BARBIE (Francesco Marini)

In una Barbieland dove ogni cosa  è perfetta e ordinata e le donne coprono tutte le cariche di responsabilità, qualcosa va storto: se le bambole  vanno nel mondo reale, gli esseri umani  vanno a Barbieland per cercare di rimettere le cose in ordine. Un’opera molto godibile (più per adulti che per bambini, più per donne che per uomini) forse un po’ troppo prona al politicamente corretto e alla rivoluzione woke.  Su PrimeVideo

In un mondo popolato da tutte le versioni possibili e immaginabili di Barbie, la vita procede allega e ordinata: Barbieland è un luogo perfetto, ogni cosa è sempre in ordine, le Barbie (si chiamano tutte allo stesso modo) vivono la loro vita in case da favola, ogni sera fanno fantastiche feste e durante la giornata incontrano una sparuta minoranza maschile, Ken (anche loro, come le omologhe femminili, portano lo stesso nome). Un giorno succede qualcosa di strano: un avvenimento nel mondo reale modifica il comportamento della protagonista, Barbie Stereotipo, e va ad intaccare parte di questa perfezione.

L’unico modo per risolvere i problemi è andare presso la sede della Mattel per capire cosa è successo. Barbie viene seguita da Ken che, volendo fare colpo su di lei, la accompagna in California. Il modo reale diventa una sorpresa per tutti: la bambola, infatti, scopre che la sua larga diffusione non ha portato alla parità dei sessi come invece pensava. La versione maschile, da parte sua, giunge a conoscere il patriarcato.

È così necessario ricostruire l’equilibrio perduto: bambole che vanno nel mondo reale, esseri umani che vanno a Barbieland per cercare di rimettere le cose in ordine.


Valori Educativi



Un interessante il rapporto tra una madre e figlia adolescente, l’incapacità di comunicare tra loro sono le dinamiche che normalmente strutturano le sceneggiature dei film su ragazzi. Con questa lente di ingrandimento si può leggere anche l’incontro tra Barbie, alla ricerca della sua vera se stessa e la sua creatrice.

Pubblico

10+

Alcune allusioni sessuali, situazione di acceso conflitto fra uomini e donne

Giudizio Artistico



Una Margot Robbie in gran forma e un originalissimo Ryan Gosling, la grandissima cura posta nel riprodurre tutti gli oggetti e gli ambienti del mondo dei giocattoli contribuiscono al successo di botteghino di questo film ma la sceneggiatura mette in campo troppo temi senza risolverli

Cast & Crew

Our Review

Un’imponente e ben congegnata campagna pubblicitaria ha regalato un grandissimo successo di box office al tanto atteso film Barbie. Distribuito da Warner, prodotto da Mattel (l’azienda produttrice delle celebri bambole) è arrivata nelle sale una pellicola che, pur non brillando per originalità di sceneggiatura, tuttavia riesce a riprodurre sul grande schermo il magico mondo di uno dei giocattoli più diffusi e conosciuti al mondo.

Una delle cose che più colpisce è la grandissima cura posta nel riprodurre, in dimensioni umane, tutti gli oggetti e gli ambienti del mondo dei giocattoli: le bevute dai bicchieri vuoti, le onde marine di plastica, case aperte su un lato, bambole che possono scendere dal primo piano senza il bisogno di scale… proprio come quando i bambini ci giocano. Non serve un occhio esperto per accorgersi che, dietro a questa meticolosa cura dei dettagli, la Mattel ha dato la sua chiara impronta.

Il colore rosa, poi, che pervade gli ambienti costituisce quasi un marchio: il pubblico stesso (sia maschile che femminile) non ha mancato di partecipare alle proiezioni indossando un indumento o un accessorio in pendant con le tinte che avrebbe visto sul grande schermo. Proprio come nel film, anche nella realtà sembra esserci una commistione tra i due diversi mondi.

Le interpretazioni della splendida Margot Robbie nei panni della Barbie Stereotipo e un originalissimo Ryan Gosling come Ken conferiscono alle quasi due ore di spettacolo un tono molto particolare, tra il serio e il faceto. Giocattoli fanno della facile ironia su loro stessi e sul loro mondo, unitamente ad alcuni elementi di critica sociale che fanno capolino sulla bocca o nei comportamenti dei diversi attori.

Risulta interessante anche la scelta della regista Greta Gerwig di non abbracciare un solo genere cinematografico con i suoi canoni, ma di realizzare quasi una commistione: dal comico alla “critica sociale”, dalla citazione dei classici (assolutamente memorabile la citazione iniziale del capolavoro di Kubrik 2001 Odissea nello spazio) della storia del cinema al musical con numerosi canti e coreografie articolate.

La linea comica non toglie spazio ad alcuni contenuti di tipo più impegnato.

La tematica che emerge come centrale a tutto lo svolgimento della storia è sicuramente legata ai temi del femminismo: non nell’ottica di rivendicazioni di diritti, ma nella prospettiva di una parità in qualche modo mancata o rimasta frustrata nella società civile o nell’ambito lavorativo. Per contro, il patriarcato sembra essere l’origine di tutti i mali e, come logica conseguenza, fonte di soppressione e disordine. Il limite più grosso, a conti fatti, è l’impostazione troppo polarizzata: una visione della diversità sessuale in termini di concorrenza invece che di complementarietà non riesce a rendere giustizia alla realtà dei fatti.

Trova ampio spazio anche un argomento tipico dei teen movie: il rapporto tra madre e figlia adolescente. Il rapporto non semplice tra madre (segretaria della Mattel) e figlia che sta crescendo, l’incapacità di comunicare tra loro sono le dinamiche che normalmente strutturano le sceneggiature dei film su ragazzi. Con questa lente di ingrandimento si può leggere anche l’incontro tra Barbie e la sua creatrice.

Un’opera davvero intelligente e molto godibile (più per adulti che per bambini, più per donne che per uomini): forse un po’ troppo prona al politicamente corretto e alla rivoluzione woke, non lascia però delusi gli spettatori in sala.

Autore: Francesco Marini

Details of Movie

Paese  USA
Tipologia
Titolo Originale Barbie
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