GLI SPIRITI DELL’ISOLA
Nel 1923, in una immaginaria isola irlandese, dove la vita scorre sempre uguale, si consuma il dissidio fra due amici da sempre perché uno, di mestiere violinista, vuole concentrarsi e scrivere melodie e non vuole essere disturbato dall’altro, un semplice mandriano. Un film altamente metaforico, non per tutti i palati, un grottesco ritratto delle solitudini e delle difficoltà comunicative che impediscono agli uomini di vivere felicemente in comunione tra loro. Nove candidature agli Oscar 2023
1923: Padràic e Colm sono due uomini sulla cinquantina, amici di lunga data. Vivono ad Inisherin, un’isola di fantasia al largo della costa irlandese, dalla quale giungono le notizie e gli ultimi colpi di cannone della guerra civile, che sta volgendo al termine. La vita monotona dell’isola è sconvolta quando Colm decide di troncare, di punto in bianco, l’amicizia con Pàdraic. Colm ritiene Pàdraic una persona noiosa e incolta, mentre lui, un violinista, che sa di avere ancora pochi anni da vivere, vuole dedicarli alla composizione di melodie folk che potranno restare nella memoria di tutti. Pádraic non si dà per vinto e continua ad importunare Colm, il quale minaccia di tagliarsi un dito della mano ogni volta che Pàdraic gli rivolgerà la parola. Siobhàn , la sorella di Pàdriac, cerca di mediare fra i due ma quando anche lei, amante della cultura e dei libri, decide di lasciare l’isola perché ritiene i suoi abitanti troppo ignoranti, la situazione fra i due uomini degenera…
Martin McDonagh
Martin McDonagh
Valori Educativi
Il film ci presenta protagonisti veramente antipatici (Colm, Siobhàn): due presuntuosi che credono di migliorarsi coltivando l’arte e la cultura e distaccandosi dai tanti ignoranti e pieni di difetti che popolano l’isola. Ma proprio da questo ritratto in nero, per contrasto, scaturisce ciò che è importante: l’arte nasce dalla vita, dal porsi in comunicazione con gli altri, giungere alla coscienza della propria somiglianza, della propria comune natura umana, natura di esseri impauriti, soli, bisognosi di sostegno, affetto, amore.
Pubblico
16+Presenza di scene contenenti nudità e riferimenti forti alla sessualità, linguaggio volgare, violenza e scene graficamente disturbanti
Giudizio Artistico
Film mirabilmente diretto, magnificamente scritto, ottime interpretazioni di Colin Farrell e Brendan Gleeson ma con un finale poco convincente. Nove candidature per gli Oscar 2023
Cast & Crew
Regia
Martin McDonagh
Sceneggiatura
Martin McDonagh
Our Review
La vita, sull’isola di Inisherin, sembra trascorrere come in un sogno: gli abitanti dell’isola non mostrano di avere un granché da fare, se non passare le giornate al pub a parlare del più e del meno. L’isola è uno spazio senza tempo, staccato dal resto del mondo, e sul suo paesaggio selvaggio e romantico si muovono una serie di personaggi soli, trainati da un bisogno sconfinato di comprensione, di affetto. Sono personaggi tormentati da una tragica solitudine, a cui gli ampi spazi vuoti del paesaggio fanno da drammatico amplificatore.
La vicenda prende il via bruscamente: non ci sono sequenze d’ambientazione, lo spettatore è subito proiettato nel dramma del protagonista, interpretato da Colin Farrel, che si trova da un giorno all’altro fuori dalle grazie del compagno di una vita, Colm, (Brendan Gleeson ) che considerava il suo migliore amico. Il silenzio ci viene spiegato da Colm stesso: non si tratta di una vendetta dovuta a sgarbi pregressi, né di una rabbia temporanea, semplicemente Padraic non gli va più a genio, lo trova stupido, noioso, la sua compagnia gli fa perdere tempo, lo distrae da ciò che per lui è davvero importante, cioè comporre musica. Proprio questo conflitto profondo tra bisogno degli altri e autorealizzazione professionale/artistica, tra apertura alla relazionalità (con tutti i rischi che comporta) e ripiegamento solipsistico su sé stessi, è il cuore dell’opera. Tale tema si estrinseca magnificamente in una sequenza circa a metà film in cui Pàdraic, dopo qualche bicchiere di troppo, si scaglia contro Colm chiedendogli spiegazioni. Lo scontro dialettico tra i due è lo scontro tra due diverse concezioni della vita: quella di Colm, l’artista, che vede nelle chiacchiere di tutti i giorni e nel rapporto con gli altri un’insopportabile fonte di distrazione, di rumore, che disturba la sua ricerca della melodia perfetta; e quella di Pàdraic, che oppone al desiderio di essere ricordato dell’ex amico la necessità della gentilezza, della bontà, del rapporto con gli altri come bisogno fondamentale di un umanità priva di punti di riferimento. E lo stesso Colm non è esente da tale bisogno, infatti, dopo aver concluso di comporre una melodia, lo vediamo costringere il suo cane ad una sorta di ballo di coppia, usando l’animale come surrogato di quel calore umano che ha rifiutato per dedicarsi alla ricerca estetica. Metaforicamente, l’atto di tagliarsi un dito ogni volta che l’amico gli rivolge la parola è una grottesca me meravigliosamente euristica rappresentazione del legame tra arte e vita: ciò che Colm non sembra capire è che l’arte nasce dalla vita, non da una chiusura verso di essa. L’arte per l’arte è necessariamente vuota. E ciò è splendidamente rappresentato dal fatto che ogni volta che Colm si taglia un dito per obbligare l’amico a stargli lontano, si allontana contemporaneamente anche dalla possibilità di suonare, e quindi dalla sua aspirazione estetica.
