MANODOPERA
La storia di una povera famiglia di contadini italiani dell’inizio del ‘900 che supera ogni difficoltà (e guerra) raccontata con affetto dal nipote con un bel film d’animazione. Su PrimeVideo
Il regista di animazioni in stop-motion, Alain Ughetto, desidera tornare indietro nel tempo per ricostruire la storia della sua famiglia a partire dal 1900. Lo guida nonna Cesira che gli racconta i tempi nei quali suo nonno Luigi viveva in Piemonte ai piedi del Monviso, al confine con la Francia. Luigi era il secondo di undici figli, vivevano di quel poco che dava la terra che possedevano ma lui era soprattutto un lavoratore nomade e si spostava con tutta la famiglia dove era necessario, ora come manovale per il tunnel del Sempione, ora per la diga d’Izourt. Ma non mancarono anche le chiamate alle armi: per la Prima Guerra Mondiale, per la guerra in Libia, per la Seconda Guerra Mondiale e alcuni suoi fratelli non tornarono più. Intanto qualche figlio in più nasceva….
Valori Educativi
Gli affetti familiari sono la spina dorsale di una famiglia povera costretta a superare tante difficoltà, inclusi i pregiudizi nei confronti di chi è italiano. I componenti della famiglia coltivano una fede sbagliata (simboleggiata dal rivolgere il crocifisso contro il muro o verso la stanza in funzione degli eventi): un Dio che ha la sola funzione di porsi al loro servizio mentre manca loro una speranza provvidenziale ne vengono espressi gesti di solidarietà verso chi versa nelle loro stesse condizioni.
Pubblico
10+La scena di bambini venduti a cottimo per umili lavori può impressionare i più piccoli
Giudizio Artistico
Il regista Alain Ughetto centra l’obiettivo di raccontare la storia di suo nonno con il filtro della fantasia che regala una animazione stop-motion. Premio della giuria per il miglior lungometraggio al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy del 2022. Miglior film d’animazione al 2022 – European Film Awards
Cast & Crew
Regia
Alain Ughetto
Our Review
L’uso dell’animazione in stop motion genera in questo film l’effetto desiderato: rivedere storie di un mondo che non c’è più, non con crudo realismo ma attraverso il filtro di graziosi personaggi-simbolo, che rievocano l’affetto per le proprie radici familiari. Al contempo, se l’impiego di marionette non consente di sviluppare la psicologia dei protagonisti, favorisce invece il racconto di una storia vista dall’alto e che copre sinteticamente quasi un secolo. In poche, semplici, sequenze mute vediamo Luigi e Cesira che si incontrano, si innamorano e poi si sposano ma questa è l’unica parentesi intima della storia: tutto il resto è cronaca narrata in prima persona dal regista-nipote che ci mostra come la storia, la grande storia, sia “passata sopra” una famiglia di italiani, perché “l’operaio italiano è famoso per la sua adattabilità: non ha alcuna dignità personale e sopporta tutto”.
Le origini contadine della famiglia di Luigi sono definite subito. “La terra era tutto. Era la terra a darci da mangiare. Eravamo affamati di terra e facevamo sacrifici per comperare un pezzo di terra ma ce n’era poca”. A tavola, venivano tagliate in tanti pezzi le poche patate disponibili, per ognuno dei cinque figli.
“Cercare uccelli sugli alberi era l’unico modo per mangiare un po’ di carne”. E’ da poco che abbiamo visto una tavola di contadini molto simile con 9 figli intorno da sfamare: quella descritta dal film Vermiglio, ambientata negli anni ’50 ma in quel racconto si poneva l’accento sui limiti della formazione scolastica; in questo è più marcata la lotta per la sopravvivenza.
Il film enfatizza proprio l’atteggiamento di fondo di quella famiglia, degli italiani poveri di quel tempo: una sorta di calmo, rassegnato atteggiamento di chi non ha diritti propri ma è sempre dipendente da qualcun altro. Presentarsi a un ufficio di collocamento francese dimostrando che si è disposti a fare tutto; attendere che si apra un nuovo cantiere oppure ricevere la cartolina di precetto, una divisa e diventare carne da macello per una guerra di cui non se ne conosce il senso. In tempo di pace (incidenti sul posto di lavoro) oppure in guerra (il nemico, l’epidemia della spagnola) la morte era sempre dietro l’angolo. In questa prospettiva il parroco locale era l’autorità a loro più prossima ma viene visto con connotazioni negative, solo come colui che chiede da loro il meglio del raccolto e viene equiparato, negli anni seguenti, alla protervia dei fascisti.
Dietro la correttezza di una ricostruzione efficace e rigorosa, lo sviluppo tradisce un affetto, un’affinità: nonno Luigi aveva mani grandi, era molto bravo a usarle (“modellava molto bene la cera del formaggino”: ricorda Alain) ma anche il nipote ama soprattutto lavorare con le proprie mani, costruire le ambientazioni per le proprie marionette . Il tutto è sintetizzato da una scena finale, dove nonno Luigi, già a letto ammalato, consegna simbolicamente il proprio piccone al nipote
Valori 6
Gli affetti familiari sono la spina dorsale di una famiglia povera costretta a superare tante difficoltà, inclusi i pregiudizi nei confronti di chi è italiano. I componenti della famiglia coltivano una fede sbagliata (simboleggiata dal rivolgere il crocifisso contro il muro o verso la stanza in funzione degli eventi): un Dio che ha la sola funzione di porsi al loro servizio mentre manca loro una speranza provvidenziale ne vengono espressi gesti di solidarietà verso chi versa nelle loro stesse condizioni.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Etichetta | FamilyVerde |
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Paese | FRANCIA ITALIA Svizzera Portogallo |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | Interdit aux chiens et aux Italiens |
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