KODA Fratello Orso

Verso la fine dell’era glaciale tre fratelli Inuit si scontrano con un enorme orso; nello scontro perde la vita Sitka, il maggiore dei tre. Kenai, il più giovane, dà la caccia all’orso per vendicarsi, ma quando lo uccide, viene magicamente trasformato proprio in un esemplare dell’odiato animale. Braccato da Denhai, il fratello rimasto, Kenai deve raggiungere le montagne e lo fa in compagnia di Koda, un cucciolo di grizzly, che gli insegnerà il significato della fratellanza.

Valori Educativi



Pubblico

Tutti

Giudizio Artistico



-

Cast & Crew

Produzione

Walt Disney

Produzione

Sceneggiatura

Lorne Cameron

Sceneggiatura

David Hoselton

Sceneggiatura

Steve Bencich

Sceneggiatura

Our Review

Si tratta probabilmente tra gli ultimi film animati Disney realizzati con la tecnica tradizionale, ormai soppiantata dall’animazione in 3D che ha fatto la fortuna della Pixar e regalato a noi spettatori film belli e profondi come Toy Story, Monsters & Co. eAlla ricerca di Nemo (che ha battuto Koda all’Oscar nella categoria film d’animazione).

Arricchito come di consueto da un nutrito buquet di canzoni (composte da Phil Collins), spesso invadenti nell’enunciare in modo fin troppo didascalico il tema della storia, il film ha una linea narrativa piuttosto essenziale, prevedibile e un po’ a senso unico nel promuovere il suo messaggio.

Se è da apprezzare il ritorno della Disney ad una semplicità che viene incontro ai gusti degli spettatori più giovani, è il tema di fondo a lasciare un po’ perplessi gli adulti, che tra l’altro si trovano di fronte ad una pellicola che, a differenza del già citato Nemo, ha un linguaggio e un ritmo tali da renderla poco appetibile al pubblico adulto.

Nutrita da forti elementi New Age, solo in parte riportabili al patrimonio culturale delle popolazioni Inuit, alle cui leggende la storia si ispira, la storia di Kenai, che diventa Orso per imparare a guardare il mondo con occhi diversi e superare il suo desiderio di vendetta, ha una linea narrativa più evidente che in fondo è del tutto condivisibile (la condanna della vendetta, il richiamo all’amore come forza che unisce tutte le cose).

Tuttavia se si va più a fondo, un lavoro che difficilmente i bambini possono fare da soli, quella che viene presentata è una visione del mondo che tende a cancellare la differenza tra umano e animale a tutto vantaggio di quest’ultimo.

La fratellanza che canzoni e dialoghi strombazzano, infatti, è un concetto ambiguo, molto vicino ad una sorta di irenismo aproblematico, che smussa i punti di conflitto (la processione di animali di varie specie verso la montagna, forse ispirata ad una simile scena de L’era glaciale, può anche sembrare una rilettura del Paradiso terrestre in cui manca però l’uomo) e idealizza il mondo animale come modello di tolleranza e ripudio della violenza.

Peccato che ciò costringa a forzature non sempre convincenti (sarà un caso che gli unici animali privi di resa antropomorfica siano i poveri salmoni, destinati ad essere il pasto dell’utopica comunità dei plantigradi?) e sopratutto porti nel finale ad un climax quanto meno discutibile.

La trasformazione in bestia è uno stratagemma narrativo assolutamente legittimo e presente in tanta parte anche della cultura occidentale, già usato in cartoni Diney d’annata (come La spada nella roccia) e utile ad esprimere in forma sintetica un insegnamento e un’educazione però assolutamente umani.

L’esito dell’avventura di Kenai è invece molto diverso: dopo aver riconquistato la sua forma umana il ragazzo decide di tornare orso per restare con il piccolo Koda, perché il cucciolo ha bisogno di lui (ma non si vede perché, visto che ha tanti simpaticissimi orsi pronti ad accudirlo e vezzeggiarlo?!).

Certo, il finale adombra una sorta di doppia appartenenza (Kenai orso mette la sua impronta sulla parete che raccoglie le tracce degli adulti della sua tribù), umana e animale, ma questa sintesi pacificatrice, benedetta dallo spirito del fratello morto, lascia con l’amaro in bocca.

Nel film, che comunque i bambini apprezzeranno per la presenza dei sempre riusciti sketch a cui danno vita i personaggi secondari (in questo caso due alci tonte e pasticcione) è il mondo animale il vero regno della pace e della fratellanza; il mondo degli spiriti, da parte sua, è fatto di un’ indifferenziata unità di forze naturali, uno scorrere di forme fisiche e spirituali che ha il suo corrispettivo nella scelta di Kenai. Grande assente, se non in qualche timido suggerimento iniziale e nella ripresa finale, è la comunità umana, che si finisce forse per relegare al livello di mondo di seconda classe.

Un ragazzo che per diventare uomo deve diventare orso? Una volta gli autori Disney sapevano proporre qualcosa di più, basti pensare al recentissimo Lilo e Stitch; per ora, appare decisamente più convincente e condivisibile il percorso educativo dei pesci pagliaccio della Pixar, che, dando vita ad una metafora narrativa perfettamente adeguata e non senza rinunciare a lanciare qualche acuta frecciata al mondo umano, sanno essere più divertenti e profondi di questi ispiratissimi indiani.

 

(Per gentile concessione di Edizioni ARES)

Autore: Luisa Cotta Ramosino

Details of Movie

Titolo Originale Brother bear
Paese USA
Etichetta
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