IL MIO GROSSO GRASSO MATRIMONIO GRECO

Nella più recente produzione cinematografica, il tema delle tradizioni matrimoniali delle minoranze etniche che sono emigrate in paesi del mondo occidente più ricco, è molto frequentato.

Se questo film tratta delle minoranze greche in U.S.A., "sognando Beckman" , ci racconta di una comunita' indiana in Inghilterra, cosi' come, nella stagione precedente abbiamo visto "East is east" sulle minoranze Pachistane mentre "Jalla Jalla", era ambientato in Svezia.
Non da ultimo, "Monsoon Wedding", premiato al Festival di Venezia 2001, valorizzava il matrimonio tradizionale indiano, inclusa perfino la scelta del marito o della moglie da parte dei genitori.

Dietro queste cerimonie nuziali, che affondano le loro radici nelle tradizioni millenarie di questi popoli e dietro il successo i botteghino che questi film hanno (ll mio grosso, grasso matrimonio greco e' campione d'incassi in U.S.A.) , sembra intravedersi una affettuosa simpatia non solo verso chi continua a cercare un amore che duri tutta una vita, ma anche per le famiglie allargate, quelle piene di zii, cugini, petulanti ed invadenti, che però sono in grado di darti sempre protezione e sicurezza.

Se pensiamo che questi film sono in stridente contrasto con il premio Oscar "American Beauty", paradigma della famiglia-inferno della nostra epoca, sembra quasi che noi occidentali apprezziamo sì i matrimoni, purché siano quelli degli altri e non i nostri.
Il successo di pubblico di questi film, a dispetto di tante teorie sulla fine del matrimonio classico e della famiglia, sembrano voler sottolineare una stretta correlazione fra solidità del matrimonio e famiglia allargata: una unione matrimoniale ha più probabilità di durare quanto più trova sostegno all'interno di una struttura parentale ben consolidata.

Il bel film italiano "Casomai" che ha trattato le stesse tematiche in un contesto italiano ormai zeppo di genitori divorziati e di vocazioni per la vita da "single", si concludeva con richiesta di aiuto e sostegno da parte del sacerdote celebrante alla comunità degli amici della neo-nata coppia, unico surrogato possibile alla "grande famiglia" che non c' è più.

Tornando al nostro film, le cose si aggiustano (o quasi) quando Toula incontra e si innamora, ricambiata, di un simpatico ragazzo, Ian: peccato che sia un americano di origine WASP . Per sciogliere il nodo che si e' formato e per evitare che la relazione con lui costituisca per Toula un doloroso distacco dalle sue radici, Tim accetta di sposare la ragazza secondo il rito greco.

E' difficile capire il successo che il film ha avuto in America: si tratta di un film allegro e giovanile ma che ha comunque dei grossi difetti di sceneggiatura e la regia manca di brillantezza.

La conversione di Ian non appare pienamente giustificata e quando la famiglia di lei decide di accettarlo, il film naviga verso la fine muovendosi in acque tranquille e prevedibili, senza ulteriori sussulti di novità.

Il problema che deveaffrontare Toula, quello di essere una ragazza bruttina e stagionata, sembra che si risolva in modo quasi miracolistico, con l'arrivo di un ragazzo che si innamora di lei e che la trova addirittura bellissima.
Con diverso spessore era stato trattato lo stesso tema nel "Diario di Bridget Jones": gli handicap fisici della ragazza erano surclassati dalle sue virtù umane, sopratutto se messe a confronto con quelle dei due pretendenti, bellini sì, ma molto egocentrici.