TRA LA TERRA E IL CIELO

2015103 min10+  

Benares (Varanasi) al giorno d’oggi. Devi ha un incontro con il suo fidanzato ma la polizia irrompe nell’appartamento dove si sono rifugiati: rischiano una denuncia per comportamento indecente. Il ragazzo si chiude in bagno e si suicida. Devi deve cambiare città e lavoro per evitare lo scandalo mentre il padre (la madre è morta da tempo) è costretto a pagare un’ingente somma a un poliziotto corrotto per evitare che la sua famiglia venga disonorata. Deepak è uno studente di ingegneria e si innamora di un’altra studentessa, Shaalu, che però appartiene a una casta elevata, mentre Deepak è un dom, membro cioè della casta che ha il compito di cremare i cadaveri. La famiglia di Shaalu non accetta che i due ragazzi si sposino, ma Shaalu gli promette sostegno e gli chiede solo di avere pazienza. Deepak accetta ma la loro relazione avrà un risvolto inaspettato….

Due storie di amori giovanili  a Benares, la città santa degli indù. Un conflitto fra passato e presente, fra nuove e vecchie generazioni, una stupenda fotografia del Gange e della città santa


Valori Educativi



Non c’è una particolare tensione etica nel film (il poliziotto che corrompe appare nella norma) ma solo una dolente rassegnazione a un fato indecifrabile

Pubblico

10+

Una rapida scena, senza nudità, di incontro amoroso

Giudizio Artistico



Stupenda fotografia per un racconto di storie parallele che sembrano procedere senza una logica che li unisca, se non per un destino che appare indecifrabile. Premio Fipresci a Cannes 2015

Cast & Crew

Our Review

Si parla tanto di Bollywood e finalmente ecco una produzione indiano-francese che non cerca di imitare Hollywood ma che ci introduce in una realtà squisitamente indiana: come personaggi, come storia e come ambientazione. Il racconto si svolge a Benares (ora Varanasi), la città santa degli induisti e se c'è un livello di eccellenza in questo film lo troviamo proprio nella bellezza della fotografia, sopratutto nelle riprese notturne, quando il Gange si illumina dei mille riflessi dei falò che ancora restano accesi a bruciare i corpi dei morti (ogni induista desidera che vengano sparse le proprie ceneri nel Gange e il titolo originale del film, Masaam, vuol dire appunto crematorio).

Che si tratti di un film con sensibilità diversa da quella occidentale, lo si nota subito da alcune sequenze un piccolo orfano, particolarmente vivace, viene sgridato a suon di scappellotti. Credo che una scena di questo genere non si veda nel cinema occidentale almeno dagli anni '50. Anche la scommessa che ogni giorno fanno gli adulti sulle rive del Gange su quale dei tanti orfanelli che si cimentano riuscirà a prendere più monetine sul fondo del fiume, con il rischio di restare soffocati, è una sequenza che viene ripresa più volte in modo acritico, come una consuetudine di quella città.

Tre storie avanzano in parallelo: la giovane Davì, colta dalla polizia a letto con il suo ragazzo, deve trovare un nuovo lavoro per evitare i pettegolezzi; l'amore, tenero ma impossibile, fra i due studenti universitari Deepak e Shaalu, forse l’episodio più felice e luimnoso del film, che debbono gestire assieme il problema, che appare insormontabile, della loro differenza di classe; infine il padre stesso di Davì che viene catturato dal demone della scommessa e che non esita a sfruttare un piccolo orfanello perché lo faccia vincere durante le gare sulla ricerca delle monetine nel fiume.

Le tre storie si muovono in modo autonomo; saranno alcuni eventi fortuiti a riunirle verso la fine (in questo ricorda molto Babel del regista Alejandro Gonzàlez Inàrritu) ma tutte comunque sono attraversate da tragici eventi.

Al film si possono dare diverse chiavi di lettura.  Nei suoi risvolti sociali, il film può essere interpretato come una denuncia verso certe tradizioni radicate che soffocano la libertà dei giovani (le differenze di casta, le leggi contro le relaioni fuori del matrimonio). Una denuncia che viene aggravata dal fatto che chi detiene autorità, nella società indiana,  non costituisce un modello positivo: è il caso del padre di Davì e del polziotto corrotto. Si tratta comunque di una lettura che potrebbe risultare troppo occidentale: è noto infatti che le caste ci sono, in una visione induista, non per qualche ingiustizia compiuta dagli uomini ma perché esiste il samsara, la perenne incarnazione in nuove vite, in una casta superiore o minore a seconda del iudizio che viene dato al nostro comportamento.

Un’altra lettura, anch’essa squisitamente occidentale, può considerare eccessivo il livello di sventure in cui incorrono i nostri giovani, conseguenza di una debole sceneggiatura che vuole caricare il racconto di tinte particolarmente melodrammatiche.

La lettura giusta potrebbe essere un’altra: l’esistenza di un fato imperscrutabile al di sopra della comprensione umana, la vita come illusione (māyā), l’uomo afflitto da una sorta di ignoranza metafisica (avidyā), costretto a contemplare eventi che sembrano accadere accidentalmente e che l’uomo non è in grado di decifrare.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Masaan
Paese India Francia
Etichetta
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