DEATH OF A PRESIDENT MORTE DI UN PRESIDENTE

Se George W. Bush continuerà su questa strada, si potrà ben dire che se la sarà andata a cercare. Forse non verrà assassinato, ma l’estremismo neoconservatore di Bush, il suo governo liberticida e guerrafondaio, le limitazioni della privacy, si ritorceranno su chi li ha voluti, allontanando la gente....

Valori Educativi



Corretta la legittimità di immaginare l’omicidio di una persona vera: solo, non è il massimo del buon gusto. Senz’altro infelice, in questa prospettiva, è la locandina del film che riproduce una lapide.

Pubblico

14+

Il tema trattato e il cattivo gusto di ipotizzare morta una persona vivente non interessanno ai più piccoli.

Giudizio Artistico



Se si accetta che un mockumentary riesce quando produce una sofisticata, quasi impercettibile, satira, allora Death of a President è un’opera riuscita,

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È il messaggio di un mockumentary – cioè di un falso documentario – di opposizione politica, scritto, girato e interpretato con buona tecnica. Il che non significa, però, che il film di Range sia avvincente, né che la trovata narrativa su cui è impostato sia condivisibile.

Alla fine del 2007, Bush si reca in visita ufficiale a Chicago. Una manifestazione pacifista di grandi dimensioni e di ispirazione no global, come quella che, nella realtà storica, ebbe luogo a Seattle, mette in difficoltà le forze di polizia a tutela del presidente. Durante un bagno di folla, Bush viene ucciso da un cecchino. Dato che le telecamere di sorveglianza non sono riuscite a riprendere il volto dell’attentatore, le indagini brancolano nel buio. Ne fa le spese un immigrato siriano, vittima della cultura del sospetto e della caccia alle streghe islamiche innescate dall’Undici Settembre e fomentate dall’amministrazione repubblicana. L’interesse politico di Cheney, successore di Bush, condizionerà le indagini, tanto da far trascurare la confessione del vero omicida.

Morte di un presidentefinge d’essere un’inchiesta giornalistica prodotta nel 2008 su questi eventi, alternando riprese dei fatti, e interviste alle persone coinvolte.

Il mockumentary è un genere di parodia. Mentre una caricatura fa la parodia di qualcuno accentuandone a dismisura certi tratti, il mockumentary, per mettere in ridicolo comportamenti stereotipati e modi di fare caratteristici di personaggi e situazioni, li riproduce nella maniera più aderente possibile. Si giunge a dare l’illusione che quella filmata non sia una finzione, ma una ripresa dal vero. L’ironia è molto sottile, appunto perché non c’è un’esagerazione che la indichi. Per gustare la critica, bisogna saper cogliere il perfezionismo con cui il dettaglio è stato riprodotto fino a sembrare autentico. “Com’è stato subdolo l’autore a studiare così a fondo il suo bersaglio”: è la complice considerazione che un mockumentary punta a suscitare nello spettatore.

Obiettivo centrato dal regista Range. Se si accetta che un mockumentary riesce quando produce questa sofisticata, quasi impercettibile, satira, allora Death of a President è un’opera riuscita, almeno dal punto di vista estetico. Il modo di esprimersi, di ragionare, persino la mimica della falsa guardia del corpo di Bush, della sua speech writer, dell’agente dell’FBI, intervistati in inquadratura fissa, sono copie perfette dell’atteggiarsi tipico di chi, nella realtà, riveste quelle cariche in America. L’effetto di verosimiglianza ironica è incrementato dagli inserti di riprese autentiche tratte da filmati di discorsi di Bush e manipolate digitalmente: il Bush e il Cheney che vediamo, cioè, sono quelli veri.

Nel film, invece, il realismo perde la sua ironia e acquista una vena amara e compassionevole tutte le volte che Range si volge alle vittime della vicenda – le vittime che non sono Bush –: così è con la moglie dell’islamico ingiustamente arrestato, così è anche con il figlio del milite tradito nei suoi ideali. In questi casi, il realismo vuole trasmettere dispiacere per come i repubblicani hanno dissipato quel senso della convivenza secondo regole che contraddistingueva gli Usa democratici. Le numerose riprese aeree sulla metropoli servono, dunque, per fotografare il declino di una Nazione.

Riconosciuta la libertà di protesta di un regista, resta da accertare la legittimità di esprimerla immaginando l’omicidio di una persona vera. Certo Bush sta per una politica, ma è comunque un uomo di Stato, oltretutto democraticamente eletto. Range dice di esser lungi dall’aver voluto augurare la morte a Bush – anche se è ipotizzabile che, nell’eventualità, l’autore non verserebbe lacrime copiose –. Dice di essere ricorso all’espediente shockante per fare riflettere la gente. Tutto bene: solo, non è il massimo del buon gusto. Senz’altro infelice, in questa prospettiva, è la locandina del film che riproduce una lapide.

In ultimo, si può dubitare della necessità di un mockumentary che viene dopo Farenheit 9/11, il documentario cinematografico di Michael Moore, e che, nella sostanza, dice le stesse cose. Vien da chiedersi se il cinema non sia stato troppo per Morte di un Presidente, più idoneo, invece, alla televisione.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Death of a president
Paese Gran Bretagna
Etichetta
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