TOMBOY
Laure ha dieci anni e si trasferisce con papà, mamma e la sorellina Jeanne in una nuova città. Manca ancora qualche settimana all'apertura delle scuole e Laure non sa come passare il tempo. Luisa, una ragazza della sua età, la invita a unirsi agli altri ragazzi del palazzo per giocare con loro. Laure ha i capelli corti ed è molto magra e Luisa a prima vista pensa che sia un maschio. Laure non la contraddice e da quel momento si fa chiamare Michael...
Il film narra con sensibilità il momento di passaggio di una ragazza dalla fanciullezza all'adolescenza ma non è privo di una certa ambiguità e il modo con cui il racconto è stato sviluppato ha finito per farlo diventare un manifesto dell'ideologia dei gender
LILIES FILMS
Céline Sciamma
Valori Educativi
Il film narra con sensibilità il momento di passaggio di una ragazza dalla fanciullezza all’adolescenza ma non è privo di una certa ambiguità nel giocare sulla sua incerta polarizzazione sessuale: anche se può accadere a quella età, il modo con cui il racconto è stato sviluppato ha finito per farlo diventare un manifesto dell’ideologia dei gender
Pubblico
10+La delicatezza dell’argomento potrebbe disorientare i più piccoli
Giudizio Artistico
L’autrice è molto brava nel farci immergere, con grande sensibilità, nel microcosmo di un gruppo di ragazzi e ragazze di dieci anni
Cast & Crew
Produzione
LILIES FILMS
Regia
Céline Sciamma
Sceneggiatura
Céline Sciamma
Our Review
La giovane regista e sceneggiatrice Céline Sciamma è molto brava nel gestire questo piccolo racconto che si alterna fra l'intimità della casa dei genitori di Laure/Michael e i giochi all'aria aperta (è ancora periodo di vacanza) con gli altri ragazzi del palazzo (tutti maschi tranne Luisa). Si cala con sensibilità ma anche con precisione antropologica nei dialoghi, nei giochi di questi bambini, nel loro affiatamento ma anche nelle loro piccole competizioni. Se Michael non si sottrae ai giochi da ragazzi (partecipa alle partite di calcio, accetta la sfida di chi è il più bravo a tuffarsi e ingaggia perfino una lotta con uno di loro), Luisa è già chiaramente femminile: non partecipa ai giochi violenti ed è attenta alle relazioni interpersonali più che alle competizioni. Noi spettatori conosciamo l'ambiguità della situazione ma la regista non ci da spiegazioni su ciò che sta accadendo: inquadra i volti, ci mostra i piccoli passaggi di umore, le lievi incertezze senza dramma di Michael e la storia resta volutamente sospesa così come è iniziata: non conosciamo i comportamenti precedenti di Laure, nè sapremo come reagirà quando andrà presto a scuola con la sua vera identità.
Il film sa cogliere quella breve stagione del passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza, quando ancora il corpo non manifesta prepotentemente la propria identità sessuale e nei comportamenti, nei giochi, i ruoli non sono ancora marcatamente differenziati. Perché Laure accetta di farsi credere un maschio? Non è dato di saperlo. Forse ha giocato in lei la curiosità di vedere cosa sarebbe successo; forse ha visto che i ragazzi sono la maggioranza e preferisce partecipare ai loro giochi senza venir emarginata. Forse ha tendenze lesbiche. La madre, quando scopre la mistificazione, reagisce correttamente: le fa mettere un vestito inequivocabilmente femminile e l'accompagna a casa di Luisa perché conosca la sua vera identità.
La mamma è l'unica che fa diventare parola ciò che è stato espresso solo in immagini : "ascoltami. non mi diverto certo a farti soffrire. Devo farlo, capisci? Se ti fingi un maschio non importa. Non ci resto neanche male. Ma così non puoi continuare. Se hai un’altra idea dimmela perché io non ne ho altre". La mamma sta cercando di riportare al baricentro dell'attenzione della ragazza la realtà del suo corpo, indipendentemente dalle inclinazioni o dalle finzioni che ha tentato di sperimentare intorno ad esso.
La vita all'interno di una famiglia molto serena esclude a priori l'esistenza di qualsiasi complessa situazione psicologica che possa giustificare un comportamento particolare; al contempo non si può ipotizzare, da come i genitori considerano Laure inequivocabilmente una ragazza, che ci si trovi di fronte a un atteggiamento lesbico che si è presentato fin dalla tenera età.
La spiegazione va trovata altrove: Laure è libera da condizionamenti ed essendo libera vuole scegliere il proprio sesso: il suo è certamente un momento particolare dell'esistenza, un momento irripetibile e breve, ma si presta bene a diventare simbolo dell'ideologia dei gender: l'uomo e la donna sono liberi di scegliere quale sesso preferire, indipendentemente dai "condizionamenti" del proprio corpo.
Si potrebbe sempre parlare di strumentalizzazione, di essere andati oltre ciò che le immagini e le parole del film hanno realmente espresso , da parte di chi ha deciso di assegnargli il premio LGBT. Ma in realtà non è così: le numerose ellissi del film lo rendono realistico nella descrizione del mondo di questi bambini ma al contempo anche ideologico, per quel suo giocare volutamente sull'ambiguità dei sessi invece di approfondire, dare a trovare una risposta umana a questo strano gioco scelto da Laure/Michael.
Ciò che viene mortificata in questo film è proprio la ricca gamma del modo di essere femminile: le ragazze "maschiaccio" sono sempre esistite e non per questo sono meno donne e madri: una certa ruvidezza nel comportamento a volte manifesta semplicemente una forma di protezione verso i propri sentimenti più profondi ma il film non ha scelto questa strada: ha preferito mettersi in linea con le correnti di pensiero più alla moda.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Tomboy |
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Paese | Francia |
Etichetta | Non classificato |
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