il mistero".

Costanzo si è dichiarato allievo di  Marco Bellocchio e lo si vede chiaramente sia nella composizione delle scene sia nella sua  polemica incontenibile verso tutto ciò che sa di religioso: a dispetto del tono dimesso e dell'apparenza politically correct, In memoria di me si può accostare da questo punto di vista, a L'ora di religione.

Autore: Franco Olearo

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