MARIA MONTESSORI – LA NOUVELLE FEMME
Una mamma francese si reca a Roma per incontrare Maria Montessori nella speranza che possa prendersi cura di sua figlia con disabilità mentale. Il film sembra far prevalere più le tematiche femministe che la novità rivoluzionaria del metodo Montessori
All’inizio del ‘900 una cortigiana francese e una dottoressa italiana, due madri, le cui vite si incrociano a Roma. La prima, Lili d’Alengy, si trova improvvisamente a dover gestire sua figlia Tina: l’aveva abbandonata da piccola a Parigi, dal fratello, a causa del suo ritardo mentale grave. Nel tentativo di trovare una nuova sistemazione, si reca nella Città Eterna ad incontrare la seconda donna, Maria Montessori, che con il suo collega Giuseppe Montesano gestisce una clinica per bambini idioti (così a inizio Novecento venivano chiamate le persone con ritardo mentale). Oltre che collega, Montesano è anche padre di Mario, figlio di Maria. Se la prima vede nella propria bambina un ostacolo alla scalata verso il riconoscimento nella società bene, la seconda si trova a dover decidere se rinunciare al lavoro (non retribuito, tra l’altro) rendendo pubblica la sua maternità o se rinunciare alla crescita e educazione del proprio figlio.
Valori Educativi
Lodevole l’impegno e la sensibilità di Maria Montessori nel prendersi cura dei piccoli “idioti”
Pubblico
10+Una scena sensuale, situazioni familiari irregolari
Giudizio Artistico
La sceneggiatura mostra alcune carenze nell’esplorazione dell’interiorità dei protagonisti. Brave Jasmine Trinca e Leïla Bekhti. Un plauso alla capacità della regista di aver fatto ben recitare la piccola Raffaelle Sonne-Ville-Caby
Cast & Crew
Jasmine Trinca
Leïla Bekhti
Regia
Léa Todorov
Our Review
Un film, quello della regista Léa Todorov, che intreccia il biopic alla finzione: da una parte, infatti, sono tutti reali i riferimenti alla vita di Maria Montessori (interpretata da Jasmine Trinca), la celebre pedagogista e una tra le prime donne italiane a laurearsi in Medicina, dall’altra non ha nessun riscontro storico Lili d’Alengy (nell’ottima interpretazione di Leila Bekhti) e della figlia Tina.
Una pellicola che presenta numerose luci e ombre che permettono di apprezzare il risultato finale, senza però poterne essere entusiasti.
La sceneggiatura, in primo luogo. Pur scegliendo di prendere un piccolo spaccato della vita di Maria Montessori (pochi anni sono affidati allo schermo, gli altri vengono riassunti in alcune scritte che precedono i titoli di coda), tuttavia non riesce a trasmettere fino in fondo lo spessore umano dell’educatrice. Sono numerosi i momenti in cui è possibile ammirarla all’opera in diverse fasi di quello che poi diventerà il metodo che da lei prende il nome (l’osservazione dei bambini, l’educazione all’autonomia, il rispetto dello sviluppo psicofisico, …), ma senza riuscire a rendere partecipe il pubblico della sua interiorità. Viene messo in evidenza quasi unicamente il suo desiderio di indipendenza e di riscatto sociale (per sé e per le donne del suo tempo). Il confronto tra Lili e Maria, tra l’altro, risulta essere quasi più impietoso nei confronti della protagonista: mentre la seconda, infatti, si mostra quasi monolitica nella sofferta decisione di preferire la sua carriera come donna alla maternità, la seconda cambia e trasforma la sua considerazione e il suo comportamento nei confronti della figlia colpita da disabilità.
Maria, purtroppo, risulta quasi ingombrante: sicuramente un’opera cinematografia sulla sua persona deve metterla in rilievo, ma gli altri personaggi vengono delineati solo superficialmente: dal “compagno” e collega Giuseppe Montesano (Raffaele Esposito) alle altre figure che ruotano attorno a lei.
Una scelta di regia molto interessante riesce a conferire al lungometraggio un tocco di realismo capace di emozionare: tutti gli attori che interpretano bambini e bambine con disabilità sono realmente tali. La loro presenza in scena rivela tanto le loro capacità quanto la bravura della regista nella direzione del comparto attoriale. Merita una menzione particolare, a riguardo, la piccola Raffaelle Sonne-Ville-Caby, nei panni di Tina: l’evoluzione del suo personaggio, infatti, riesce a mostrare al pubblico in modo lodevole i progressi che si riescono a ottenere attraverso il metodo pedagogico Montessori.
Le scelte di fotografia, di scenografia, di costumi e i movimenti di macchina conferiscono un tono quasi romantico a tutto il racconto, senza però riuscire a far vibrare troppo le corde dell’emotività dello spettatore.
I messaggi che la pellicola trasmette agli spettatori sono molteplici: l’amore incondizionato e la lotta per l’inclusione, per esempio, emergono in modo chiaro. La scelta del taglio narrativo spiccatamente femminista, invece, rende onore solo parzialmente alla grande figura di Maria Montessori.
Autore: Francesco Marini
Details of Movie
Paese | FRANCIA ITALIA |
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Tipologia | Film |
Tematiche (generale) | Biografico |
Titolo Originale | La Nouvelle Femme |
Tematiche-dettaglio | Cura dei bambini |
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