BORAT – STUDIO CULTURALE SULL’AMERICA A BENEFICIO DELLA GLORIOSA NAZIONE DEL KAZAKISTAN

Si può fare l’idiota, sbeffeggiare in modo volgare qualsiasi cosa, senza far ridere, uscirne impuniti, e incassare 250 milioni di dollari con un film che ne è costati 18? Si può: è il messaggio della censurabile satira demenziale ideata dal comico inglese Sacha Baron Cohen.

Valori Educativi



Con il pretesto di dar voce, a tutte quelle convinzioni che secondo Cohen in tanti, , nutrono, ma non hanno il coraggio di dire, si prendono in giro ebrei, donne, negri, cristiani

Pubblico

18+

Scurrilità costante, allusioni sessuali, una scena senza veli per parodiare, in stile trash, il sesso pornografico.

Giudizio Artistico



Si sbeffeggia qualsiasi cosa o persona con facili volgarità

Cast & Crew

Our Review

Il Kazakhstan non sta bene: ha problemi economici, sociali e… gli ebrei. Per trovare soluzioni, il baffuto cronista Borat Sagdiyev (Cohen), insieme con Azamat Bagatov (Davitian), un grasso e villoso producer della tv kazaka, vola negli Usa per studiare il modello americano. La meta è New York, ma quando Borat assiste ad una puntata del telefilm Baywatch, le curve della bagnina Pamela Anderson gli rubano il cuore. Il viaggio inchiesta diventa allora un road movie coast to coast verso Los Angeles, inseguendo il sogno di impalmare la formosa, bionda eroina e porno star. Con la sua aria ingenua e i pregiudizi che si porta dalla retrograda madre patria, Borat oltraggerà con battute pesanti kazaki, zingari, ebrei, omosessuali, donne, pentecostali, repubblicani. Se ne tornerà a casa avendo sposato, invece che Pamelona, una prostituta obesa, nera e con i capelli ossigenati.

Borat nasce dal fortunato personaggio inventato da Cohen per la trasmissione satirica Da Ali G Show, trasmessa dal 2000 in Gran Bretagna, su Channel 4, poi anche sull’americana HBO. La sua specialità: orchestrare candid camera facendo credere alle vittime di essere un giornalista dell’Est europeo, estraneo alla cultura locale, infantile e animalesco nel dar voce, senza filtro alcuno, a tutte quelle convinzioni che secondo Cohen in tanti, nel Paese ospitante, nutrono, ma non hanno il coraggio di dire (il fenomeno del politically correct). Gli ebrei sono avidi e perversi, le donne hanno il cervello piccolo, i negri hanno i pantaloni con il cavallo a penzoloni e atteggiamenti tribali, ecc.

La messa in scena si ispira all’originale televisivo, fingendo riprese dal vero a spiare le reazioni di ignari cittadini, per altro inverosimilmente bonaccioni e tolleranti, presi di mira da Borat. Con il suo accento slavo, da sotto i mustacchi modellati sui baffoni di staliniana memoria, il comico sbertuccia e va giù pesante (esempio tra i tanti: “figa di dietro”, nel suo gramlò, sta per “fondoschiena”).

Mettere alla berlina i pregiudizi, ingigantendoli, disinnescare gli scrupoli degli americani, ossessivamente succubi dell’ideologia della tolleranza, mostrare le deviazioni della culturapop a stelle e strisce… Sarebbe questa la radice intellettuale della comicità di Borat. Complice anche il fatto che Cohen è ebreo e si dichiara ortodosso, la mitica Anti-Defamation League, di solito implacabile, ha creduto così e, sul suo sito, lo ha trattato con i guanti, limitandosi a sottolineare il rischio che il pubblico meno sofisticato non colga lo spirito.

In realtà, mi sembra, Borat che s’ingroppa il suo producer, sorpreso ignudo a masturbarsi davanti alla foto di Pamela, non è un’operazione sofisticata, così come non lo sono la maggior parte di quelle espresse dal film.

Non è nemmeno particolarmente immune al politically correct far tornare in Kazakistan Borat cambiato: non più antigiudaico, ma anticristiano (un contadino kazako è legato a una croce e fatto zimbello). Anche Borat/Cohen, evidentemente, ha i suoi scrupoli.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Borat - Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan
Paese Usa
Etichetta
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