Sullo sfondo del conflitto principale si muovono una serie di personaggi secondari che servono a rinforzare i temi della solitudine, dell’abbandono, del bisogno d’amore. Siobhàn, la sorella di Padraic che vive con lui, è una donna che va verso i quarant’anni, bella ma sola, che preferisce passare le giornate a leggere libri piuttosto che interagire con gli altri abitanti dell’isola, che reputa degli ignoranti. Dominic, considerato lo scemo del villaggio, è un ragazzo con un padre violento che cerca disperatamente amicizia e amore rispettivamente in Padraic e sua sorella. E via di seguito con tutta una serie di personaggi, tutti a loro modo “sbagliati”, con caratteristiche che li rendono persone fastidiose. Che sia l’ignoranza di Dominic e Pàdraic, la saccenza di Siobhan, la presunzione di Colm, la violenza del poliziotto (il padre di Dominic) il pettegolezzo della proprietaria del negozio di alimentari, gli abitanti di Inisherin sono pieni di difetti, sono contraddittori, sono soli e in cerca d’amore ma allo stesso tempo nutrono dei pregiudizi che non gli permettono di comunicare e connettersi con i loro vicini. E non a caso gli animali giocano un ruolo importante nel film: sono lo specchio muto di un’umanità ferita, una compagnia priva di rischi e seccature, destinatari e donatori di un affetto pre-linguistico, pre-comunicativo. Torna con la figura dell’animale il tema centrale del silenzio, quel silenzio che tormenta il protagonista. Quel silenzio che deriva dalla mancata apertura all’altro e che, se rotto, permetterebbe di giungere alla coscienza della propria somiglianza, della propria comune natura umana, natura di esseri impauriti, soli, bisognosi di sostegno, affetto, amore.
Lo scrittore francese Michel Houellebecq scrive “È nel rapporto con gli altri che si prende coscienza di sé, ed è proprio questo a rendere insopportabile il rapporto con gli altri”. Così Colm, annebbiato dal desiderio di gloria, rifiuta la compagnia di Pàdraic perché l’ignoranza dell’amico gli ricorda la propria insignificanza. Allo stesso modo la sorella di Padraic rifiuta la compagnia delle donne del paese perché i loro discorsi pettegoli e volgari le rammentano quanto è lontana dal mondo letterario al quale aspirerebbe. L’arte, fatta o fruita, è un modalità di fuga dalla bassezza del quotidiano, ma è una fuga inutile, perché nasce da una chiusura: dal rifiuto del rapporto complesso con l’alterità, al quale si rinuncia in nome della propria sicurezza, della propria consolatoria e indulgente visione di sé. Ciò di cui hanno disperatamente bisogno questi personaggi è l’accettazione, prima di sé e poi, di conseguenza, degli altri. E’ il reciproco riconoscimento, al quale, dopo un’escalation non priva di tragicità, giungeranno i due amici, in un’immagine di riconciliazione finale che nel suo presentarsi non priva di una certa dose di dubbio e di ambiguità, sembra consegnarci un finale aperto che ha il gusto dolce-amaro del raggiungimento di un equilibrio precario, al quale fa da potente e allegorico parallelismo la fine delle ostilità, aldilà del bellissimo e serafico sfondo del mare d’Irlanda, su cui si chiude il film. Tale finale sembra istituire un’allegoria potente tra il rapporto dei due amici e la guerra civile irlandese, maturando un’importante lezione contemporaneamente personale e storica, che esorta a lasciare da parte gli egoismi, le differenze, le paure che ci portano a chiuderci in una visione solipsistica che, se può inizialmente apparirci rassicurante, si rivela estremamente dolorosa e manchevole, perché ci priva del rapporto con gli altri e quindi della nostra umanità.
