IL TEMPO DI VINCERE – WHEN THE GAME STANDS TALL
La storia vera di uno dei più leggendari allenatori di football americano, Bob Ladoucer, che risollevando la situazione critica della squadra dei De La Salle High School Spartans, fece in modo che riuscissero a vincere 151 partite consecutive, record di qualsiasi altra squadra in qualsiasi altro sport americano. Un film sul valore dello sport nella formazione dei giovani. Disponibile su Amazon Prime, YouTube, Google Play Film, Apple TV, Chili.
È il 6 dicembre 2002: la squadra di football americano dei De La Salle High School Spartans è imbattuta da 150 partire: un record storico. E sta per battere il suo stesso record. È guidata dal famoso allenatore Bob Ladoucer. I giocatori di questa squadra portano avanti il loro programma di allenamento, grazie al loro coach, soprattutto puntando su uno spirito di squadra che va ben oltre la profonda complicità sul campo: sono e si sentono fratelli nella vita. Tutto questo è reso possibile anche dalla profonda fede del loro allenatore. Non tutti, però, nella squadra, sono aperti e disposti a sacrificarsi per gli altri: c’è chi punta a mettersi in mostra, a cercare il primo posto. Tra questi, ad esempio, c’è Chris Ryan che è ad un passo dal battere un record imbattuto da anni nello stato della California, nella cui lega milita la squadra. Gli straordinari risultati raggiunti dalla squadra, oltre ad attirare i più dotati atleti dello stato, ottengono anche le invidie e i contrasti degli altri allenatori che si rifiutano di continuare a battersi in un campionato che sembra impossibile da gestire considerata la superiorità tecnica e sportiva della squadra scolastica dei De La Salle Spartans. Questo li spinge a gareggiare nei campionati di livello superiore, ma il forte stress a cui è anche soggetto il coach, gli procura un infarto e un momentaneo stop negli allenamenti. Anche se continuano con l’ausilio del sostituto, i risultati non sono gli stessi e oltre a perdere le imbattibili qualità tecniche, smarriscono anche il senso profondo del loro stare assieme, segreto per ogni vittoria. Quando, allora, il coach Bob ritorna, capisce che ai ragazzi necessita un’esperienza forte: decide di portarli in visita in una struttura medica che si occupa di sopravvissuti e veterani di guerra. Qui, gli atleti comprendono il significa e l’importanza del gioco di squadra. Ma hanno ancora da imparare sul campo: quanto gli serve per la loro vita…
Valori Educativi
Il senso di responsabilità. L’amicizia tra gli atleti (ma anche tra il coach e il suo vice). L’attenzione ai bisogni degli altri nei momenti di difficoltà
Pubblico
10+La scena di omicidio che segna la trama è fatta con grande delicatezza e rispetto evitando di infastidire chi guarda. Il coach ha il vizio del fumo. In una scena si parla di rapporti prima del matrimonio ed è deriso chi dice di aver fatto voto di purezza
Giudizio Artistico
Il film potrebbe apparire, ad alcuni, lento nei dialoghi, ma chi cerca il contenuto a discapito del sensazionalismo lo apprezzerà (anche se, non mancano, scene degli straordinari gesti atletici). Le musiche accompagnano ottimamente le scene cariche di emozioni e gli esaltanti momenti sportivi. Ottime le riprese atte a mostrare la dinamicità di questo sport.
Cast & Crew
Jim Caviezel
Michael Chiklis
Alexander Ludwig
Laura Dern
Regia
Thomas Carter
Our Review
«Abbiamo un programma che si basa su degli ideali. Ma alcuni con le loro ambizioni li hanno messi da parte: ci siamo persi con la smania di celebrità e di gloria, per la pressione importante di restare imbattuti»: questa la frase – chiaramente motivazionale – che apre un film ispirato ad una storia vera attraverso l’adattamento di un libro (il cui titolo è anche quello dell’originale americano) When the Games Stands Tall di Neil Haynes (del 2003) e che offre chiaramente il tono del contenuto (lo tradurremmo in italiano con “quando il gioco si fa duro”).
Alla scena iniziale che presenta il film segue l’elenco dei principali primati sportivi nel campo del football americano fino ad arrivare al 2003 quando le vittorie ininterrotte erano 150: e stavano ancora continuando…
Questo è l’inizio di un film (chiaramente un chistian movies) con tutte le prerogative di piacere agli appassionati del genere sportivo e che può dare tanto a chi si pone, senza pregiudizi, alla visione. Un mix di storie di atleti, famiglie, impegni, che si intrecciano e che animano il racconto.
Obiettivo della squadra è «cercare l’azione perfetta» e mai, come chiarisce all’inizio l’allenatore, restare imbattuti. Sarà lui stesso, infatti, a dire ai ragazzi: «Non vi chiediamo di essere perfetti in ogni partita. Quello che vi chiediamo è quello che vi dovreste chiedere: uno sforzo perfetto dallo snap al fischio finale» (per i non esperti di football americano, lo snap è il momento in cui, durante la partita, le due squadre, poste una di fronte all’altra e pronte a scontrarsi con tutta la fisicità possibile che tale sport richiede, iniziano il gioco). Il film è chiaramente cattolico e più che semplicemente cristiano (sebbene ci siano diverse scene che ci mettono in un ambiente di natura protestante): lo dimostrano alcuni dialoghi e il fatto che, in uno dei centri di educazione, appare una statua di san Giovanni Bosco (il culto dei santi è tipico dei cattolici).
È dato ampio spazio ai dialoghi disseminati di perle di saggezza che aiutano a far pensare lo spettatore: «La famiglia non è solo legami di sangue: ci sono anche quelli che ti apprezzano senza condizioni» tanto per fare un esempio. E lo stesso coach, a tal riguardo, mentre dimostra di essere un padre per ognuno dei suoi allievi, non lesina nel far capire che tanti difetti e limiti e con la consapevolezza che anche lui deve migliorare e crescere… anche nell’essere un buon padre per i propri figli. Altro tema centrale del film è l’amicizia fraterna presentata, oltre che nei dialoghi, nel gesto assai originale del tenersi per mano, a coppie, degli atleti all’inizio di ogni partita: ma non solo.
Nel momento più drammatico del film non sono dissimulate le domande sul perché del male subito ingiustamente, della sofferenza, del dolore e non sembra si cerchino risposte di comodo o superficiali, ma sempre si offrono piste per aiutare a riflettere, senta troppa retorica, con la capacità di presentare lo smarrimento del cuore umano davanti alla sofferenza e al dolore. Il film vuole essere anche un aiuto per imparare ad affrontare le sconfitte e che mentre «il lavoro di squadra porta alla vittoria» come leggiamo su un primo striscione, i ragazzi imparano che non conta perseguire ad ogni costo la vittoria: in una scena, infatti, si contrappongono due striscioni e come i ragazzi, oramai maturati grazie agli errori commessi, comprendono che non conta vincere ad ogni costo.
Senza troppi giri di parole, il film, nelle parole dello stesso allenatore, fa capire che lo sport di squadra (e l’obiettivo che lui ha nell’impegnarsi in questo lavoro) sta nel formare uomini affidabili nella vita. Non si tratta, quindi, della ricerca della fama (che può far male a sé stessi e agli altri) ma imparare a sacrificarsi, anche per il bene altrui. Ultima annotazione: nei titoli di cosa sono mostrati diversi spezzoni di filmati originali della vera squadra e dei due allenatori, amici nella vita oltre che sul campo.
Autore: Enzo Vitale
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