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DIECI MINUTI

2024102 min14+   Crisi Matrimoniale

Una donna in crisi sentimentale e lavorativa sa ritrovare sé stessa con l’aiuto dei suoi familiari e di una vigile psicoterapeuta. Un film con risvolti intellettuali (vengono citati testi classici della letteratura) , ben recitato ma con una debole sceneggiatura. Su Netflix

Bianca, abbandonata dal marito e licenziata dal lavoro, entra in una crisi esistenziale che la porterà a tentare il suicidio. Sarà la sua psicoterapeuta ad aiutarla, attraverso un percorso alquanto particolare, a vincere le sue paure, a fare i conti con se stessa e con le sue fragilità e a condurla verso la rinascita


Valori Educativi



Una donna che ha tentato il suicido viene aiutata a ritrovare sé stessa con metodi a volte poco ortodossi. Il film mostra solo coppie dissestate dal tradimento o convivenze: restano i valori degli affetti familiari e la professionalità di una psicoterapeuta

Pubblico

14+

Presenza di turpiloquio, un incontro amoroso sbrigativo ma senza nudità. Troppe storie di separazioni e di tradimenti e un caso di tentato suicidio possono impressionare i più piccoli

Giudizio Artistico



Molto brava Barbara Ronchi nella parte della protagonista, fiancheggiata da due brave Margherita Buy e Fotinì Peluso mentre i personaggi maschili sono posti in penombra. La sceneggiatura tarda a trovare il suo punto focale e finisce per non coinvolgere lo spettatore

Cast & Crew

Our Review

Possono dieci minuti al giorno vissuti come mai avresti immaginato, fuori dalle tue regole, dai tuoi canoni, recuperare una crisi sentimentale e restituire senso alla tua vita?

Il filo conduttore di questo film drammatico, diretto da Maria Sole Tognazzi e ispirato al libro “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale, risiede proprio in questo breve tempo giornaliero che viene assegnato a Chiara dalla sua psicologa a scopi terapeutici. La depressione, la fragilità e l’incapacità di reagire dinanzi alle difficoltà, rendono la protagonista ingabbiata in una vita che a un certo momento non le appare più degna di essere vissuta. In “I giorni dell’abbandono (2005) di Roberto Faenza, si possono riscontrare elementi simili a quelli che troviamo in questa pellicola di genere psicologico che racconta una crisi esistenziale con le conseguenze che ne derivano.

Appare chiaro durante il racconto, che procede in modo molto lento e alquanto monotono, un elemento importante che danneggia le relazioni: l’incomunicabilità. Chiara è ripiegata su stessa, non guarda, non ascolta, non si accorge dell’altro. Vive come isolata dal resto del mondo, non costruisce rapporti, non si interessa degli altri. Scopre l’esistenza di una sorella, Jasmine (Fotinì Peluso) nata da una relazione extraconiugale del padre, e sarà quest’ultima a scuoterla, a spronarla a reagire, anche se talvolta i mezzi suggeriti non sono condivisibili: la butta fra le braccia di una vecchia fiamma, consigliando il sesso occasionale come forma di liberazione dai propri fantasmi. In realtà i “dieci minuti” che Bianca utilizza come terapia alla sua “malattia psicologica”, in diverse occasioni, non risultano certamente degli esempi di moralità e di correttezza dal punto di vista etico. La pellicola non contiene in questo senso valori che possano comunicare elementi positivi. Tuttavia, il messaggio generale che scaturisce dal film, porta alla riflessione: i disagi che una persona si trova a vivere vanno sradicati all’origine, ricercando prima di ogni cosa se stessi alla luce delle proprie fragilità, riconoscendole e combattendole. Isolarsi e preoccuparsi eccessivamente di sé stessi, porta a non aprirsi alle relazioni, bensì a distruggerle. 

Dieci minuti

Il linguaggio risulta a tratti scurrile e i dialoghi si rivelano talvolta pesanti all’ascolto. Bisogna attendere gli ultimi minuti del film per avvertire un po’ di leggerezza e intravedere un barlume di luce. 

Il cast è alquanto ristretto, pochi attori, poca partecipazione visibile degli stessi nello sviluppo della storia. 

L’ambientazione è per lo più limitata alle pareti domestiche e ad uno squallido studio ospedaliero. Le scene appaiono spesso cupe, solo l’epilogo con i colori e il mare della Sicilia dove Chiara torna per affrontare il suo passato e ritrovare sé stessa, regala un quadro di speranza e di rinascita. 

Il ruolo della psichiatra, interpretata molto bene da Margherita Buy, è quello che si distingue assieme a quello di Bianca (Barbara Ronchi). La dottoressa Braibanti appare come una donna severa, rigida, quasi scostante, ma che saprà sorprendere nel finale.

Barbara Ronchi, entra bene e con scioltezza nella sua parte, questo però non dà alcuno slancio al film che in definitiva non coinvolge, ma, al contrario, dà allo spettatore l’impressione di qualcosa che si trascina per quasi due ore senza particolari sterzate in grado di fare cambiare direzione al racconto.

Per il delicato tema trattato, per alcune scene “colorite”  e il linguaggio a tratti spinto, risulta un film non adatto ai bambini.

Autore

Autore: Piera Di Girolamo

Details of Movie

Paese ITALIA
Pubblico
Tematiche-dettaglio
Tipologia
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