Autore: Nicolo Pedemonti
Details of Movie
Paese | USA IRLANDA Regno Unito |
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Titolo Originale | The Banshees of Inisherin |
Luigi Maris Gandolfi
La solitudine di Colm, come di tutti gli abitanti dell’ isola è terribile credo. La mancanza di un amico con cui parlare di quello che è importante nella sua vita è un peso per lui. Ricordate quando rammenta a Pardàic come l’ amico sia riuscito a parlargli per due ore delle feci del suo puledro? La ripetizione all’ infinito dei soliti discorsi, per una vita intera diventa terribile da sopportare, per 50 anni circa ho ascoltato con affetto il mio migliore amico, poi ho dovuto prendere atto che per lui 50 anni non erano passati, ricorda episodi delle nostra vita ormai cancellati dal tempo, o meglio dall’ entropia e si intestardisce a parlarne come di cose accadute ieri. Alcune amicizie purtroppo si logorano, il modo di essere amici dovrebbe cambiare con noi. L’ errore di Colm è quello di aspettarsi dall’ amico un minimo di comprensione per il suo interesse per l’ arte, la musica. Pardàic è molto “limitato”, è una “brava persona” e non riesce nemmeno a capire il bisogno di comunicare dell’ amico, a capire quanto possa essere deprimente ascoltare una persona che pure ci è amica parlare per due ore delle feci del suo cavallino, come Pardàic riesce a fare con Colm, o di calcio, motori, lavori noiosi che non ci interessano, con relative lamentele per il lavoro, come ad esempio è capitato al sottoscritto. Colm ormai abbastanza anziano è cambiato invecchiando, sente di non avere molto tempo dinnanzi e vorrebbe creare qualcosa, musica a cui affidare il ricordo almeno del suo nome. Il suo errore è forse quello di cresere di poter essere capito dal semplice Pardàiac. Una bellissima tragedia dell’ incomunicabilità.
La solitudine di Colm, come di tutti gli abitanti dell’ isola è terribile credo. La mancanza di un amico con cui parlare di quello che è importante nella sua vita è un peso per lui. Ricordate quando rammenta a Pardàic come l’ amico sia riuscito a parlargli per due ore delle feci del suo puledro? La ripetizione all’ infinito dei soliti discorsi, per una vita intera diventa terribile da sopportare, per 50 anni circa ho ascoltato con affetto il mio migliore amico, poi ho dovuto prendere atto che per lui 50 anni non erano passati, ricorda episodi delle nostra vita ormai cancellati dal tempo, o meglio dall’ entropia e si intestardisce a parlarne come di cose accadute ieri. Alcune amicizie purtroppo si logorano, il modo di essere amici dovrebbe cambiare con noi. L’ errore di Colm è quello di aspettarsi dall’ amico un minimo di comprensione per il suo interesse per l’ arte, la musica. Pardàic è molto “limitato”, è una “brava persona” e non riesce nemmeno a capire il bisogno di comunicare dell’ amico, a capire quanto possa essere deprimente ascoltare una persona che pure ci è amica parlare per due ore delle feci del suo cavallino, come Pardàic riesce a fare con Colm, o di calcio, motori, lavori noiosi che non ci interessano, con relative lamentele per il lavoro, come ad esempio è capitato al sottoscritto. Colm ormai abbastanza anziano è cambiato invecchiando, sente di non avere molto tempo dinnanzi e vorrebbe creare qualcosa, musica a cui affidare il ricordo almeno del suo nome. Il suo errore è forse quello di cresere di poter essere capito dal semplice Pardàiac. Una bellissima tragedia dell’ incomunicabilità.
Antonio Petracchini
“La solitudine è il campo da gioco di Satana” Nabokov
Nonostante i personaggi del film agiscano in un contesto dichiaratamente cattolico non vivono la comunione cristiana e sono schiavi della solitudine maligna e della disperazione.
Ma il film è da rivedere perché aiuta a riflettere sulla nostra vita quotidiana.
Avrei preferito un finale in cui Padraic invita Colm ad andare ad abitare a casa sua e Colm che docile insieme al suo cane accetta l’invito con inquadratura finale dei due ritrovati amici che si fermano un momento sotto la statua della Madonna per guardare i suoi occhi misericordiosi
“La solitudine è il campo da gioco di Satana” Nabokov
Nonostante i personaggi del film agiscano in un contesto dichiaratamente cattolico non vivono la comunione cristiana e sono schiavi della solitudine maligna e della disperazione.
Ma il film è da rivedere perché aiuta a riflettere sulla nostra vita quotidiana.
Avrei preferito un finale in cui Padraic invita Colm ad andare ad abitare a casa sua e Colm che docile insieme al suo cane accetta l’invito con inquadratura finale dei due ritrovati amici che si fermano un momento sotto la statua della Madonna per guardare i suoi occhi misericordiosi