ORE 15:17 – ATTACCO AL TRENO

201894 min10+  

Spencer, Alek e Anthony sono tre ragazzi di Sacramento che si conoscono da quando andavano insieme a scuola. La vita fa loro percorrere strade diverse (sia Spender che Alek si arruolano nell’Esercito) ma restano sempre molto legati e decidono di fare un tour per le capitali d’Europa. Nell’agosto del 2015 si trovano sul treno che da Amsterdam li deve portare a Parigi quando si para davanti a loro un terrorista che armato di fucile mitragliatore, è intenzionato a fare una strage di passeggeri. Con il loro coraggio, la loro preparazione militare, il loro affiatamento, riusciranno a bloccare il terrorista, a soccorrere un ferito e a tranquillizzare i passeggeri. Il presidente Hollande conferirà loro la Legion d’onore.

Clint Eastwood ricostruisce il gesto eroico dei tre ragazzi americani che riuscirono nel 2015 a bloccare un terrorista che voleva compiere una strage su di un treno. Viene ben risaltato il gesto di questi ragazzi semplici, eroi per un giorno ma lo stile adottato, quello del cinema verità, fallisce parzialmente l’obiettivo


Valori Educativi



Clint Estwood non esalta solo l’eroismo di un singolo gesto, ma sottolinea che quei momenti hanno una preparazione remota, grazie a una vita impostata ad aiutare gli altri e a esercitare bene la propria professione

Pubblico

10+

Qualche scena intensa durate l’azione terroristica potrebbe impressionare i più piccoli

Giudizio Artistico



Clint Eastwood percorre nuove strade, sperimentando un cinema verità che risulta efficace solo parzialmente perché trascura di evitare alcuni noiosi punti morti della narrazione

Cast & Crew

Our Review

Lincoln, Il ponte delle spie, The Post: sono gli ultimi lavori di Steven Spielberg dove si è impegnato a raccontare alcuni momenti significativi della storia americana nei quali sono stati esaltati i valori fondanti dell’American way of life: l’eguaglianza la giustizia, la libertà.  American Sniper, Sully,  Ore 15,17 – attacco al treno sono gli ultimi lavori di Client Eastwood che sembra voler raggiungere gli stessi obiettivi ma da una diversa prospettiva. Se Spielberg punta a mostrare l’efficacia delle istituzioni portanti americane (in The Post, ovviamente la stampa e la sua libertà di espressione), Eastwood invece esalta il singolo uomo, colto nel suo eroico, civico dovere di salvare o proteggere gli altri. Com’è possibile, sembra domandarsi Eastwood (per spiegarlo a noi) che modeste persone riescano con successo (non nella finzione ma nella realtà) per un solo veloce, cruciale attimo della loro vita, a diventare degli eroi da prima pagina?  Perché, come nel caso di quest’ultimo film, i tre giovani non sono scappati o rifugiati sotto i tavoli come hanno fatto tutti ma hanno affrontato con decisione l’aggressore? La risposta è abbastanza chiara: si tratta di gesti che sono specchio di un’ottima preparazione professionale ma al contempo della volontà di essere utile agli altri, coltivata fin da ragazzi.

Eastwood non cessa di stupire: arrivato al traguardo degli 88 anni, ha voglia ancora di sperimentare, di percorrere strade nuove. Questa volta si è avventurato nel cinema verità: i tre protagonisti sono gli stessi giovani americani che hanno bloccato il terrorista e il film si conclude con la registrazione del discorso del presidente Hollande che li insignisce della Legion d’onore.

Come negli altri film citati, la prodezza dei tre si consuma in pochi minuti (ripresi anche questa volta con grande maestria) ma prima Eastwood si prende tutto il tempo a sviluppare gli antefatti di quel gesto, per farci comprendere come sia stato possibile compierlo con determinazione ma anche con sicurezza e con la giusta preparazione. Anche sotto questo aspetto ci troviamo di fronte a un esperimento: se i protagonisti non sono degli attori ma sono quelli veri, il regista ha voluto far risaltare la verità della storia proprio dalla ordinarietà delle loro vite e dalla banalità dei dialoghi di chi non ha una grande preparazione culturale. Eccoli quindi, da ragazzi un po’ discoli, venir spesso richiamati dal preside della scuola per ricevere una ramanzina, giocare a far la guerra con pistole giocattolo Poi da grandi concedersi, di nuovo tutti insieme un giro per le capitali d’Europa. E’ proprio in questa parte centrale del film, molto lunga, che l’esperimento del “cinema verità” mostra i suoi limiti. I tre che lanciano esclamazioni di meraviglia davanti al Colosseo, prendono un gelato a Venezia sottolineando quanto è buono e davanti ai cavalli di San Marco uno di loro osserva che per la fame se ne mangerebbe uno, segna il limite fra l’esigenza di ricostruire fin troppo rigorosamente quello che tre ragazzotti della provincia americana possono aver veramente detto e le minime esigenze di spettacolo che uno spettatore si può aspettare. Siamo abituati dal nostro, vincitore di due premi Oscar, a un ritmo e a un’economia delle sequenze impeccabile e suona troppo strano questo eccesso di momenti di ordinaria banalità.

Occorre aggiungere che la stessa esigenza di verità viene falsata proprio per un certo, comprensibile pudore con il quale i tre hanno ricostruito la loro storia. Quando passano una serata  ad Amsterdam in una sala da ballo, quando si incontrano con delle ragazze, probabile preludio di un’intesa, si sono divertiti? Si stanno innamorando? Non ci è dato saperlo : Clint ha sempre trascurato le relazioni amorose. Che cosa accomuna veramente i tre giovani, oltre alla passione per le armi? Gli aspetti psicologici non vengono approfonditi.

Emerge chiaramente, anche in questo film l’americano ideale per Clint Eastwood: come il Chris Kyle di American Sniper, Spencer va in chiesa e sa maneggiare le armi ma soprattutto vuole dedicare la sua vita ad aiutare gli altri. Per riuscirci si arruola nell’esercito; dotato di buona volontà ma non adatto agli studi, finisce per fallire i suoi obiettivi principali, accettando infine di specializzarsi nel soccorso dei feriti. Ma sarà proprio la sua preparazione che gli consentirà, prima di bloccare il terrorista e poi di evitare che un passeggero ferito muoia dissanguato perché lui sapeva esattamente cosa c’era da fare in quelle circostanze

E’ troppo ipotizzare che Clint abbia voluto rappresentarsi l’azione della Provvidenza ma in effetti il fatto che alla fine dell’avventura, Spencer senta la necessità di pregare come quando era piccolo: “O Signore, fa' di me uno strumento della tua Pace: Dove è odio, fa' ch'io porti l'Amore. Dove è offesa, ch'io porti il Perdono. Dove è discordia, ch'io porti l'Unione. …. Poiché Dando, si riceve; Perdonando, si è perdonati; Morendo, si resuscita a Vita Eterna”, è sempre un bel modo per finire il film

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale The 15:17 to Paris
Paese USA
Etichetta
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