Noi credevamo
Domenico, Salvatore e Angelo, tre ragazzi del Sud Italia testimoni della feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828, decidono di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Le loro esistenze, sospese tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche, si svolgeranno sullo sfondo della più sconosciuta storia dell'Unità d'Italia e verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari
Un grandioso affresco del Risorgimento italiano, fra i più completi realizzati finora. Peccato che prevale il volto più rivoluzionario e terrorista di quel periodo
Carlo degli Espositi
Conchita Airoldi,
Giorgio Matgiulo per Palomar
Valori Educativi
Prevale il volto rivoluzionario e terrorista del Risiorgimento, di chi cerca di organizzare attentati a re e a capi di governo
Pubblico
14+Una rapida, non giustificata scena di nudo
Giudizio Artistico
ll lavoro di Martone è elegante, ben confezionato, intelligente, persino coraggioso
Cast & Crew
Produzione
Carlo degli Espositi
Conchita Airoldi,
Giorgio Matgiulo per Palomar
Les Films d'ICI con Rai Cinema e Rai Fiction
Regia
Mario Martone
Our Review
Dopo le quasi quattro ore di proiezione di “Noi credevamo” di Mario Martone si prova la stessa sensazione: la sensazione di aver assistito all’ennesima ripetizione di una esplicita, accorata delusione. Eppure il lavoro di Martone è elegante, ben confezionato, intelligente, persino coraggioso. Nel romanzo omonimo di Anna Banti al quale Martone si è ispirato molto liberamente in “Noi credevamo”, il regista napoletano individua l’essenza di una storia che ruota attorno alla dicotomia conquista sabauda/rivoluzione mancata. Il film storico, per sua natura, è sì un’operazione messa in piedi per far rivivere il tempo passato, ma è sempre, immancabilmente, uno sguardo sul presente.
Dove si annidano i vizi dell’oggi? Nel passato, nell’atto stesso della fondazione nazionale. Quindi se la nazione è nata su basi sbagliate, il resto del tempo è servito solo ad aggiungere errori ad errori, accumulare vizi senza guadagnare virtù.
Il film di Martone, per sin troppo esplicita somiglianza, richiama alla memoria un prodotto che qualche anno fa ebbe grandissimo successo: La meglio gioventù (2003) di Marco Tullio Giordana. Noi credevano è la premessa, La meglio gioventù la conclusione sino ad oggi: resta solo il buco del fascismo.
A guardarci così come siamo, ci credevamo migliori. E in realtà potevamo (possiamo) essere migliori; ma forze superiori hanno tagliato le ali all’entusiasmo, hanno spento per sempre i sogni di una generazione (la “meglio gioventù” ottocentesca) dilaniata tra azione e disillusione, come Martone stesso ha ricordato. Tre giovani del Cilento interpretano l’irrefrenabile passione per l’Italia. Uno è un povero contadino, gli altri due nobili. Su questi ultimi il film sviluppa il racconto: uno prenderà la strada della concretezza (da repubblicano convinto si addomesticherà, come Francesco Crispi, al disegno monarchico sabaudo); l’altro estremizzerà le sue posizioni, sino ad arrivare al terrorismo.
Eppure il cinema italiano era stato tenuto a battesimo dalla rappresentazione del Risorgimento. Il primo film a soggetto è La presa di Roma di Filoteo Alberini del 1905. L’apoteosi delle baionette issate sulle canne dei fucili dei bersaglieri in corsa a Porta Pia, si conclude con il ritratto dei padri della Patria: il Re, Garibaldi, Cavour e Crispi. Mazzini, repubblicano, è irrappresentabile: meglio Crispi ormai sabaudo e primo ministro. Da subito l’occhio del regista si accomoda sull’attualità, pur narrando di storie passate. Così come accade a Mario Martone.
Autore: Glaudio Siniscalchi
Details of Movie
Titolo Originale | noi credevamo |
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Paese | italia |
Etichetta | Non classificato |
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