TERRA DI MARIA
Un agente spagnolo viene incaricato da un’organizzazione segreta di indagare sul fenomeno incredibile del cristianesimo. Cosa spinge milioni di persone – si chiede turbato il capo della Spectre iberica che gli commissiona l’inchiesta – a credere che esista un Dio creatore, che la vita dell’uomo abbia un senso e che, addirittura, ci sia una vita dopo la morte? Carico di queste domande, l’agente segreto attraversa i continenti alla ricerca di persone che affermano di aver avuto esperienze di conversione. Sono matti? Sono dei visionari? Sono tutti complici di un gigantesco complotto? Se ci fosse invece qualcosa di vero – questa è la domanda cui non si può non rispondere – come cambierebbe la storia dell’umanità?
Un ipotetico agente segreto raccoglie testimonianze per comprendere perché tanta gente crede in Dio. Un film forte perché affronta di petto questioni fondamentali che riguardano la vita e la morte degli esseri umani senza intellettualismi, senza perifrasi, ma con la semplicità del Vangelo.
Valori Educativi
Terra di Maria è un film forte perché affronta di petto questioni fondamentali che riguardano la vita e la morte degli esseri umani senza intellettualismi, senza perifrasi, ma con la semplicità del Vangelo
Pubblico
10+Nel film si parla in maniera diretta di argomenti come satanismo, aborto, prostituzione… per cui, anche senza immagini sconvenienti e impressionanti, è sconsigliabile la visione ai bambini.
Giudizio Artistico
La forza del film sta nelle parti in cui il regista Cotelo abbandona la fiction per il documentario. Poco riuscite invece le sequenze cosmogoniche e le sacre rappresentazioni illustrate per immagini
Cast & Crew
Produzione
Simona Puscas
Regia
Juan Manuel Cotelo
Our Review
“Tutti siamo coscienti della dimensione pagana della cultura in cui viviamo, una cosmovisione che indebolisce le nostre certezze e la nostra fede. Quotidianamente siamo testimoni del tentativo dei poteri di questo mondo per esiliare il Dio vivo e supplirlo con gli idoli alla moda. Vediamo come l’abbondanza di vita che il Padre ci offre nella redenzione è soppiantata dalla giustamente chiamata ‘cultura della morte’. Costatiamo anche come l’immagine della Chiesa sia deformata e manipolata dalla disinformazione, dalla diffamazione e dalla calunnia, e come i peccati e le mancanze dei suoi figli vengano sbandierati nei mezzi di comunicazione come prova che Essa non può offrire nulla di buono. Per i mezzi di comunicazione la santità non fa notizia, sì invece lo scandalo e il peccato. Chi può lottare da pari a pari in questa situazione? Qualcuno di noi può illudersi di poter fare qualcosa che con mezzi meramente umani, con l’armatura di Saul? (cfr. 1 Sam 17, 38-39)”. Questa lunga citazione di una lettera dell’allora cardinale Jorge Maria Bergoglio – datata 29 luglio 2007 e rivolta ai sacerdoti e ai consacrati dell’arcidiocesi di Buenos Aires – serve a capire il film di cui andiamo a parlare e tutto il cinema di Juan Manuel Cotelo.
C’è il cinema e ci sono i film. Terra di Maria non ha molte possibilità di entrare nella storia della settima arte ma, dato che il suo autore non nutre alcuna ambizione in questo senso, potremmo anche smettere di parlarne in questo istante. Il dovere professionale, però, ci impone senz’altro di fare dei distinguo e in questa sede – per dare a Cesare ciò che è di Cesare – li facciamo pure, consci che, se un film come questo ha bisogno di essere contestualizzato, non significa che allo stesso tempo non meriti comunque di essere visto e soprattutto consigliato. C’è il cinema, dicevamo, quello dei Fellini, dei Kubrick, dei Tarkovskij, e ci sono film come questo: un oggetto strano, che spiazza i critici perché è difficile da recensire (e forse basterebbe questo a fargli meritare un’occhiata): di fronte a Terra di Maria, infatti, si è tentati – forti di mille visioni, mille libri, mille studi – di obiettare qualcosa: “sì,ok, ma il cinema è un’altra cosa… l’arte è un’altra cosa”. L’obiezione più sensata, forse, sarebbe quella di ammettere che la fede al cinema può trovare forme anche migliori di questa; che cioè la possibilità che un film faccia sentire lo spettatore abbracciato dall’amore di Dio non esclude l’arte cinematografica, al suo grado più alto di eccellenza, come mezzo di comunicazione. Senza andare troppo indietro nel tempo, e senza neanche scomodare i “mostri sacri” del cinema, film recenti come The Tree of Life e Uomini di Dio – realizzati, tra l’altro, da autori non cattolici – hanno saputo parlare al cuore e alla ragione dell’uomo di fede tanto quanto a quelli esteta e del cinefilo.
