COME TU MI VUOI

2007107'Diseducativo  

Giada, una brillante studentessa di comunicazioni bruttina e un po’ sciatta, è in perenne contestazione del mondo dell’apparire ma è anche bisognosa di denaro per mantenersi agli studi. Riccardo, invece, è un ricco e sfaccendato rampollo di famiglia bene, in cerca di ripetizioni per l’esame che può salvargli le vacanze. I loro destini si incrociano e, a sorpresa, tra i due nasce anche un’improbabile sentimento, che entra però presto in collisione con il mondo dorato degli amici di lui. Quasi senza rendersene conto, Giada finisce per abdicare a tutti i suoi principi in cambio della trasformazione in cigno che le garantirà il cuore dell’amato. Ma sarà proprio vero che per essere amati bisogna essere come gli altri ci vogliono?

 

Valori Educativi



Il “paradiso” cui approda Giada, tutta sostanza e impegno, è fatto di feste a base di vodka e cocaina e di un’illusione di rapporto sentimentale che prevede tanto sesso e poche chiacchiere

Pubblico

Diseducativo Alcune scene di sesso piuttosto esplicite, numerose scene sensuali e di nudo, turpiloquio e uso di droghe pesanti e leggere.

Giudizio Artistico



Il film si rivela di una banalità sconcertante e soprattutto, con l’incapacità di seguire fino in fondo un’idea/tema unico, con la sua insistenza sfrontata sul product placement

Cast & Crew

Our Review

Lo spunto di questa commedia giovanile, l’incontro/scontro tra una ragazza tutta sostanza e impegno e un ragazzo che vive solo di apparenza e divertimento, è un concept, che, nella sua semplicità, si prestava a riflessioni anche profonde. Non a caso è stato l’oggetto, una decina di anni, fa di una graziosa teen comedy americana, Kiss me (che forse gli autori di Come tu mi vuoi hanno preso, malamente, a modello), o, per certi versi, del più recente Mai stata baciata.

Purtroppo la variazione italiana del tema si rivela di una banalità sconcertante e soprattutto, con l’incapacità di seguire fino in fondo un’idea/tema unico, con la sua insistenza sfrontata sul product placement (marchi di moda, automobili, alcolici, e chi più ne ha più ne metta) e la sua morale da giornaletto da parrucchiere,un prodotto sostanzialmente organico al sistema che pretende di criticare.

A inizio pellicola la protagonista Giada, studentessa tutti trenta e lode, colpevolmente sciattina (mette i maglioni sformati della nonna e camicette “da suora laica”, è piena di brufoli, gli occhiali da secchiona e una gestualità in stile Rain man nonchè taccuini in cui appunta le proprie risentite osservazioni sul mondo superficiale in cui vive), assomiglia più ad una caricatura che a una persona reale.

Tanta ostinazione sui propri principi ci mette un attimo, però, ad infrangersi di fronte alla necessità di assicurarsi l’amato (e pure l’innamoramento repentino appare in effetti piuttosto incomprensibile), che sarebbe anche disposto a intrecciare una relazione con la “maestrina” racchia (che stranamente si rivela una bomba a letto), ma non a fare outing davanti agli amici spocchiosi.

Segue trasformazione da brutto anatroccolo a cigno, non però affettuosamente accompagnata da Sara (amica cicciottella dallo stile molto personale), ma sponsorizzata dai furti al datore di lavoro di Giada (che dai vestiti stile Caritas non si sa perché si sente in dovere di passare alle griffe ultracostose) e guidata da un’amica di Riccardo che sembra un po’ la marchesa de Merteuil delle Relazioni pericolose e un po’ il diavolo tentatore di Faust.

Il paradiso cui approda Giada è fatto di feste a base di vodka e cocaina (e per una che si dichiarava contraria anche a uno spinello la ragazza dimostra una notevole intraprendenza in entrambi i campi) e di un’illusione di rapporto sentimentale che prevede tanto sesso e poche chiacchiere.

A questo punto, in ossequio ad uno schema narrativo in verità un po’ prevedibile, il protagonista maschile (che rimane, fino a un quarto d’ora dalla fine, desolatamente privo di un proprio percorso di maturazione) svela le sue debolezze e scatena la crisi. Tranquilli, non mancherà un lieto fine un po’ raffazzonato e debolino, che in fondo implicitamente ribadisce una triste verità: quel che conta è la sostanza, ma senza una bella messa in piega e un pantalone a vita bassa di Dolce e Gabbana è difficile che qualcuno la noti.

Il film di De Biasi conduce la sua trama tra sconcertanti luoghi comuni, cambiando tema e prospettiva ogni quarto d’ora e senza mai decidere davvero che storia sta raccontando, di modo che quando l’happy end arriva non si capisce come dovremmo prenderlo.

La descrizione della vita dei ventenni universitari romani, tra notti in discoteca, feste esclusive dove il sesso, consumato o alluso, sembra l’ingrediente principale, vestiti costosissimi che fanno assomigliare le ragazze più a prostitute che a modelle, più che invidia genera un senso di infinita tristezza. Pare impossibile che l’unica alternativa a questo sia la vita di Giada, in ossessiva contestazione del mondo e solitaria tranne che per una simpatica (e ovviamente grassissima e buzzurra) compagna di appartamento, che ha curiosamente in comune con gli “altri” amici di Giada solo l’abitudine fastidiosa di usare e abusare di immagini e riferimenti religiosi quando parla di sesso e di vestiario.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale COME TU MI VUOI
Paese Italia
Etichetta
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