LO SCAFANDRO E LA FARFALLA
Cosa fare se a 43 anni, con una brillante carriera di redattore alle spalle e una gran voglia di godersi la vita, ci si trova completamente paralizzati, in grado solo di sentire e di vedere da un occhio solo? Una grande storia di coraggio e speranza per tutti Su PRIME VIDEO
Jean-Dominique a soli 43 anni è un uomo affermato: caporedattore di una famosa rivista femminile, con tre figli avuti dalla sua convivente, vive nel lusso e si concede spesso avventure sentimentali. Un giorno, dopo un malore in macchina, si ritrova totalmente paralizzato, capace solo di sentire e di vedere da un occhio. Ma il suo cervello è perfettamente attivo…
Julian Schnabel
Ronald Harwood
Valori Educativi
La voglia di vivere del protagonista, la tenacia e la pazienza dei paramedici, l’affetto dei familiari, ridanno piena dignità all’esistenza di un uomo totalmente paralizzato
Pubblico
14+Un paio di rapidi nudi parziali femminili. Una scena di palpebre che vengono cucite che potrebbe impressionare
Giudizio Artistico
Il regista gradua bene il materiale narrativo, mantenendo alta la tensione senza scivolare nel patetico; ottima la sceneggiatura dello stesso autore de Il pianista
Cast & Crew
Regia
Julian Schnabel
Sceneggiatura
Ronald Harwood
Our Review
Jean-Dominique, presa ormai piena coscienza di essere un “locked-in” cioè un sano di mente che vive in un corpo che non gli appartiene più se non per la capacità di udire e di vedere da un solo occhio, ha imparato, con l’aiuto di una graziosa e paziente ortofonista, a esprimersi di nuovo (lei recita l’alfabeto, mentre lui batte le ciglia per indicare quale lettera vuole utilizzare).
La prima frase che riesce a comunicare è “voglio morire”. “Lei vuole morire!- risponde la ragazza, trattenendo a stento la delusione – Ci sono persone che l’amano. Io la conosco appena ma lei già conta molto per me. Lei è vivo, quindi non mi dica che vuole morire. E’ una mancanza di rispetto, è osceno!” Per fortuna è lo sconforto di un momento: Jaen-Dominique riprenderà gli esercizi per potersi esprimere sempre meglio e comunica alla ragazza:”ho deciso di non compiangermi più” .
“Ho scoperto che oltre al mio occhio ci sono altre due cose che non sono paralizzate: la mia immaginazione e la mia memoria: posso immaginare qualunque cosa, qualunque persona, qualunque luogo; farmi accarezzare dalle onde della Martinica, andare a trovare la donna che amo..oppure ricordarmi di me giovane e affascinante; questo sono io!” è la scoperta semplice e prodigiosa di Jean che da quel momento sente il bisogno imperioso di trasmetterla agli altri e concepisce l’idea quasi folle di scrivere un libro autobiografico.
Sono questi i due passaggi chiave che ci raccontano la storia tutta intima, senza eventi esterni di un essere che qualcuno dei suoi amici vorrebbe considerare un “vegetale” ma che invece è e si manifesta come un uomo a pieno titolo.
Il regista bilancia in modo perfetto la cruda descrizione dello stato in cui si trova Jean, ai feed-back della sua esuberante vita passata. Nella parte iniziale noi vediamo tutto attraverso il suo unico occhio, ora appannato ora no e ascoltiamo la sua voce che ci guida nei suoi pensieri, cosciente di non poter esser udito da nessuno.
Solo nella parte finale del film, quando Jean è ormai riuscito a ridare un senso rinnovato alla sua esistenza, aumentano i flash back: quelli di un invidiabile capo redattore di una prestigiosa rivista francese di moda, una vita passata nel lusso e nelle belle cose, tre simpatici figli avuti dalla sua convivente e le molte avventure amorose che delineano un quarantenne, non certo un santo, ma un uomo con tanta voglia di vivere.
Questo film può essere considerato una magnifica risposta a Mare dentro (2004) che in modo molto più ideologico sviluppava la sua tesi a favore dell’eutanasia.
Certo, ci sarà chi vorrà commentare che per Jean, un intellettuale di professione e di passione, sarà stato più facile rifondare la propria esistenza intorno al solo frutto del pensiero, ma si tratta di una conclusione non sostenibile: Jean aveva impostato la sua esistenza su i piaceri della vita, sulla bellezza femminile che traspare dalle foto della sua rivista e dalle sue donne: significativo è il sogno nel quale immagina di trovarsi in un ristorante a gustare ostriche, vino d’annata e ogni altro piacere del palato, lui che ora vive alimentato artificialmente. Il film sottolinea molto bene che per ottenere questo “miracolo della normalità” in una situazione così eccezionale non è sufficiente l’impegno del paziente: sono decisivi quasi quanto la sua voglia di vivere le operatrici che si prodigano intorno a lui per ridargli con costanza e pazienza una parvenza di vita normale (con il supporto di attrezzature ospedaliere eccezionali: saranno state pubbliche?) e l’affetto della madre dei suoi figli, che passa lunghe giornate con lui, parlandogli come se nulla fosse accaduto.
Il regista allarga il tema della sofferenza o meglio cerca di indagare sul senso che si può dare alla sofferenza, accostando quella di Jean al lento declino della vecchiaia (un bell’incontro con il padre smemorato, due diverse menomazione che si incoraggiano a vicenda, un Max von Sydow da ricordare, degno delle sue prime interpretazioni) ai pellegrinaggi di speranza e di fede verso Lourdes..
Il magnifico spettacolo dei tanti volontari che spingono le carrozzelle dei malati è visto con l’occhio disincantato e scettico di lui, ma resta sempre di grande efficacia. Si è forse trattato di un doveroso omaggio al politically correct, che ha consentito a questo film di venire ammirato da quasi tutta la critica; ciò che conta, sembrano dire questi critici, è che la storia e le decisioni di continuare a vivere di Jean siano assolutamente personali e che, come tali, hanno pari dignità della scelta in senso opposto di Ramon, protagonista di Mare dentro.
Non penso assolutamente che sia stato questo il modo di pensare del Jean reale: lo sforzo eroico di raccontare in un libro la sua esperienza testimonia al contrario la voglia di comunicare agli altri la felicità del suo continuare ad esistere.
Dieci giorni dopo l’uscita del suo libro, quando ormai Jean iniziava a pronunciare con le labbra le prime parole e stava per ordinare un camper speciale con il quale potersi muovere per la Francia, una polmonite troncava definitivamente la sua esistenza.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Le scaphandre et le papillon |
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Paese | Francia USA |
Etichetta | FamilyOro |
Tematiche (generale) | Amore e Famiglia Malattia incurabile |
Tematiche-dettaglio | Malattia e Morte in Famiglia |
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