Juan Manuel Cotelo – che con L’ultima cima aveva conquistato gli schermi spagnoli e italiani con la storia di un sacerdote “eroe del quotidiano” – non è un regista da Oscar ma i suoi meriti vanno ben oltre le glorie terrene dei premi e delle gratificazioni. Terra di Maria è un film forte perché affronta di petto questioni fondamentali che riguardano la vita e la morte degli esseri umani senza intellettualismi, senza perifrasi, ma con la semplicità del Vangelo. Lo vedano i sacerdoti, i catechisti e i responsabili dei cineforum cattolici, e valutino se non è questa visione più appagante di quella di tanti film anti-cristiani o anti-religiosi che compaiono in molte nostre rassegne parrocchiali perché magari “hanno a che fare con il cristianesimo” (di volta in volta bisognerebbe chiedersi quale sia il vero messaggio promulgato dai vari Ermanno Olmi, Nanni Moretti, Marco Bellocchio…). Alla luce di questo, abbiamo un unico consiglio da dare al regista (proprio per non fargli perdere il confronto, sul terreno dell’arte cinematografica, con gli autori di cui sopra, che non saranno ortodossi ma restano grandi cineasti): si fidi fino in fondo del suo coraggio, degli incontri che ha fatto, della profondità teologica di cui è capace e della bellezza che salverà il mondo. Lasci perdere, invece, le sequenze cosmogoniche e le sacre rappresentazioni (illustrare per immagini la creazione dell’universo subito dopo The Tree of Life e Noah costringe a fare impietosi paragoni; dare un volto a Gesù è una sfida complessa e grandiosa che non si può risolvere con un attore qualunque…). Le critiche finiscono qui. La cornice narrativa, in cui l’agente segreto viene spedito ai quattro angoli della terra a investigare sul cristianesimo, gioca su una trovata simpatica e provocatoria. La forza del film, però, sta nelle parti in cui Cotelo abbandona la fiction per il documentario. Sarebbero bastate queste sequenze, quelle in cui i “testimoni” si raccontano, a fare di Terra di Maria un film imperdibile.
A Londra Cotelo incontra l’imprenditore newyorchese John Rick Miller, per 25 anni consigliere del governo degli Stati Uniti, un presente da apologeta a contraddire un passato da ateo militante. Da giovane aveva l’orticaria solo a sentir parlare di Chiesa Cattolica. Oggi Miller, fondatore della For the Love of God World Wide (Missione per l’Amore di Dio nel Mondo, diffusa in 350 città di 21 diversi Stati), incontra i leader mondiali a propone loro di consacrare i loro Paesi a Gesù e alla Madonna. A Bogotà, invece, il regista-agente segreto si fa raccontare dalla modella Amada Rosa Pérez il suo incredibile percorso di conversione: Amada è una donna attraente che, divenuta da giovanissima una modella di successo, ricorse tre volte all’aborto per non permettere alla novità di un figlio di cambiarle una vita che sembrava perfetta. “Mi dissero – racconta – che avere dei figli avrebbe rovinato la mia carriera, ma non mi parlarono delle terribili conseguenze che derivano dall’ucciderli”. Amada cerca in tanti modi di vincere la disperazione che dal fondo del suo cuore stava iniziando a dominarla finché un giorno, dopo anni che non succedeva, entrò in una chiesa. Da quel giorno inizia tutta un’altra storia, un’altra vita.
