Lightyear – La vera storia di Buzz
Prequel di Toystory, racconta l’origine del personaggio di Buzz Lightyear. Due personaggi del racconto violano gravemente i diritti dei nascituri e dei bambini, in linea con l'ideologia LBGT. Su Disney+
Buzz Lightyear, space ranger molto abile, dopo un errore di valutazione non riesce a completare una missione e si trova costretto a vivere su un nuovo pianeta. Con i suoi colleghi deve riuscire a sviluppare una tecnologia capace di riportare tutti a casa. Un’invasione di robot alieni costringe il protagonista ad organizzare la resistenza con un gruppo di cadetti un po’ goffi e un po’ inesperti. L’avversario più duro da combattere, però, sarà il suo carattere spocchioso e autosufficiente.
Valori Educativi
Il film esprime normalità nel fatto che una coppia di donne possa “realizzare” (una delle due è incinta) un figlio senza un padre. Un comportamento che viola gravemente i diritti dei nascituri e dei bambini.
Pubblico
DiseducativoDiseducativo perché lascia che venga frainteso il valore di un figlio, che ha una sua dignità inviolabile, che va garantita fin nella sua generazione naturale e non può essere “costruito” con metodi artificiali
Giudizio Artistico
Ottima qualità della messa in scena 3D ma la sceneggiatura mostra uno sviluppo convenzionale con un eccesso di citazionismo
Cast & Crew
Regia
Angus MacLane
Our Review
Non può passare inosservata, dal punto di vista mediatico, l’operazione realizzata dalla Disney con la produzione e distribuzione di questo film. Ci si trova, infatti, a vedere un lungometraggio postumo, che ha il compito di raccontare la storia di un personaggio di finzione, divenuto giocattolo co-protagonista di una saga cinematografica iniziata nel 1995. Così, le scritte che compaiono dopo i titoli di testa, creano proprio questo contesto: “Nel 1995, un bambino di nome Andy ricevette un Buzz Lightyear giocattolo per il suo compleanno. L’eroe del suo film preferito. Il film è questo”.
Purtroppo, però, fatta eccezione per la qualità grafica, il lungometraggio non si rivela all’altezza dei precedenti episodi realizzati dalla Pixar.
La casa di produzione americana si conferma ineccepibile per quel che riguarda la tecnica d’animazione. I 105 minuti sono una vera gioia per gli occhi. I personaggi, i paesaggi, le astronavi, i robot… la cura per i dettagli che i disegnatori hanno messo confermano che Pixar è ormai sinonimo di garanzia. Anche questo 26° lungometraggio riesce a mettere in bella mostra l’abilità dei tanti artisti che nei diversi ambiti di competenza hanno inventato e portato sullo schermo una nuova storia.
Lo stesso entusiasmo, però, non si può mostrare per la sceneggiatura. Inserendosi a pieno titolo nel genere della fantascienza, fa abbondante uso degli elementi caratteristici del genere unitamente alle citazioni di film cult: da 2001 Odissea nello spazio a Gravity, da Star Wars a Star Trek, da Mad Max: Fury Road a The Martian. Sono stati recepiti anche i viaggi nel tempo possibili (in linea teorica) per la teoria della relatività: ogni prova fatta da Buzz fuori dall’atmosfera per lui ha la durata di pochi minuti, per le persone che rimangono sul pianeta passano invece anni.
Non che si tratti di un film noioso: i siparietti, i momenti di comicità, così come scene capaci di emozionare e commuovere arricchiscono la storia. In particolare, l’improbabile squadra di Space Rangers e il gattino robot Sox regalano scene in cui è impossibile non ridere.
Anche con questo, però, i riferimenti e le citazioni delle opere cinematografiche maggiori invece di conferire pregio alla pellicola a volte vanno a scapito della sua originalità.
Il lungometraggio, poi, fin dall’uscita ha fatto molto discutere. Doveva essere il primo film Disney con un bacio tra due donne. Anche se quella scena non è stata inserita, è rimasta la storia d’amore di Alisha, la migliore amica di Buzz sulla terra. Anche lei Space Ranger, ad un certo punto si sposa con la sua compagna, attraverso la fecondazione assistita ha una figlia. Figlia che sarà tra i cadetti guidati dal protagonista contro l’imperatore Zurg. La Walt Disney Company, abbracciando le spinte culturali woke, non solo ha dichiarato la sua adesione a questa nuova visione antropologica, ma se ne fa anche promotrice. I motivi di discussione all’uscita di nuove pellicole in futuro, allora, sono destinati a crescere sempre più.
Nel complesso, infine, il film si fa promotore anche di valori importanti.
Il protagonista impara il gioco di squadra. Abituato a fare tutto da sé e incapace di valorizzare gli altri, le situazioni che si trova a vivere lo mettono nelle condizioni di scendere dal suo piedistallo per conoscere coloro che ha accanto, collaborarvi e quindi raggiungere insieme obiettivi rilevanti.
Anche l’amicizia ha un suo spazio. Vissuta non per necessità, ma all’insegna della gratuità: lo scambio e la condivisione di momenti significativi della propria vita, la nostalgia che a causa della distanza non permette di vivere fino in fondo questa relazione, la pazienza di attendere e sperare in tempi di attesa lunghi.
Insomma, una bella confezione con qualche valore e qualche buon sentimento: non sufficienti, però, a realizzare un film che faccia venire voglia di essere rivisto più volte.
Autore: Francesco Marini
Details of Movie
Etichetta | Non classificato |
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Paese | USA |
Tematiche-dettaglio | Fecondazione eterologa |
Titolo Originale | Lightyear |
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