IL CASTELLO NEL CIELO (Raffaele Chiarulli)
Galles, fine Ottocento. Non riesce a credere ai suoi occhi il giovanissimo minatore Pazu, che si distrae dal lavoro per seguire la scia di una strana luce accesasi all’improvviso nel cielo notturno. Ne discende dolcemente, come in un sogno o in una favola, la graziosa coetanea Sheeta, orfana come lui di entrambi i genitori e inseguita da una risma di brutti ceffi che le vogliono sottrarre un ciondolo magico. Grazie a questo, un minerale dalla provenienza sconosciuta conservato per secoli dalla famiglia della ragazzina, è possibile non solo sfidare misteriosamente le leggi di gravità ma anche ottenere la rotta per Laputa, una leggendaria città perduta che fluttua nel cielo.
Valori Educativi
L’amicizia fra i due bambini è descritta in modo profondo e autentico, che contempla concretamente l’avere a cuore il bene dell’altro e l’essere disponibili per questo al sacrificio.
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Un’animazione perfetta, risultato di disegni realizzati ancora tutti a matita, in cui spicca un senso dello spazio degno dei migliori western americani . Un’estrema attenzione alla storia e ai personaggi che emozionano perché evocano con realismo la meraviglia, l’incoscienza, e gli altri tratti tipici dell’infanzia,
Cast & Crew
Regia
Hayao Miyazaki
Sceneggiatura
Hayao Miyazaki
Our Review
Se uno dei criteri per giudicare la riuscita di un film è il suo grado d’impermeabilità agli anni, allora non c’è dubbio che questo Castello nel cielo meriti le stimmate del capolavoro. Lo prova un’animazione perfetta, risultato di disegni realizzati ancora tutti a matita, in cui spiccano la cura dei particolari e un senso dello spazio degno dei migliori western americani (e che non ha bisogno di becere “riconversioni” in 3D per creare negli spettatori l’illusione di entrare davvero a far parte dell’universo narrativo). Lo provano, soprattutto, l’estrema attenzione alla storia e ai personaggi – quelli sì, tridimensionali – che emozionano perché evocano con realismo la meraviglia, l’incoscienza, e gli altri tratti tipici dell’infanzia, compreso quell’elettrizzante ribollire di vita ancora inesploso che solo i grandi poeti riescono a descrivere. La vicenda scorre veloce nel solco della classicità, solidamente piantata in modelli sempreverdi che richiamano qua e là grandi archetipi cinematografici come Guerre stellari ma in cui trovano posto riletture dei classici di Charles Dickens, Jules Verne e Jonathan Swift (fu lui il primo a parlare di Laputa, nei Viaggi di Gulliver, citato espressamente nel film, e dopo di lui Chesterton, en passant, nelleAvventure di un uomo vivo).
Come in altri film di Miyazaki, anche in questo si parla di un’amicizia e di un miracolo. L’amicizia, quella tra i due bambini, è una cosa seria. Il legame, che per la tenera età dei protagonisti non può sbocciare ulteriormente, è un sentimento descritto in modo profondo e autentico, che contempla concretamente l’avere a cuore il bene dell’altro e l’essere disponibili per questo al sacrificio. Il miracolo è l’accadimento di qualcosa di sorprendente che turba la regolarità della vita per innalzarla su un piano superiore. Così l’avventurosa ricerca di questa Atlantide dei cieli, condotta non senza fremiti di paura su un asse verticale tra il rischio di cadere e la possibilità di volare, è innanzitutto una sfida alla solitudine dell’infanzia che asseconda un desiderio di crescita.
Tra pericoli mortali, fughe e inseguimenti, navi da combattimento in fiamme e castelli erranti, non manca, in un momento di particolare pericolo per i nostri eroi, anche una preghiera. Il cuore prende il largo e, a film finito, si abbandonano i protagonisti con la stessa ritrosia con cui si saluta un amico che parte. Questo è grande cinema.
Autore: Raffaele Chiarulli
Details of Movie
Titolo Originale | Tenkû no shiro Rapyuta |
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Paese | GIAPPONE |
Etichetta | FamilyVerde |
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