A Guadalajara (Messico) l’infermiere geriatrico Salvador Íñiguez passa le notti frequentando i bordelli, mettendo prostitute e travestiti di fronte a una domanda: “Quanto prendi, sorellina? Così poco? Nessuno ti ha mai detto che vali tutto il sangue di Cristo?”. Salvador ha con sé copie della Bibbia e corone del Rosario che elargisce con generosità, insieme a parole appassionate. Non giudica quelle persone sentendosene superiore ma non retrocede di un passo per annunciare loro la Verità del Vangelo. “Dio non ha figli preferiti – spiega a Cotelo – né speciali. Gesù non viene a giudicarci ma ci mostra un amore incondizionato. Non voglio che queste persone muoiano senza saperlo”. Francisco Verar – per restare in Sudamerica – è un sacerdote “nato per miracolo” (sua madre, che dopo dodici anni di matrimonio non aveva ancora avuto la gioia di un figlio, fu dichiarata sterile dai medici. Una preghiera alla Madonna fu la migliore cura per la fertilità). Don Francisco fu chiamato da Dio a costruire una missione in un angolo della giungla di Panama, dove dedicarsi ai poveri, alle donne e ai bambini che avevano subito abusi di ogni genere. Migliaia di persone beneficiano del suo aiuto e riescono, partendo da quest’angolo sperduto del pianeta, a ricominciare una vita. Qual è il segreto di don Francisco? “La Cristo-terapia”: sia don Francisco sia i suoi protetti trascorrono ore davanti al Tabernacolo in adorazione dell’Ostia consacrata. “Io non faccio niente, la colpevole di tutto è Maria”. Altro che piani pastorali e convegni…
Dalle periferie al centro dell’Impero, Cotelo va a Washington e accoglie la terribile testimonianza del dr. John Bruchalski, un medico che ha speso anni praticando aborti, nella convinzione di aiutare le persone. “Eppure aumentavano le infezioni, le depressioni, le famiglie distrutte… Mi chiedevo cosa ci fosse di sbagliato, perché i farmaci più prescritti al mondo sono gli antidepressivi”. John vive due esperienze mistiche fortissime – “mi si presentò una donna dicendo di essere la Madre di tutti gli uomini e mi chiese: perché mi stai ferendo, John?” – dopo le quali smise immediatamente di praticare aborti per offrire la sua esperienza e la sua professionalità a servizio della vita. Da Washington a Las Vegas, Cotelo incontra Lola Falana, attrice e ballerina costretta da anni per una malattia su una sedia a rotelle: la fine della sua carriera come ballerina ma l’inizio di una vita completamente nuova. Lola spalanca una porta che aveva sempre tenuto serrata e Dio entra nella sua quotidianità. “Se potessi parlare al mondo per un attimo, direi solo: sveglia! Gesù ti guarda ogni secondo della tua vita e aspetta solo che tu Gli dica una cosa: grazie per amarmi così tanto”.
Seguendo le tracce fornitegli dagli incontri con queste persone, lo 007 della fede arriva a Mostar, dove incontra Filka Mihalj, un’altra donna che ha sperimentato ogni tipo di piacere fine a se stesso fino alla rivoluzione della fede che le ha cambiato l’esistenza. Decisivo l’incontro, in un villaggio della ex Jugoslavia, con alcuni bambini che sostenevano di parlare con la Vergine Maria. “Dicevano di conoscere un modo infallibile per ritrovare la pace. Sembrava una pazzia ma invece…”. Che non fosse una pazzia lo conferma l’italiana Silvia Buso, una ragazza di Padova che a Medjugorje ha ritrovato l’uso delle gambe ma solo dopo aver chiesto il “vero miracolo”, quello di ritrovare il sorriso dopo che una malattia ne aveva costretto il fisico atletico sulla sedia a rotelle e piagato da feroci crisi epilettiche. L’indagine di Cotelo termina a Medjugorje – “Il centro spirituale del mondo”, secondo una confidenza di Giovanni Paolo II – ma da lì riparte per allargare la ricerca al mondo intero. La Chiesa non si è ancora espressa sull’autenticità delle apparizioni (di fatto non può finché esse sono in corso e per il responso bisogna attendere che terminino) ma i passaggi di Terra di Maria che più colpiscono, emozionano e provocano sono proprio quelli in cui parlano i fatti.
Un film per alcuni o per tutti? Juan Manuel Cotelo non ha dubbi: Terra di Maria è un film per tutti. Qualcuno potrà disprezzarlo o non prenderlo sul serio ma potrebbero essere proprio questi destinatari inconsapevoli i primi a beneficiare della sfrontatezza (anche estetica) di questo regista spagnolo che non ha paura di essere preso per matto. Ricordate il personaggio di Johannes in Ordet di Carl Theodor Dreyer? È quello a cui nessuno dà retta ma è anche colui che alla fine permette il compiersi di un miracolo. Un capovolgimento narrativo spiazzante, oltre che per i personaggi di quel film, anche per lo spettatore, chiamato forse con un certo salutare disagio a misurarsi con ciò che sa o che crede di sapere sulla vita e sull’uomo. Alla fine il destino di un film, di qualunque film, si costruisce nel cuore e nella vita del suo spettatore. Forse dopo aver visto questo, al prossimo soffio che ci accarezzerà sulla via, anche noi sapremo riconoscere i segni di Gesù che passa.
Il piano delle presentazioni del film nelle varie città italiane è disponibile sul sito:
www.terradimaria.it
Autore: Raffaele Chiarulli
Details of Movie
Titolo Originale | Mary's Land |
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Paese | Spagna |
Etichetta | FamilyOro |
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