THE CONSPIRATOR
Washington, 15 aprile 1865. Nella stessa sera viene assassinato il presidente Abraham Lincoln e falliscono gli attentati contro il Vice Presidente e il Segretario di Stato. Sette uomini e una donna, Mary Surratt, proprietaria della pensione dove i cospiratori si riunivano, vengono arrestati e portati davanti a un tribunale militare. L'ex capitano Fredrick Aiken accetta, all'inizio di malavoglia, di difendere Mary Surratt. Fredrick comprende che la donna non ha materialmente preso parte al complotto ma il Segretario di Stato vuole una esecuzione esemplare per tutti ...
Robert Redford , narrandoci il caso di Mary Surrat, prima donna americana condannata a morte perché implicata, forse a torto, nell'assassinio di Lincoln, ci vuole ricordare che il diritto a un giusto processo è inviolabile, anche in situazioni di pericolo per la nazione
Valori Educativi
Il film è animato da grande passione civile e ci ricorda che il diritto a un giusto processo è inviolabile, anche in situazioni di pericolo per la nazione
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Ottima ricostruzione di una Washington di fine ottocento. Il film si concentra troppo su i due protagonisti, mancando di raccontarci meglio l’atmosfera e il sentire comune di una nazione dove le ferite della guerra erano ancora troppo recenti
Cast & Crew
Regia
Robert Redford
Sceneggiatura
James D. Solomon
Our Review
Robert Redford, un tempo come attore, ora come regista, continua il suo impegno civile e politico nelle file dei liberal e non cessa, come era già successo con il precedente Leoni per agnelli , di pungolare la coscienza degli americani invocando il rispetto dei diritti di tutti i cittadini contro chi ha il potere di governare
La storia realmente accaduta di Mary Surrat, accusata di aver partecipato alla cospirazione sudista che portò all’uccisione di Lincoln e dell'avvocato Fredrick Aiken che accettò l’impopolare incarico di assumerne la difesa, servono a Robert Redford per ricordarci che il diritto di ogni cittadino a un regolare processo è inviolabile per ogni paese che si ritiene civile, anche in situazioni di grande tensione per la nazione, come può essere stata quella dell’uccisione di un presidente (in effetti i cospiratori furono giudicati da un tribunale militare e molti commentatori hanno collegato la situazione di allora con il periodo post 11 settembre e con l’esecuzione sommaria di Obama, senza un giusto processo). Spetta al Ministro della Guerra Edwin Stanton (interpretato da un irriconoscibile Kevin Kline) invocare le esigenze della ragion di stato e ricordare all’avvocato Aiken, in un paio di loro incontri-scontri, che i diritti saranno pur inviolabili, ma non valgono niente se la nazione che dovrebbe salvaguardarlli cessasse di esistere. Aiken ribatte che la la sua è solo voglia di vendetta e non di giustizia e che una nazione è grande quando sa pienamente rispettare la propria costituzione. In effetti il controverso caso di Mary Surrat servì a far maturare la coscienza americana e qualche anno dopo venne stabilito per legge che i civili vanno giudicati da un tribunale civile, anche in tempo di guerra.
Il film si sviluppa fra l’aula del tribunale, dove faticosamente Aiken cerca di smontare le testimonianze addotte dall’accusa, il più delle volte prezzolate, e il carcere dove è segregata l’orgogliosa Mary che poche confidenze concede al suo avvocato, sinceramente impegnato a cercare di evitarle l’impiccagione. E’ forse questo l’aspetto che più ha fatto indispettire il pubblico americano che non ha concesso al film molti incassi al botteghino. Mary mostra di essere quello che è, una sudista che con tutta la sua famiglia nutre tutt’ora astio nei confronti dei vincitori: il critico AO Scott del Ney York Times commenta che lei si mostrava orgogliosa di un mondo che era fondato sulla schavitù e che su questo aspetto non mostrava alcun pentimento (il tema a dire il vero non viene affrontato nel film). La lunga, pietosa
sequenza della sua impiccagione assieme agli altri cospiratori è sembrata a un certo pubblico americano eccessivamente accondiscendente nei confronti degli assassini. Evidentemente il film non è pervenuto al miracolo espressivo di un film come Dead man walking- 1995 : suor Helen (Susan Sarandon) riesce a far ricordare la dignità inalienabile di qualsiasi uomo, anche un colpevole di omicidio come il condannato al morte Mattew (Sean Penn).
Probabilmente Robert Redford ha voluto darci una visione realistica del momento, quando vincitori e vinti sentivano su se stessi ancora gli effetti di una lunga e sanguinosa guerra civile. Se c’è stata forse una mancanza nel film, questa è nel non aver descritto meglio le incertezze del momento, con un guerra che non appariva completamente conclusa e una nazione che rischiava di spaccarsi in due. Una maggior enfasi sulla drammaticità di quel momento avrebbe contribuito a meglio comprendere i fautori della ragion di stato, che appaiono invece portatori di principi astratti.
Viene spontaneo fare un confronto fra i lavori di Robert Redford e di un altro vecchio autore, anch’eso spesso impegnato sul fronte dei diritti civili: stiamo parlando di Clint Eastwood ed in particolare dei suoi ultimi Changeling – 2008 (la battaglia di una donna contro una polizia corrotta) e Invictus-2009 (l’impegno di Mandela per una convivenza pacifica fra bianchi e neri).
E’ indubbio che i film di Clint hanno un loro modo di arrivare più direttamente al cuore, mentre Redford, con le sue giustissime dichiarazioni di principio, si indirizza di più alla nostra mente. In fondo è come se Eastwood ci volesse dire: “si, è vero, i principi, il rispetto delle leggi sono molto importanti, ma è poi solo l’uomo, con la sua generosità, con il suo coraggio, a riuscire a modificare le situazioni e a governare il proprio destino”
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | The Conspirator |
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Paese | USA |
Etichetta | FamilyOro |
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