UN PO’ PER CASO E UN PO’ PER DESIDERIO

La giovane provinciale Jessica arriva a Parigi, nell’elegante quartiere dei teatri, che conosce grazie ai racconti della nonna che l’ha cresciuta; vincendo la diffidenza di un burbero capocameriere, trova lavoro nell’unico caffè della zona. Nei tre giorni successivi la sua vita incrocia quella di alcuni dei protagonisti di quel mondo: un pianista in crisi alla vigilia di un concerto, una famosa attrice televisiva alla sua prima prova teatrale e un ricco collezionista che ha deciso di mettere all’asta tutti i suoi pezzi. Il giorno della verità è per tutti lo stesso, ma per Jessica potrebbe esserci spazio anche per l’amore.

Valori Educativi



La protagonista oppone al cinismo e al disincanto altrui l’apertura alla vita e a tutte le belle possibilità che dall’incontro con gli altri possono nascere.

Pubblico

14+

Una scena lievemente sensuale. Un rapido incontro prematrimoniale

Giudizio Artistico



Ottimo esempio di commedia francese “di costume”che ha l' abilità di mescolare personaggi diversissimi, uniti da un Caso che offre a tutti almeno una possibilità di riscatto e di felicità.

Cast & Crew

Our Review

Questo piccolo film dal titolo italiano perlomeno astruso (l’originale “fauteuils d’orchestre” è molto più accattivante e tematico) uscito, come era prevedibile, fra i saldi cinematografici di fine stagione (mentre in Francia ha avuto grande successo) offre un bel contributo a quel filone di commedie francesi “di costume” che, come in una sorta di variazione musicale, amano intrecciare i destini di personaggi diversi attorno ad un tema o ad un luogo.

 Lo ha fatto bene, di recente, Agnes Jaoui, autrice di piccoli gioielli come Il gusto degli altri e di Così fan tutti, e prima di lei,  con On connait la chanson,  Danièle Thompson con cui condivide la passione per la musica popolare francese. Rispetto a questi antecedenti Un po’ per caso e un po’ per desiderio (che la Thomposn, sceneggiatrice anche del bel Pranzo di Natale e dell’insospettabile cult Il tempo delle mele, ha scritto a quattro mani col figlio attore Christopher)è meno cinico e aumenta la dose di romanticismo (sarà Parigi, fotografata al suo meglio, o il mondo del teatro, che induce al sentimento, chissà…), ma ha la stessa abilità nel mescolare personaggi diversissimi, uniti da un Caso che offre a tutti almeno una possibilità di riscatto e di felicità.

Quasi tutti i personaggi sono, a loro modo, protagonisti di successo del mondo dell’arte e dello spettacolo: il famoso pianista Leffort, “sull’orlo di una crisi di nervi”, si fa togliere i mobili Luigi XVI dalla stanza d’albergo e alle platee seriose dei teatri preferisce bimbi in ospedale e cameriere, ma la moglie manager al seguito non sembra gradire.

Catherine, protagonista di un’improbabile fiction di prima serata, si è messa alla prova col teatro di Feydeau e cerca di convincere in un divertentissimo anglo-francese un regista americano (un ottimo Sidney Pollack) a farle interpretare Simone de Beauvoir.

Jacques Grumberg, anziano e malato di cancro, ha deciso di vendere all’asta la collezione che gli ha riempito la vita, ma non riesce a comunicare con il figlio Fréderic, professore universitario esperto di guerre di religione, insoddisfatto e tormentato dal mal di schiena.

Ad osservare questo campionario di varia umanità è l’occhio ingenuo e pieno di simpatia di Jessica, proverbiale provinciale che, pur non nascondendo le sue ferite, al cinismo e al disincanto altrui oppone l’apertura alla vita e a tutte le belle possibilità che dall’incontro con gli altri possono nascere. È lei l’ascoltatrice complice e poi anche qualcosa di più per il giovane professore, ma anche la “voce del popolo” che non sa nulla di Mozart e Behetoven (e forse nemmeno di Sartre e Simone de Beauvoir, su cui discetta con esilarante mancanza di riverenza l’attrice di fiction), ma riconosce la bellezza quando la vede, sia essa in un pezzo musicale e in una scultura di Brancusi, e non teme di allungare la mano per toccarla e assaporarla.

Ed è forse quest’anima popolare che ogni forma d’arte, sia essa la pittura, la scultura la musica o il teatro tenta (o dovrebbe) di catturare e affascinare. Un tentativo in cui il cinema francese (e anche quello americano) ogni tanto, come questa volta, riescono e un compito che forse quello italiano ha dimenticato.

Il bello è che, una volta tanto, il realismo e la poesia non cozzano con un finale lieto ma non inverosimile, e anche per quest’“angelo viaggiatore”, che non ha paura di entrare nella vita degli altri (più e meglio della sua parente Amélie Poulain di Montmartre, che abitava in un mondo di zucchero e di favole), si schiude il percorso di una love story di cui noi spettatori vediamo solo i primi passi, ma che, viste le premesse, non ci dispiace affidare ad un caso benevolo.

Autore: Laura Cotta Ramosino

Details of Movie

Titolo Originale Fauteuils d’orchestre
Paese Francia
Etichetta
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