IL RITRATTO DEL DUCA
Se lo stato non mostra attenzione alle necessità dei pensionati e dei reduci di guerra, perché non comportarsi come Robin Hood, cioè togliendo ai ricchi per darlo ai poveri? E' questo il pensiero che si è affacciato alla mente di un pensionato in questa divertente e ironica commedia in puro stile inglese
Londra, 1961. La National Gallery acquista per 140.000 sterline il Ritratto del duca di Wellington, opera di Francisco Goya. Lo espone il 2 agosto e dopo solo diciannove giorni viene rubato: il primo (e finora l’unico) furto subito dalla prestigiosa Galleria inglese. Il ladro è Kempton Bunton, un tassista di 60 anni, che porta avanti alcune battaglie sociali. Una di queste è rivolta a fare in modo che il governo esenti dal pagamento del canone televisivo tutti i pensionati reduci di guerra. È sposato con Dorothy, che però resta all’oscuro della malefatta che il vecchio marito è riuscito ad attuare… fino a che, una volta scoperto, non restituisce il quadro e affronta il processo.
Valori Educativi
Un marito, una moglie, due figli molto uniti, con la tendenza però,da parte di due di loro, a compiere azioni illegali
Pubblico
10+Il furto, pur realizzato non per scopi di lucro, potrebbe lasciare interdetti i più piccoli
Giudizio Artistico
Un film ironico in pieno stile english, con due attori d’ eccezione: Jim Broadbent e Helen Mirren
Cast & Crew
Regia
Roger Michell
Our Review
Una storia alquanto curiosa, realmente accaduta e ben raccontata dal regista Roger Michell come opera ultima vista, la sua recente prematura scomparsa (22 settembre 2021). Come tante pellicole degli ultimi due anni, anche questa è arrivata in sala con non poco ritardo: è stata presentata al Festival di Venezia nel 2020, e solo di recente si è resa disponibile nei cinema italiani.
Una commedia godibile e divertente, squisitamente british.
Per l’ambientazione, prima di tutto. Londra e il suo hinterland, case e arredamento in uno stile inglese anni ’60 e Newcastle , inquinata dalle fornaci a quel tempo ancora attive delle fabbriche di porcellana.
Per la tematica. Una storia vera, che fa riflettere. Un uomo semplice che attraverso le sue imprese riesce ad arrivare a parlare con “i potenti” e portare davanti a loro la buona causa per cui si è impegnato. Addirittura, Kempton dice di sé stesso: “combatto l’ingiustizia sociale, sono Robin Hood!”, il leggendario eroe inglese che rubava ai ricchi per regalare ai poveri.
Per il tipo di battute e di humor. Inserendosi nella tradizione delle commedie inglesi brillanti e satiriche a tema sociale, sfodera un repertorio davvero vasto di battute e siparietti divertenti: dalle frecciatine tra la coppia dei protagonisti, ai commenti classici da telespettatore davanti alla televisione per arrivare all’apice del processo a carico del protagonista. Il suo modo di fare, arguto ma sempre onesto in modo disarmante del protagonista crea un esilarante contrasto con quella che dovrebbe essere la serietà di un’aula di tribunale. Numerose sono le occasioni capaci di dare al pubblico momenti molto divertenti, senza mai essere superficiale o volgare.
Per il cast. Quasi tutti i personaggi sono britannici. Particolarmente gradevole, a riguardo, l’interpretazione dei protagonisti: il premio Oscar Jim Broadbent, nel ruolo di Kempton Bunton, e la premio Oscar Helen Mirren, nel ruolo della dolce e severa moglie Dorothy. In diversi momenti del film viene da pensare che siano coppia anche nella vita reale. L’intesa che manifestano, la complicità, la sintonia… conferiscono alla recitazione una credibilità a dir poco emozionante. Traspare un modo diverso di rapportarsi alla vita, a causa di un importante lutto vissuto dai due: affrontato e vissuto in modo molto diverso. Anche questo dolore, però, alla fine trova una sua collocazione nell’animo di Dorothy che le consente, assieme al marito, di ritrovare la pace.
La simpatia che i personaggi riescono a suscitare negli spettatori cresce di fotogramma in fotogramma: anche dopo aver compiuto il furto e quindi essere divenuto colpevole di un reato, il pubblico non riesce a biasimare il signor Bunton.
La tematica sociale, così presente soprattutto all’inizio del film e motore dell’impresa a danno (solo parziale) della National Gallery, con il procedere del film passa in secondo piano per lasciare più spazio ai personaggi e alla loro storia. Se per alcuni è questo può sembrare un limite per l’intera pellicola, bisogna prendere atto invece che aiuta a creare un’empatia con la coppia di anziani protagonisti capace di emozionare.
Autore: Francesco Marini
Details of Movie
Etichetta | Non classificato |
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Paese | UK |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | The Duke |
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