SOLE NERO

Agata e Manfredi, lei più matura, ma comunque innamoratissima, sono una coppia di sposi novelli che passano il tempo in camera da letto e sognano di non separarsi mai. Ma il vicino di casa Salvo, tormentato da dolori lancinanti e dall’astinenza dalla droga, decide di punire la loro felicità sparando a Manfredi. All’inizio Agata, che spera almeno di aspettare un bambino dal marito morto, sembra talmente sotto choc da non accettare la perdita, poi, convinta che la giustizia umana la deluderà, decide di vendicarsi e poi di raggiungere il suo amore.

Valori Educativi



Una cocente delusione per chi, sulla scorta dell’impegnativo ma affascinante Persona non grata, sperava da un regista che viene presentato con l’etichetta di cattolico, una riflessione un po’ più profonda su temi difficili come quelli del male e del perdono.

Pubblico

18+

Numerose scene di nudo e a contenuto sessuale

Giudizio Artistico



Scenografia con un fastidioso senso di artificiosità, un messa in scena così snervante da apparire persino pretenziosa, una Valeria Golino che sembra soprattutto a suo agio nel mostrare il suo corpo di piacente quarantenne

Cast & Crew

Our Review

L’ultimo film del regista polacco Zanussi (girato però in Italia con attori quasi tutti locali) vorrebbe essere una riflessione ambiziosa sul tema del male, della vendetta e del perdono.

Per portare avanti il suo discorso il cineasta prende a prestito un’opera teatrale (lasciando purtroppo che la matrice, rievocata nelle immagini di apertura che mostrano un set, appesantisca i dialoghi – sono frequenti anche i “cori” delle pie signore del luogo- e le atmosfere, conferendo al tutto un fastidioso senso di artificiosità) che, pur ispirandosi ad un fatto di cronaca, sembra la brutta copia (almeno nell’avvio) de La sposa in nero di Truffaut.

Un inizio estenuante dovrebbe raccontare l’amore assoluto di Agata e Manfredi (nella coscienza di lei già proiettato su una famiglia) ma, tra discutibili scelte di scenografia e lungaggini inutili, finisce per mettere a dura prova lo spettatore. Il gesto inconsulto di Salvo, il dirimpettaio che sta all’estremo opposto della gamma dei sentimenti (interpretato con una maniera tutta televisiva da Kaspar Capparoni), arriva quasi benvenuto a interrompere gli sproloqui filosofeggianti dei due che, compiaciuti nella loro nudità, passeggiano dal letto alla terrazza e ritorno.

Ciò che accade dopo prosegue nella linea di una stilizzazione condita di frasi ad effetto: non solo l’investigatore Toni Bertorelli, ma anche il medico legale Remo Girone, sembrano più interessati a pontificare sul problema del male che a risolvere il caso.

Del resto pure la reazione di Agata (una fastidiosa Valeria Golino che sembra soprattutto a suo agio nel mostrare il suo corpo di piacente quarantenne), affiancata da una pia madre che ha sognato la disgrazia e poi ci si è rassegnata “perché l’ha voluta Dio” e da una governante che prega le immagini sacre, ma preferirebbe una divina punizione per il colpevole, è comprensibile solo fino ad un certo punto.

Mentre lo spettatore viene immerso in un’atmosfera in parte fantastica (le apparizioni del fantasma di Manfredi, forse minacciose, forse no) e in parte melodrammatica, alla forzata serenità della protagonista, segue la fase dell’ossessione, che fortunatamente proietta abbastanza rapidamente verso il finale.

E se l’unica figura che in qualche modo può offrire qualche elemento di reale empatia è il povero fratello del cattivissimo Salvo (la sua malvagità è liquidata da Agata come una scelta personale e totale per il male rifiutando le attenuanti delle circostanze offerte dal commissario), resta il fatto che il finale, largamente prevedibile, non rappresenta affatto una sintesi liberatoria o un progresso rispetto al dilemma lanciato dalla morte di Manfredi.

Se pure si volesse andare oltre una messa in scena così snervante da apparire persino pretenziosa, ciò a cui si arriverebbe è una sequenza che mescola incongruamente il drammone fin troppo prevedibile della sposa assassina con il rifiuto alla redenzione del colpevole, ed evita il passo del suicidio come conclusione del percorso solo a livello formale.

Una cocente delusione per chi, sulla scorta dell’impegnativo ma affascinante Persona non grata (vedi anche recensione in Scegliere un film 2006), sperava da un regista che viene presentato con l’etichetta di cattolico, una riflessione un po’ più profonda su temi difficili come quelli del male e del perdono, qui condizionato alla gravidanza possibile di Agata e poi dimenticato nella confusione degli eventi.

Autore: Luisa Cotta Ramosino

Details of Movie

Titolo Originale SOLE NERO
Paese Francia/Italia
Etichetta
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