SOLO COSE BELLE
In un paesino vicino Rimini la vita scorre serena grazie anche alla buona amministrazione del sindaco Corradini. Benedetta, di sedici anni, si sente un po’ stretta nel suo ruolo di figlia del sindaco, costretta a dimostrare di essere la prima in tutto. Un giorno sono in molti ad accorgersi che qualcosa di significativo ha disturbato la quiete del paese: il vetusto palazzo Corbucci è stato donato dalla defunta proprietaria all’Associacione Papa Giovanni XXIII che lo ha adibito ad alloggio di una casa famiglia. Una coppia di sposi si prende cura di ragazzi e adulti con handicap, di un immigrato congolese, di una ragazza madre e di Kevin, una ragazzo condannato per furto, che presta assistenza a questa insolita famiglia come pena alternativa. Il sindaco Corradini si trova presto di fronte a due grossi problemi: il partito all'opposizione lo invita a ripristinare il decoro della cittadina espellendo i nuovi arrivati mentre sua figlia Benedetta si è addirittura innamorata di Kevin...
Un tranquillo paesino romagnolo viene turbato dall’insediamento di una casa famiglia abitata da persone ai margini della società. Un film ben realizzato sull’importanza della “seconda possibilità”
Valori Educativi
Il film racconta come l’accoglienza, il calore di tante case famiglia presenti nel mondo riescano a porre le basi per una “seconda volta” per chi ha sbagliato. Il gesto generoso di una coppia di sposi che dedicano la loro vita a prendersi cura di ragazzi difficili o con handicap
Pubblico
10+Turpiloquio
Giudizio Artistico
Un film con un buon taglio professionale e una buona caratterizzazione dei personaggi, ad eccezione dei due giovani protagonisti
Cast & Crew
Regia
Kristian Gianfreda
Sceneggiatura
Andrea Valagussa
Our Review
Il sindaco Corradini è angosciato. Sua figlia non si trova più. Forse è andata da qualche parte con il ragazzo Kevin. Non gli resta che andare direttamente nelle “tana del lupo”: la casa-famiglia che tanti problemi sta arrecando al paese ma sopratutto a lui, come padre. Lo vediamo quindi nella cucina di palazzo Corbucci in un colloquio a tu per tu con Roberto, il padre adottivo di tutti quei ragazzi “complicati”. “Io sono qui per mia figlia – esordisce il sindaco – che ha deciso di fare la ribelle nel momento sbagliato”. “Quando uno si ribella cerca qualcosa”: gli risponde Roberto. Il discorso si sposta inevitabilmente su Kevin, il ragazzo condannato per furto e che “sta avendo una pessima influenza su mia figlia”: incalza il sindaco. “Dipende dalle possibilità che gli diamo” ribatte Roberto, aprendo così il tema di quanto sia importante concedere una seconda possibilità a chi ha sbagliato. Il sindaco non ci crede e a questo punto Roberto gli confida la sua esperienza personale: “io ho rubato a tutti e quando tutti mi hanno abbandonato, mi ha trovato un prete, don Oreste [don Oreste Benzi]. Io pensavo di fregare lui e lui ha fregato me. Le persone cambiano quando meno te lo aspetti”. Il sindaco riflette un poco ma poi risponde: “si, ma per uno che cambia mille rimangono fuori”.
Questo dialogo costituisce il “nocciolo duro” del film. Certamente il tono di tutto il racconto è scherzoso, ricco di personaggi divertenti, uno stile necessario per non trasformare un messaggio positivo in una predica; c’è inoltre l’intesa romantica fra Benedetta e Kevin per far emozionare gli spettatori più giovani ma l’interrogativo morale che scuote i protagonisti del film e quindi gli stessi spettatori è proprio questo: val la pena concedere una seconda volta a chi ha sbagliato oppure ognuno di noi è come condannato ad essere quello che è, senza speranza di un cambiamento?
Naturalmente non riveliamo nulla del finale ma lo sceneggiatore Andrea Valagussa (Don Matteo, Un medico in famiglia, A un passo dal cielo, che Dio ci aiuti,) è stato abile nel non trasformare questo film in una favola edificante e se da una parte non nasconde le reali difficoltà di chi si impegna verso coloro che hanno sbagliato, dall’altra tiene alta la speranza che ogni persona possa venir convertita al bene.
Diciamo la verità: sono non pochi i film o serial TV che si impegnano a trasmettere il messaggio cristiano (in Italia storie di santi, in U.S.A. i Christian film) ma riguardo alla qualità, spesso bisogna sorvolare con un sorriso bonario, verso alcune loro debolezze strutturali. Non è il caso di questo film che si pone molto dignitosammente all’interno del ricco filone della commedia italiana e il tema è stato trattato con competenza e professionalità. Merito del regista Kristian Gianfreda, che vanta una lunga esperienza, raccontata con il mezzo audiovisivo, sulle case famiglia delle Comunità Papa Guovanni XXIII ma sopratutto dello sceneggiatore Andrea Valagussa, che ha fatto un lavoro accurato di colorazione dei personaggi secondari (divertente la coppia costituita dal poliziotto grasso e della macellaia, così come il sacerdote burbero ma pratico) e a ricostruire il piccolo ambiente sospettoso e pettegolo di una cittadina di provincia.
Peccato che sia mancata una adeguata costruzione della liason amorosa fra Benendetta e Kevin: i momenti in cui li vediamo assieme e gli scarni dialoghi non riescono a farci percepire le motivazioni di una possibile “chimica” fra di loro
L’associazione Giovanni XXIII è stata fondata nel 1968 da don Oreste Benzi e e oggi è diffusa in 42 nazioni, con 300 case famiglia solo in Italia e con tanti giovani (e non giovani), volontari.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Solo cose belle |
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Paese | ITALIA |
Etichetta | FamilyOro |
Marcello Omezzoli
La vicenda è credibile, non enfatica, narrata con la semplicità di un avvenimento caratterizzato dalla più assoluta normalità. I personaggi sono realistici, quelli della casa famiglia, pur nella oggettiva drammaticità della loro situazione, carpiscono la simpatia dello spettatore. Il film è una buona e discreta sollecitazione alla comprensione ed alla solidarietà. Desidero esternare i miei modesti complimenti.
La vicenda è credibile, non enfatica, narrata con la semplicità di un avvenimento caratterizzato dalla più assoluta normalità. I personaggi sono realistici, quelli della casa famiglia, pur nella oggettiva drammaticità della loro situazione, carpiscono la simpatia dello spettatore. Il film è una buona e discreta sollecitazione alla comprensione ed alla solidarietà. Desidero esternare i miei modesti complimenti.