IL GRANDE CAPO

Ravn, che ha fondato una compagnia di informatica usando -a loro insaputa- i risparmi dei suoi amici e ora soci/impiegati nella stessa impresa, decide di venderla  ad un ruvido islandese. Quest’ultimo, però pretende di trattare con il misterioso presidente della società che nessuno ha mai visto. Questo perché si tratta solo di una figura inventata dallo stesso Ravn come paravento alle decisioni impopolari prese negli anni. Ravn assume così l’attore Kristoffer per interpretare il ruolo per pochi minuti, ma la recita finisce per prolungarsi sconvolgendo le dinamiche interne alla piccola società…

Valori Educativi



Una scena di accoppiamento sessuale sbrigativo troppo disinvolta

Pubblico

18+

Alcune scene a contenuto sessuale

Giudizio Artistico



Il cinema di Lars von Trier manifesta un’estrema raffinatezza ai limiti dell’artificioso. Il film è abbastanza divertente ma alla lunga il gioco tende a stancare e mentre non manca qualche eccesso si attende con una certa ansia di giungere alla chiusura del sipario.

Cast & Crew

Our Review

Lars von Trier non ama che il suo pubblico esca dal cinema sentendosi a suo agio e per evitare che ciò accada non esita ad impiegare ogni risorsa a sua disposizione, dalle tecniche di ripresa anomale alla destrutturazione del racconto, dallo stile di recitazione all’uso delle luci, per far sì che l’esperienza cinematografica risulti per così dire “scomoda”.

In questo caso, poi, per ottenere il massimo risultato, si è inventato anche un nuovo modo di ripresa, l’Automavision, che prevede, una volta piazzata la cinepresa per riprendere una scena, di lasciare ad un computer la scelta arbitraria dei fotogrammi da riprendere. Il risultato, sconcertante per chi non sia uso alle stranezze del regista danese, è evidenziato da repentini e spesso ingiustificati salti di fotogramma, sensazioni di ripetizione dei movimenti all’interno della scena e così via.

Fondatore del movimento cinematografico del “Dogma” (una sorta di voto di povertà stilistica che nascondeva in realtà un’estrema raffinatezza ai limiti dell’artificioso), Von Trier per questa pellicola dice (proprio nel senso che fa pronunciare le parole a mo’ di introduzione e nel corso del film alla voce di un narratore un po’ beffardo – lui stesso?) di voler mettere in scena (e anche in questo caso le parole sono da intendere quasi in senso letterale visti i numerosissimi riferimenti al teatro e in particolare all’inesistente, ma austerissimo, drammaturgo Gambini) una commedia e sceglie, giustamente, due interpreti opposti per creare un contrasto comico.

Da una parte l’attore spiantato, ma assurdamente coscienzioso, Kristoffer, deciso a dare anche alla sua brevissima parte la dignità di un grande ruolo, dall’altra l’iper pragmatico Ravn, che di teatro non capisce né vuole capire nulla, ma sotto una scorza di opportunismo nasconde un animo sentimentale.

È prevedibile che l’accordo con uno scorbutico uomo d’affari islandese (e qui, naturalmente, si sprecano gli scandinavi lazzi tra nordici) richiederà ben più di un recita di qualche minuto, specie quando l’intervento della ex moglie di Kristoffer (ora avvocato che cura il contratto di vendita della società e svela all’attore gli imbrogli di Ravn), obbliga il protagonista a cercare una soluzione, tra i cavilli dei contratti di riservatezza firmati e la necessità di garantire i lavoratori (anche loro parecchio strampalati) della società.

È anche abbastanza divertente, almeno per un po’, spiare le dinamiche istaurate dal regista tra i vari personaggi (filtrate ironicamente dagli schemi teatrali astrusi di Kristoffer), ma alla lunga il gioco tende a stancare e mentre non manca qualche eccesso si attende con una certa ansia di giungere alla chiusura del sipario.

Che prevede una sorpresa dolceamara che esplicita tutto l’ambiguo rapporto di durezza e stima che von Trier ha con i suoi attori fin dai tempi dei suoi primi lavori, anche se qui, forse per fortuna, il discorso metanarrativo prende il sopravvento su possibili crudeltà narrative e fa chiudere il sipario del racconto con un pareggio tra i personaggi coinvolti.

L’unico a restare deluso sarà probabilmente lo spettatore medio, a cui von Trier aveva, con consapevole falsità, promesso una commedia e che alla fine fatica a ritrovare i fili della storia tra il moltiplicarsi dei livelli della messa in scena e gli ammiccamenti del regista.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Directøren for det hele
Paese Danimarca
Etichetta
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